“La santa delle rose e delle spine”: il film della giovane regista reggina Emanuela Muzzupappa

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Centro Sperimentale di Cinematografia e Calabria Film Commission insieme per il film della giovane regista calabrese Emanuela Muzzupappa dal titolo “La santa delle rose delle spine”

Una giovane regista reggina, con all’attivo già importanti esperienze cinematografiche, ha uno sguardo inedito, che unisce la visione del territorio e il racconto che diventa mito: si intitola “La santa delle rose e delle spine” il cortometraggio che Emanuela Muzzupappa sta finendo di girare in questi giorni nella Locride, tra Roccella Jonica, le sue spiagge, le sue vie, il santuario della Madonna delle Grazie, e Gioiosa Jonica.

Il film di diploma è una produzione del Centro Sperimentale di Cinematografia – Scuola Nazionale di Cinema, ente guidato dalla Presidente Marta Donzelli e dal Preside della Scuola Adriano De Santis, Scuola di cui Emanuela è allieva diplomanda assieme a Carmen Bagalà nel corso di Produzione, organizzatrice del progetto, nonché originaria di Roccella Jonica. Il film di diploma è in collaborazione con la Calabria Film Commission, guidata dal Commissario straordinario Anton Giulio Grande: “la collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia – evidenzia il Commissario straordinario – è un segno tangibile dell’attenzione della Fondazione alla parte della filiera d’eccellenza della formazione del cinema italiano. Un’attenzione anche per i giovani talenti, anche di Calabria, che vogliamo continuare a perseguire”.

Il progetto si avvale anche del patrocinio del Comune di Roccella Jonica grazie alla collaborazione del sindaco Zito e del sindaco Fuda di Gioiosa Jonica. Un ringraziamento per le riprese della processione va anche al comitato della festa della Madonna delle Grazie e al parroco Padre Francesco Carlino.

Il cortometraggio – scritto da Emanuela Muzzupappa insieme a Simone Ruggieri – è un ritorno nella terra della regista che, ancora una volta – dopo il successo di “Accamòra”, realizzato nel 2019 e presentato alla Settimana della Critica della 77a Mostra del Cinema di Venezia – sceglie di ambientare un’opera in Calabria, nel reggino in particolare, narrando storie che rimandano al mito e all’universalità di temi, di sentimenti, timori e speranze, in un territorio che del mito è fonte.

La santa delle rose e delle spine” è la storia di Pinuccia, una bambina che, per il paese nel quale vive, è “la miracolata”, essendosi risvegliata dal coma grazie a una promessa che la madre ha fatto a Santa Rita. Per questa promessa, Pinuccia dovrà indossare l’abito della Santa che l’ha salvata. Così, per i suoi compaesani inizia ad essere lei stessa una santa, cui chiedere benedizioni. E la bambina si innamora di questa vita, credendo di essere davvero una santa, che può compiere miracoli. Ma inizierà anche a provare dentro di sé la paura di deludere gli altri, finchè un evento la porterà ad affrontare la sua più grande paura, quella di essere solo una bambina come le altre, e a comprendere i suoi limiti, per accedere a quel vero miracolo che ha sempre cercato.

Le aspettative che gli altri hanno su di noi, i dilemmi della crescita, con la voglia di dimostrarsi adulti, ma anche con “l’inesorabile scoperta di non avere ancora i mezzi per definirsi tale”. Dunque, aggiunge la regista, “questa non è solo la storia di una bambina, è anche la storia di una santità moderna”. Un racconto “alla scoperta del viaggio che intraprende Pinuccia, come il racconto di una favola o di un mito, senza fate madrine o lupi cattivi”. Un mito che rivive, appunto, nella terra del mito: territorio che diviene non sfondo, ma protagonista del racconto, fonte di narrazione e di linguaggio cinematografico.

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