L’ingegner Terrone fa causa all’Accademia della Crusca: il suo cognome non è solo dispregiativo, va cambiata la definizione

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L’ingegner Francesco Terrone fa causa all’Accademia della Crusca: il termine relativo al suo cognome non ha solo una valenza negativa

Spesso i cognomi possono essere fonti di burle e prese in giro, in particolar modo se poi, è proprio la parola che costituisce il cognome ad essere un ‘insulto’. Evidentemente stanco dei preconcetti attribuiti al suo cognome, l’ingegner Francesco Terrone ha dunque deciso di far causa all’Accademia della Crusca. Il 59enne, nativo di Mercato San Severino, provincia di Salerno, ha citato in giudizio l’Accademia fiorentina poichè, a suo dire, la definizione di ‘Terrone’ sarebbe incompleta, in quanto sottolineerebbe soltanto l’accezione negativa della parola.

Il motivo della causa è duplice – spiega l’avvocato dell’ingegnere, Antonio Cammarota – Da un lato, il mio assistito ha sentito l’esigenza di far riconoscere alla massima autorità in campo linguistico del Paese che ‘Terrone’ non è solo un aggettivo, ma anche un nome proprio che ha dato origine a una stirpe da cui lui discende. Dall’altro – continua il legale – ha avvertito la necessità di far riconoscere alcune qualità positive legate al termine, che nell’articolo dell’Accademia vengono sottovalutate: terrone significa legato al latifondo e alla terra, è un termine profondamente connesso alla nobile idea del lavoro“.

L’Accademia della Crusca definisce il termine ‘terrone‘ come: “vocabolo registrato per la prima volta da Bruno Migliorini nel 1950. Così gli italiani del settentrione chiamano gli abitanti delle regioni meridionali. La voce nasce nei grandi centri urbani dell’Italia settentrionale con valore di contadino (come villano, burino e cafone) ed è usata, in senso spregiativo o scherzoso, per indicare gli abitanti del Meridione in quanto il Sud era una regione caratterizzata da un’agricoltura arretrata, Oggi la parola terrone sta avendo una ‘rivalutazione’ in senso positivo (…) L’uso odierno sta ulteriormente estendendosi così da essere utilizzato nei confronti di qualsiasi individuo proveniente da sud in genere (es. un toscano in relazione a un piemontese), ricordandoci che il posto di ciascuno nel mondo è relativo e, parafrasando Luciano De Crescenzo in Così parlò Bellavista, che in fondo siamo tutti un po’ terroni“.

Il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, è intervenuto sulla vicenda dichiarando: “si tratta della risposta a una domanda pubblicata nel 2017. Già dalle prime cinque righe si trova la condanna dell’uso discriminatorio che di questo termine è stato fatto nei confronti del meridione. Poi segue la storia accurata della sua etimologia, con riferimento anche ai cognomi medievali. È assurdo voler far pagare alla Crusca la colpa dell’uso discriminatorio di un termine impiegato nella storia d’Italia quando, anzi, la nostra Accademia ha segnalato questo difetto, lo ha contestato: non si può cancellare la storia perché fa piacere a qualcuno. Riteniamo che la voce sia ben fatta e nient’affatto parziale o incompleta“.

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