Alluvione nel catanese, i geologi: “Ancora una volta, e ormai con cadenza settimanale, si procede alla stima dei danni, mettendo sempre più in evidenza quanto costi al Paese la mancata prevenzione”
“Il nubifragio che si è abbattuto sulla zona del catanese e siracusano ha evidenziato tutte le criticità di un territorio da troppo tempo trascurato e maltrattato”. Con queste parole Antonio Alba, consigliere nazionale dei geologi ha espresso la sua preoccupazione in seguito agli eventi metereologici avvenuti nella notte del 18 ottobre, che hanno visto ampie aree inondate dall’acqua sin dalle prime ore del mattino, con gravi disagi alla circolazione stradale a causa di interruzioni di diverse strade statali. “Le zone colpite, tra la parte terminale della provincia di Catania e quella di Siracusa (Lentini), nelle aree prospicienti al fiume Simeto – prosegue Alba – si sono rivelate inadeguate allo smaltimento delle acque di pioggia arrecando gravi danni alle attività commerciali, agricole e produttive e il livello dell’acqua esondata ha raggiunto in alcuni casi anche l’altezza di due metri e mezzo dal piano campagna. Ancora una volta, e ormai con cadenza settimanale, si procede alla stima dei danni, mettendo sempre più in evidenza quanto costi al Paese la mancata prevenzione” denuncia il geologo siciliano.
Il maltempo si abbatte sulla penisola dopo un periodo (settembre) che ha fatto segnare il 61 per cento in meno di precipitazioni rispetto alla media storica, con i terreni secchi che amplificano l’esposizione al rischio idrogeologico. “I cambiamenti climatici interessano un territorio già fragile – afferma Alba – tant’è che il 91,3 per cento dei comuni italiani è a rischio frane e alluvioni, secondo i dati dell’Ispra”.