Mafia, maxi blitz ai Casamonica: 37 arresti tra Roma e Reggio Calabria, ecco i NOMI dei calabresi coinvolti. Sequestrati famosi ristoranti, discoteche e palestre della Capitale [FOTO e DETTAGLI]

  • Vincenzo Livieri/LaPresse
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Mafia, duro colpo ai Casamonica tra Roma e Reggio Calabria: i dettagli

Le indagini dei carabinieri che hanno portato agli arresti nel clan Casamonica hanno fatto emergere legami tra il gruppo e la ndrangheta. Le manette sono scattate anche per un calabrese di San Luca affiliato alla nota famiglia mafiosa degli Strangio, operante nella locride che rappresentava uno dei canali di rifornimento della cocaina per il clan. La droga veniva poi rivenduta nelle piazze di spaccio di cui i Casamonica avevano il controllo in particolare alla periferia sud est della città.

Una ‘associazione mafiosa autoctona’ strutturata su piu’ gruppi criminali, prevalentamente a connotazione familiare, dotati di una propria autonomia decisionale e dediti a vari reati tra cui spaccio di droga, usura ed estorsioni. E’ quanto accertato dagli inquirenti nel corso delle indagini sul ‘clan Casamonica’ che hanno portato all’arresto di 31 persone. “E’ un momento significativo dell’azione contro la criminalita’ organizzata sul territorio romano” ha sottolineato il procuratore aggiunto della Dda di Roma Michele Prestipino, durante una conferenza stampa. Le indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Frascati sotto la direzione della DDA di Roma, sono scattate nell’estate 2015 prima dei funerali show alla periferia di Roma di “Zio Vittorio”, componente della famiglia Casamonica.

Non avevano bisogno di usare la violenza, bastava il solo nome della famiglia Casamonicaper farsi rispettare. E’ quanto emerso nel corso delle indagini che hanno colpito il ‘clan Casamonica’ con 31 arresti. “Un gruppo molto forte anche per il marchio di origine particolarmente significativo sul territorio romano” ha sottolineato il procuratore aggiunto della DDA di Roma, Michele Prestipino. A quanto ricostruito, le vittime non denunciavano sia per timori di ritorsioni, ma anche perche’ pagare il ‘clan’ Casamonica rappresentava una sorta di ‘assicurazione a vita’. Tra le vittime di usura del gruppo anche uno dei figli di Franco Zeffirelli.

Ci sono due collaboratori di giustizia che hanno contribuito alle indagini della Dda di Roma che oggi ha portato all’arresto di 37 persone affiliate al Clan Casamonica. “La collaborazione – ha detto questa mattina durante la conferenza stampa di presentazione dell’operazione il Procuratore capo della Dda di Roma, Michele Prestipino – è un fatto molto importante e significativo. Mi preme sottolinearlo perché questo gruppo si lega soprattutto attraverso vincoli di famiglia, i più difficili da penetrare da un punto di vista investigativo”. Si tratta dell’ex compagna di un membro del Clan Casamonica, Massimiliano, e di un calabrese da tempo trapiantato a Roma che per il Clan curava il traffico di sostanze stupefacenti. Soprattutto le testimonianze della donna sono state fondamentali per le indagini. Meno di 40 anni, la donna – hanno spiegato i Carabinieri durante la conferenza stampa – era vista come un corpo estraneo dal nucleo familiare e questa cosa ha fatto sì che diventasse vittima dei comportamenti che solitamente la famiglia riservava agli altri. Riducendola di fatto a un ruolo di sottomissione e costringendola a vivere segregata in casa. Stanca di tutto questo, ha deciso di fuggire e collaborare con la giustizia. Secondo quanto riferito dai Carabinieri, “la donna è consapevole delle limitazioni alle quali si va incontro, ma il suo è un gesto da prendere da esempio”.

