Mimmo Praticò e la sua battaglia al Covid: “Ringrazio i medici. Riaprire? A certe condizioni sì, tanti settori penalizzati”. E sulla Reggina: “Salvezza ma non solo…”

StrettoWeb

Mimmo Praticò ha contratto e battuto il Covid e racconta la sua battaglia ai microfoni di StrettoWeb. Ma si parla anche di attività commerciali in difficoltà e Reggina

Una battaglia lunga 20 giorni, combattuta a casa e grazie a “medici di grande professionalità“. Così Mimmo Praticò ha affrontato il male che da poco più di un anno ha sconvolto il mondo. L’imprenditore reggino ha contratto, e per fortuna battuto, il Covid-19. Due giorni fa il tampone è risultato negativo e adesso l’ex presidente del Coni e della Reggina può tornare a guardare al futuro con serenità. La redazione di StrettoWeb lo ha contattato telefonicamente per cogliere il suo stato d’animo e scambiare quattro chiacchiere con lui anche sul mondo del commercio e sulla squadra amaranto.

Che settimane sono state?

“I primi giorni sono stati difficili. Ho avuto tosse, febbre, anche un po’ di preoccupazione. Diciamo che l’infezione è stata abbastanza forte, ma i medici – di grande professionalità – sono partiti subito con le cure necessarie. Li ringrazio, sia loro che il mio medico curante. Ora io e mia moglie siamo risultati negativi e speriamo che inizi la discesa”.

Dal suo punto di vista, cosa si sente di dire a tutti coloro che, dopo un anno di restrizioni, paure e frustrazioni, stanno vivendo questo momento?

“Chi sta bene non deve trascurare nulla. Questo male lo definisco come un’ombra che abbiamo sempre dietro le spalle pronta a pugnalarci. E’ un momento in cui tutti noi dobbiamo pensare che può accadere a chiunque. Bisogna sì continuare a vivere e a lavorare, ma stando attenti nel contatto con gli altri”.

E i commerciati penalizzati?

“Ogni attività penso sia stata penalizzata. La chiusura di ristoranti, bar, uffici, ha prodotto conseguenze gravi e negative anche nel mio settore, quello dell’abbigliamento. Chi si reca al lavoro, ad esempio, si trova costretto a cambiare spesso look, quindi invogliato ad acquistare camicie, magliette, maglioni”.

Quindi lei è favorevole, da imprenditore, ad una riapertura in sicurezza?

“Penso che si debba riaprire e ripartire ma con le soluzioni più sicure. Da stamattina mi sto ponendo il problema legato ai ristoranti aperti a cena. Penso a chi magari si beve qualche bicchiere di vino in più la sera e poi anche dopo le 22 va incontro a qualche trasgressione, esce un po’ fuori dallo stile di vita che si dovrebbe mantenere in questo momento. Quindi dico sì ai ristoranti aperti anche a cena ma a patto che chiudano alle 22. Ovviamente questo è un mio personalissimo pensiero”.

E sul calcio e lo sport in generale, altro settore in cui lei ha operato, cosa si sente di dire? Lo stesso presidente Gallo qualche giorno fa si è espresso negativamente in tal senso.

“Il calcio è un altro settore che sta subendo grosse conseguenze finanziarie. Sulle difficoltà del sistema e delle società, tuttavia, penso che sia un problema già precedente al Covid, e parlavo di questo anche con qualche dirigente sportivo. Credo che Gravina, meritatamente riconfermato alla guida della FIGC, debba ora ripensare il sistema partendo soprattutto dal basso. Non esagero se dal basso intendo Prima Categoria. Si deve dare la possibilità di fare calcio solo a chi offre le giuste garanzie economiche. Niente assegni a scadenza, ad esempio, ma solo trasparenza e garanzie assolute sin da subito. Poi, su chi investe, mi lasci dire una cosa…”

Prego.

“Per mia esperienza, posso dire che la maggior parte dei dirigenti mettono le mani in tasca per far sì che i ragazzi possano avvicinarsi allo sport. E, proprio per questo, c’è una morìa di società che rischiano di non ripartire. Non è possibile che le amministrazioni non facciano nulla per far sì che vengano messe a disposizione palestre e impianti sportivi”.

Entriamo più specificatamente in ambito Reggina: Baroni e il mercato di gennaio hanno aiutato ad uscire dal momento di difficoltà.

“La società è stata brava ad invertire un trend sempre più negativo. I risultati ci stanno dando una mano. Seguo tutte le partite e confesso però che questo calcio di Serie B a me non piace. Si guarda solo al risultato e a questo punto l’obiettivo è ottenere il massimo. Non credo che ci saranno problemi riguardo alla salvezza, anzi penso che si possa strizzare l’occhio a qualcosina in più. E, in tal caso. ben vengano i playoff, è un terno a lotto in cui se la può giocare”.

I troppi proclami estivi hanno influito?

“Non entro in merito alle parole o agli atteggiamenti delle persone. Nella mia vita ho sempre ragionato partendo dal presupposto che per costruire un palazzo si debba iniziare dalle fondamenta. Purtroppo in questa città una parte di popolazione è stata abituata in un certo modo e quindi pensava che alcune parole potessero realizzarsi nei fatti. Ci poteva pure stare, ovvio, ma solitamente ogni palazzo è sempre stato costruito partendo dalle fondamenta. L’esempio non vale per le sole società di calcio, ma per tutti”.

Ricette giuste per non commettere gli stessi errori?

“Umiltà, impegno, spirito di gruppo, sacrificio, mettere da parte tutti quelli che si sentono arrivati. Esistono importanti esempi anche in Italia e un nome su tutti è l’Atalanta. In ogni settore ci vogliono persone di qualità, gente che vende fumo alla lunga produce fumo”.

Condividi