Reggio Calabria: una nuova fontana nella piazzetta dedicata al cantante Mino Reitano per rivalutare il contesto urbano

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Reggio Calabria: al centro di questa piazza, l’Amministrazione Comune del tempo aveva collocato una fontana

Piazza indipendenza, quanto per fare un paragone, oltre ad essere un importante nodo stradale, in passato è stata la piazza che si è caratterizzata come il salotto reggino. Una storica gelateria e un noto albergo, con annesso bar e tavola calda, ubicati nelle adiacenze, erano diventati punto d’incontro e di riferimento della Reggio bene. Al centro di questa piazza, intorno agli anni cinquanta, l’Amministrazione Comune del tempo, con l’obiettivo di dare decoro a questa area, aveva collocato una fontana, disegnata dall’architetto romano Mainardi, alta circa una decina di metri che richiamava il disegno di una piovra. E’ stata una fontana che in città aveva scatenato molteplici polemiche perché nessuno aveva capito il significato e il disegno di quella fontana al punto che l’Amministrazione Comunale, qualche anno dopo, è stata costretta a demolirla. Nello stesso punto è stata collocata un’altra fontana e quando questa ha esaurito la sua funzione perché oramai logorata dal tempo, il sito è stato impreziosito con un’aiuola. Poiché per realizzare quella fontana l’Amministrazione comunale protempore aveva fatto riferimento addirittura a maestranze romane, il poeta in vernacolo, Nicola Giunta dedicò dei versi che hanno contribuito ad alimentare l’insoddisfazione dei reggini verso un’opera che di artistico, possiamo dire, aveva ben poco. “E ghistu a Roma! – ha scritto Nicola Giunta – Pigghiastuvu cunsighhiu, ca va putiva fari puru Bbrighhiu”. Se facciamo un paragone tra questa fontana e quella realizzata nella piazzetta dedicata al cantante reggino prematuramente scomparso, Mino Reitano, si ha l’impressione che la storia si ripete. Infatti, questa fontana, non solo non ha nulla di artistico, ma esprime una sensazione di angoscia e di degrado anche perché, quando funziona, sembra funzioni a metà. Verrebbe da pensare che gli ugelli del lato monte non emettono zampilli perché il meccanismo di riciclaggio dell’acqua è guasto, quando, attraverso un’osservazione attenta, si nota che i giochi d’acqua sono stati concepiti proprio così. Non si può certamente dire che l’autore di questo progetto si sia sbizzarrito in creatività ed orientato la sua attenzione ad

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esaltare l’estro artistico quando la location, che è un importante nodo stradale ed è anche la porta d’ingresso al centro storico cittadino dal lato nord, potrebbe invece ospitare una fontana con esaltanti giochi d’acqua e di luci oppure vedere collocata una scultura, realizzata da artisti reggini, magari dedicata al fascino leggendario e misterioso della mitologia greca che caratterizza questo lembo di mare. Un progetto così concepito potrebbe diventare non solo un punto di riferimento per artisti e turisti ma anche un vanto per i reggini e un esaltante bigliettino da visita per la città. Invece, sembra che l’arte dell’arranciarsi, come capita spesso in città, anche in questo caso, abbia preso il sopravvento considerato che l’attuale fontana non sprigiona nessuna emozione. Le fontane, oltre a contenere ed esprimere un significato e un valore artistico, devono servire ad abbellire anche il contesto urbano. Sarebbe utile che l’Amministrazione Comunale rivedesse questo disegno e rivalutasse la piazzetta Mino Reitano e il contesto urbano circostante attraverso la realizzazione di una nuova fontana destinata a catturare l’attenzione dei cittadini e sprigionare sensazioni di ammirazione e armonia che poi sono quelle emozioni che una fontana artistica deve suscitare. Una nuova fontana, con un progetto orientato a dare valore alle forme, alle luci e ai giochi d’acqua, potrebbe sicuramente trasformare questo sito in un simbolo identitario della città. Altrimenti, la citazione di alcuni versi che il poeta reggino Nicola Giunta dedicò alla fontana di piazza indipendenza diventano un richiamo emblematico, rappresentativo e pertinente anche per questa fontana: “O riggitani, – scrisse Nicola Giunta – mi si rici chissa: v’ambriacastuvu d’acqua comu e fissa e facistuvu ‘na cosa strafalaria chi pari ch’è Giufà chi piscia allaria” (…) “Ma nci nd’è n’atra ancora ma sintiti:dissi Giufà; a facistuuu e vva’ tiniti! E ora resta nu dittu i stu pruriggiu: fissa cchiù fissa da funtana i Riggiu”.

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