Ecco i nomi dei due calabresi coinvolti:

  1. Spataro Stefano – Nato a Rossano nel 1989
  2. Strangio Domenico – Nato a Locri nel 1994

Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati sotto la direzione della Dda di Roma, sono state avviate nell’estate del 2015, ancor prima dei funerali di ‘Zio Vittorio’, ed hanno permesso di documentare l’esistenza di un’associazione mafiosa autoctona strutturata su più gruppi criminali, prevalentemente a connotazione familiare, dotati di una propria autonomia decisionale, operativa ed economica e dediti a vari reati tra i quali lo spaccio di stupefacenti, l’usura, le estorsioni ed altro. Nel corso delle attività, che si sono basate anche su una ricostruzione storica dei procedimenti penali che negli anni hanno riguardato a vario titolo alcuni componenti del citato nucleo familiare, documentandone anche i legami nel tempo con altre organizzazioni criminali di stampo mafioso insediatesi nel territorio capitolino, è emerso come il “clan Casamonica” si avvalga tuttora di una forza numerica che, unita alla totale chiusura verso l’esterno, alla disponibilità di armi ed all’utilizzo di una lingua difficilmente decifrabile, conferisce forza al gruppo, permettendo ad ogni singolo appartenente di avere atteggiamenti di prevaricazione e minacciosi nei confronti dell’esterno, avvalendosi anche della forza intimidatrice oramai insita nel nome “Casamonica”.

Le indagini, che, per la prima volta, si sono avvalse anche delle dichiarazioni di un testimone e da un collaboratore di giustizia inseriti nel gruppo criminale, hanno documentato una grossa attività di spaccio nella zona sud-est della Capitale, con canali di approvvigionamento anche dalla Calabria, nonché numerosi episodi di estorsione ed usura in danno di commercianti ed imprenditori, del posto e non, che a loro si sono rivolti nel tempo per prestiti di somme di denaro, anche consistenti, stabilendo di fatto con i creditori un legame a vita. Si è accertato, infatti, che le persone offese, una volta ricevuto un prestito dai Casamonica, non riescono praticamente più a sottrarsi alle richieste di denaro da parte degli indagati, che continuano anche a distanza di anni e che, ad un certo punto, assumono innegabile matrice estorsiva in quanto sono oggettivamente prive di ogni giustificazione e si fondano esclusivamente sulla forza di intimidazione del gruppo, che spesso non ha neanche la necessità di far ricorso a minacce esplicite per ottenere la consegna di quanto indebitamente preteso. Tra le vittime anche personaggi noti del mondo dello spettacolo.

Le manette sono scattate anche per un calabrese di San Luca affiliato ad una nota famiglia mafiosa operante nella locride che rappresentava uno dei canali di rifornimento della cocaina per i Casamonica della zona di Porta Furba a Roma. Fra gli arrestati anche appartenenti ai cugini Spada, alcuni dei quali abitanti in vicolo di Porta Furba, tra cui anche il pugile, ex campione italiano, Domenico Spada, detto “Vulcano”. Contestualmente alle misure cautelari è in atto il sequestro di diversi beni, tra cui una palestra a Marino (Rm) riconducibile a “Vulcano”, un ristorante alle spalle del Pantheon, un centro estetico ed una discoteca a Testaccio, oltre a numerosi conti correnti ed autovetture nella disponibilità degli indagati. Nello stesso contesto si sta procedendo anche al sequestro di diversi alloggi popolari dislocati a Roma e provincia, attualmente occupati irregolarmente da alcuni degli indagati. E’ stato accertato come, da oltre 10 anni, uno di essi sia stato usurpato con violenza e minaccia armata al legittimo possessore, oggi ultrasettantenne, costretto a vivere per strada. Nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti e sequestrati vari conti correnti, circa 50.000 euro in contanti, 20 autovetture, decine di orologi di lusso e numerosi appunti manoscritti utili al proseguo delle indagini.

Sequestrati famosi locali del centro di Roma

Sequestrati anche locali nel centro di Roma nell’ambito della maxi operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Roma contro il ‘clan Casamonica’. Tra questi una discoteca a Testaccio e un ristorante in zona Pantheon. Ancora in corso il conteggio definitivo del valore dei beni interessati. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati 50 mila euro in contanti, conti correnti, 20 automobili, decine di orologi di lusso. E poi quattro case popolari, occupate abusivamente dopo essere state sottratte ai legittimi assegnatari come restituzione di debiti contratti con la famiglia. Sigilli anche alla palestra di Domenico Spada, detto Vulcano, pugile professionista finito in carcere nell’ambito dell’operazione, una villa in zona Porta Porta Furba, una casa nel quartiere Infernetto e un centro estetico in zona Tuscolana.

 

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