Mafia in Sicilia, il figlio del Maresciallo Lombardo: “Riaprite l’inchiesta sulla morte di mio padre. Fu lui a far arrestare Riina”

StrettoWeb

Sicilia, il figlio del Maresciallo dei Carabinieri del Ros chiede risposte certe sulla morte del padre: “L’arresto di Riina era dovuto solo a mio padre”

“#Riaprite il caso Lombardo”. Una frase secca, con tanto di hashtag, stampata su un cartello tenuto tra le mani. Non si rassegna Fabio Lombardo, il figlio del maresciallo dei Carabinieri del Ros Antonino Lombardo, morto suicida il 4 marzo 1995, ma in circostanze mai chiarite, nella caserma Bonsignore di Palermo. Vuole avere risposte sulla morte del padre, ecco perché si rivolge “a tutte le istituzioni” per chiedere la riapertura delle indagini sulla misteriosa morte del padre. “Non avrò pace fino a quando il suo corpo non riposerà accanto a quelli di Falcone e di Borsellino”, dice con un filo di voce. Per questo motivo chiederà la riesumazione del cadavere del sottufficiale morto per un colpo di pistola alla testa. “Mio padre era uno dei migliori investigatori d’italia, eppure è morto infangato e mai difeso da nessuno”, si sfoga con l’Adnkronos. E ricorda che pochi giorni prima della sua morte il padre aveva chiamato Agnese Borsellino per annunciarle “che da lì a poco le avrebbe dato i nomi chi ha voluto la morte del marito”.

Sulla morte di Lombardo, nel 2015, la Dda di Palermo aveva riaperto l’inchiesta dopo che il figlio si era recato in Procura per consegnare dei documenti importanti

Sono stato ascoltato dai pm Teresi Del Bene, Tartaglia e Di Matteo – dice – gli stessi del processo Trattativa, ma quell’inchiesta non approdò mai a niente…“. Nell’inchiesta la Procura ha provato a fare luce sugli argomenti che il boss Tano Badalementi, che all’epoca era detenuto negli Stati Uniti, aveva affrontato proprio con il maresciallo Lombardo. Argomenti scottanti. Tra questi anche una lettera, ricevuta da un collega di Lombardo che avrebbe raccolto le ultime confidenze del padre. A lui Lombardo avrebbe rivelato dell’esistenza di una lettera inviata da Badalamenti ”pervenuta tramite il suo avvocato italiano, nella quale metteva in guardia su alcuni superiori, dicendo che per motivi politici sono legati a strani personaggi”. Ma c’è anche dell’altro. Badalamenti era disposto a proseguire i colloqui, scrivendo che se si fosse stati attenti ”potrebbero venir fuori informazioni molto importanti, tra cui novità sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro”. “Ma tutto è finito su un binario morto”, spiega ancora Fabio Lombardo. Il figlio del maresciallo del Ros non vuole desistere e chiede aiuto alle istituzioni. Vuole essere ascoltato Commissione nazionale antimafia. “Potrei raccontare molte cose mai emerse finora…”, spiega sibillino. Dopo l’intervista rilasciata prima di Pasqua all’Adnkronos, Fabio Lombardo è stato contattato dal senatore Pietro Grasso, che fa parte della Commissione antimafia.

“Grasso ha parlato con Morra, spero di essere ascoltato presto”

“Il senatore Pietro Grasso mi ha detto che aveva parlato con il presidente dell’Antimafia Morra per farmi convocare e recuperare tutti gli atti delle diverse procure che mi hanno sentito per vedere cosa fare – racconta Fabio Lombardo – Io gli risposi che mi aveva sentito anche lui e mi ha chiesto cosa è stato fatto da allora. Poi mi ha anche chiesto come mai nel 1995 non era stata fatta l’autopsia sul cadavere di mio padre. Vorrei saperlo anche io“. E racconta del mistero del proiettile mai trovato e di una foto che non corrisponde a quello usato per la morte del maresciallo Lombardo. “Rivolgo il mio appello a chiunque – dice Fabio – perché non so più a chi rivolgermi. Ho provato in passato a raccontare la mia vicenda, chiamando anche trasmissioni tv di grido, ma nessuno mai si è fatto vivo. Tutti scappano. All’inizio sembrano tutti molto interessati ma poi tutti mi volgono le spalle. Non ho mai avuto risposte”. Ha incontrato anche Fiammetta Borsellino, figlia minore del giudice Paolo Borsellino, che da anni chiede giustizia per conoscere la verità sulla morte del padre e dei 5 agenti della scorta. “Raccontai anche a Fiammetta – racconta – che mio padre, un giorno prima di morire, chiamò sua mamma per dirle che le avrebbe servito un piatto d’argento i nomi dei responsabili della strage di via D’Amelio”.

“L’arresto di Riina era dovuto solo a mio padre”

Non solo. Sottolinea con forza che l’arresto di Totò Riina, avvenuto il 15 gennaio 1993, era dovuto “solo a mio padre e non ai vertici“. E spiega che la notte della morte del maresciallo “si sono fregati tutti i documenti di mio padre“. “C’era anche una cosa singolare – dice – una lettera inviata da Tano Badalementi in cui avvisava mio padre di stare atteno ad alcuni ufficiali vicini ad alcuni politici siciliani infilati nella nuova tangentopoli siciliana. Lì abbiamo capito perché mio padre andava eliminato”. “Agnese Borsellino mi disse: ‘Tuo padre ha mantenuto la promessa catturando Riina ma mi telefonò felicissimo prima di morire”, racconta ancora. Fabio Lombardo aspetta di essere ascoltato dalla Commissione antimafia. “Aspetto solo di mostrare questo foglio“, dice. Parla anche della richiesta dell’ex deputato Fabrizio Cicchitto di aprire una Commissione parlamentare d’inchiesta sul depistaggio sulla strage di Via D’Amelio. “Come ho già detto a Fiammetta, a differenza sua io non ho mai mollato, loro hanno avuto troppi anni di silenzio. E sarà difficile, quasi impossibile, che venga fuori la verità, che è dentro un palazzo troppo ermetico. La verità di suo padre la conoscono i suoi colleghi. E’ inutile che fanno le passerelle, loro lo sanno perché è morto, cioè per l’inchiesta su ‘Mafia e appalti’. Ma nessun vuole toccare questo argomento”. “Io non mi sono mai fermato, chiederò la riesumazione del cadavere di mio padre, perché è una cosa assurda che non sia mai stata fatta l’autopsia”. “Hanno riesumato persino il cadavere di Salvatore Giuliano e fatto l’autopsia a Totò Riina. Di che parliamo?…”. “All’epoca dissero che non hanno fatto l’autopsia per un ‘gesto di umanità’, ma per favore. Siamo seri“.

(AdnKronos)

Condividi