Messina: le precisazioni del Policlinico sul bimbo reggino ricoverato in attesa di trasferimento per le cure

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La nota diffusa dal Policlinico “G. Martino” di Messina riguardo la vicenda del piccolo Moise

“In seguito alle notizie diffuse circa la vicenda del piccolo Moise, rilanciate anche da alcune agenzie di stampa nazionali, si ritiene utile precisare alcuni termini dell’accaduto, che non emergono con chiarezza nelle parole del garante per l’Infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria riportate dagli organi di informazione”. Lo afferma in una nota il Policlinico “G. Martino” di Messina.

“Va premesso che il bambino è ricoverato presso il Policlinico “G. Martino” di Messina da quasi un anno, durante il quale è stato curato amorevolmente e trattato con massima attenzione. Sin dallo scorso mese di dicembre, una volta stabilizzatosi il quadro clinico, ne abbiamo raccomandato – attraverso una fitta interlocuzione con tutte le istituzioni e le figure giuridiche coinvolte nella vicenda – la domiciliarizzazione, ritenendo che potesse essere assistito a casa, con adeguati presidi medici. I tempi con i quali detti presidi sono stati consegnati dall’ASP di competenza alla famiglia affidataria, non sono certo dipesi dall’A.O.U. Policlinico di Messina.
Negli ultimi giorni, purtroppo, il quadro clinico ha subito un peggioramento, come ha potuto costatare lo stesso garante per l’Infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, nel corso di una sua visita presso la nostra struttura. Ciò è avvenuto proprio in coincidenza con lo sblocco dell’iter burocratico – nel quale, ribadiamo, l’A.O.U. non è coinvolta – che doveva portare al trasferimento del piccolo paziente.
Per questo motivo, nella giornata di ieri, abbiamo comunicato che il bambino non era nelle condizioni di essere trasferito e abbiamo raccomandato di attendere un eventuale miglioramento del quadro clinico, prima di riorganizzare il trasferimento. Purtroppo, allo stato attuale, le condizioni di salute del paziente non ci consentono di fare alcuna previsione.
I responsabili sanitari per primi, in sostanza, da oltre sei mesi ritengono utile per il paziente che venga dimesso e accudito a casa. Tutto questo, però, deve avvenire nel momento in cui le sue condizioni di salute rendono possibile tale trasferimento. Se così non fosse, agiremmo in violazione di qualsiasi principio etico e sanitario e mettendo ulteriormente a rischio il piccolo Moise”.

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