“Il Sistema”, il libro intervista di Luca Palamara: “Quando ho toccato il cielo è stato deciso che dovevo andare all’inferno”

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L’ex magistrato Luca Palamara si racconta nel libro intervista “Il Sistema”, incalzato dalle domande del giornalista Alessandro Sallusti

Dalla giornata di ieri è in vendita nelle librerie “Il Sistema“, un libro-intervista in cui l’ex magistrato Luca Palamara si racconta, incalzato dalle domande del direttore responsabile de “Il Giornale” Alessandro Sallusti. Il titolo, “Il Sistema” appunto, fa riferimento proprio al sistema che ha pesantemente influenzato la politica italiana. Luca Palamara, che all’inizio della sua carriera ha anche intrapreso l’incarico di Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, nell’ottobre 2020 è stato radiato dall’ordine giudiziario in seguito a un’indagine sul suo ruolo di mediatore all’interno del sistema delle correnti della magistratura.

“Quando ho toccato il cielo, il Sistema ha deciso che dovevo andare all’inferno. Tutti quelli – colleghi magistrati, importanti leader politici e uomini delle istituzioni molti dei quali tuttora al loro posto – che hanno partecipato con me a tessere questa tela erano pienamente consapevoli di ciò che stava accadendo”, dice Palamara, che ha presentato appello contro la decisione di radiarlo dall’ordine giudiziario.

Come viene spiegato nel libro, ‘Il Sistema’ “è il potere della magistratura, che non può essere scalfito: tutti coloro che ci hanno provato vengono abbattuti a colpi di sentenze, o magari attraverso un abile cecchino che, alla vigilia di una nomina, fa uscire notizie o intercettazioni sulla vita privata o i legami pericolosi di un magistrato. Io non voglio portarmi segreti nella tomba, lo devo ai tanti magistrati che con queste storie nulla c’entrano”.

Chi è Luca Palamara

Per la prima volta nella storia della magistratura, nell’ottobre 2020, un ex membro del Csm viene radiato dall’ordine giudiziario. Palamara, una carriera brillante avviata con la presidenza dell’Associazione nazionale magistrati a 39 anni. A 45 anni viene eletto nel Consiglio superiore della magistratura e, alla guida della corrente di centro, Unità per la Costituzione, contribuisce a determinare le decisioni dell’organo di autogoverno dei giudici. A fine maggio 2019, accusato di rapporti indebiti con imprenditori e politici e di aver lavorato illecitamente per orientare incarichi e nomine, diventa l’emblema del malcostume giudiziario.

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