Reggio Calabria, la preside del liceo Campanella: “alunna bendata? Inammissibile e da condannare”

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Reggio Calabria: le parole di Maria Rosaria Rao, Dirigente scolastico del Liceo “T. Campanella”

E’ un comportamento inaccettabile. Con tutta l’esasperazione che ci può essere per i sotterfugi che i ragazzi pongono in essere, non si può arrivare a questo. Condanno assolutamente un comportamento del genere, non è ammissibile. Ne va dell’autorevolezza del docente, della fiducia e di quel rapporto relazionale che fra il docente e l’alunno all’interno di una classe si deve instaurare. Non lo giustifico“. A dirlo all’AdnKronos è Maria Rosaria Rao, Dirigente scolastico del Liceo “T. Campanella” di Reggio Calabria, a proposito della studentessa di un liceo di Verona costretta a bendarsi durante l’interrogazione in Dad per il sospetto che stesse imbrogliando. “Certo – aggiunge la preside -, ci sono studenti che usano escamotage, ad esempio hanno più computer davanti, oppure un tablet durante l’interrogazione, a volte abbiamo addirittura il dubbio che i genitori, o comunque qualcuno, suggerisca. Ecco, queste situazioni in dad si verificano, ma giungere a far bendare un alunno no, non è accettabile. Come preside esprimo assoluta condanna“. Quanto ai modi per poter neutralizzare i “trucchi” degli studenti, la dirigente scolastica spiega: “Sarò sincera, è difficilissimo. Certo, il professore, quando si accorge che lo studente copia o legge da qualche parte, può diversificare, chiedere un approfondimento, un approccio più critico al tema posto, e questo lo si fa, ma per quanto mi riguarda ripongo semplicemente la mia fiducia nell’autorevolezza del docente. Quando il docente è bravo ed è autorevole, non autoritario, e l’autorevolezza deriva dalla conoscenza, allora ci si riesce“. Per il resto, sottolinea la preside, “noi abbiamo un patto di corresponsabilità che le famiglie sottoscrivono all’inizio dell’anno, e allora quando si pongono in essere determinati comportamenti, possiamo semplicemente ricorrere a quei provvedimenti disciplinari che abbiamo previsto e che i genitori conoscono. Nient’altro, altrimenti ci vorrebbero delle strumentazioni tecnologiche sofisticate per le quali la scuola non ha le capacità economiche“. Dunque, ribadisce la dirigente, “sta tutto nell’autorevolezza del docente e nel far comprendere che quello che facciamo è per il bene dei ragazzi, per la loro preparazione, e a volte questo è difficile farlo capire anche alle famiglie“. In ogni caso, conclude la preside, “parlo per la mia esperienza, gli studenti che ricorrono a questi sotterfugi sono una minoranza, uno o due, massimo tre per classe“.

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