Reggio Calabria, domani il processo a Ciro Russo sul tentato omicidio a Maria Antonietta Rositani

StrettoWeb

Reggio Calabria, la lettera di Papà Carlo Rositani in vista dell’udienza di domani

Papà Carlo, padre di Maria Antonietta Rositani, ha inviato a StrettoWeb una lettera in cui ricorda il calvario che ha vissuto e vive tuttora la figlia dopo il tentato omicidio da parte di Ciro Russo. Domani, 17 maggio, continuerà anche il Processo di Maria Antonietta Rositani.

“Dopo 3 anni di lotte e di ospedale, di paura e di calvario, domani, 17 maggio, alle ore 11 in Corte D’appello a Reggio Calabria continua il Processo per un’altra udienza: sarà il procuratore generale a replicare. Poi la camera di consiglio.

Ai politici di oggi a chi ci governa
A questa Italia Cieca sorda e vile al richiamo di aiuto
A questa Italia che non ama gli italiani.

Son trascorsi tre anni due mesi e cinque giorni da quel 12 marzo del 2019, giorno dell’agguato a mia figlia Maria Antonietta. Quella mattina sulla via Frangipane a Reggio Calabria. Ricordo che la notte non ero riuscito a dormire non stavo bene e già all’alba di quel 12 marzo mi trovavo seduto accanto al tavolo del soggiorno. Verso le ore otto la stanza si riempi. Intorno a me gli affetti a me più cari, la mia famiglia, un segno di Dio. Dio voleva farci stare uniti: da li a poco l’agguato. Mio figlio Danilo si mise vicino alla finestra, Rosario e Maria Grazia seduti accanto a me e intorno a noi il silenzio. Quel silenzio rotto poi subito dopo dallo squillo del mio telefonino Valeria la mia dolce figlia Valeria che a singhiozzi mi urlava di avvisare Maria Antonietta che Ciro era scappato dagli arresti domiciliari da Ercolano.

Riagganciai subito il telefono e chiamai Maria Antonietta, l’avvisai dell’evasione e le disse di telefonare e informare subito le Forze dell’Ordine raccomandandole di mettersi al sicuro. Poche parole, la trovai agitatissima al telefono, Ciro l’aveva già tormentata umiliata con diverse telefonate fin dall’alba di quella mattina.

Subito dopo neanche il tempo di scambiarci tra di noi qualche parola che squillò il telefonino di Danilo, il suo volto diventò bianco e senza dire una parola lasciò la stanza e andò via di casa: senza darmi il solito bacio prima di uscire da casa. Da li a poco la mia casa fu piena di poliziotti che ci avvisarono dell’accaduto, ci presero e ci portarono per sicurezza tutti a casa di mia madre dove viveva Maria Antonietta. Li in quella casa che fu di mio padre, trovai mia madre seduta nel soggiorno, tra le sue belle mani il Rosario a pregare, da quel momento la nostra vita cambiò.

Faccio una premessa, il giorno prima Maria Antonietta mi telefonò dicendo di dover portare il piccolo William a una festa di un compagno di scuola e che la festicciuola sarebbe finita intorno alle dieci di sera. Aveva paura di ritornare a casa da sola, le dissi subito ti accompagna uno dei tuoi fratelli, stai tranquilla.

‘Sai papà – mi disse Maria Antonietta – se Ciro scappa da Ercolano mi uccide, ci ammazza’. Io le risposi ‘stai tranquilla, bella mia, Ciro è a Ercolano cinquecento chilometri da Reggio Calabria, ci avviseranno in tempo, la Polizia, se scappa abbiamo tutto il tempo per proteggerti e poi la polizia stai serena ti proteggerà. Ti proteggerò io. figlia mia’.

Non fù così purtroppo. Non è stato cosi, i Carabinieri di Ercolano dopo aver accolto la denuncia del Papà di Ciro dell’evasione nella notte del figlio alle ore otto e zero cinque nessuno ha informato Reggio Calabria. Per creare una società in cui non vi siano più abusi sulle donne, occorre prima educare il cuore della gente all’amore. Se si ama non si uccide. L’amore è figlio della Libertà e della pace. È indefinibile l’amore per chi ama veramente. L’amore è quel sentimento che noi avvertiamo è una spinta interiore della volontà a dare un dono e a volte a dare in dono noi stessi.

Quell’amore, quel donarsi quel sentirsi uomo, genitore, padre figlio di Dio all’interno della famiglia. Comprendere il motivo per cui la violenza sulle donne sia così difficile da combattere, significa analizzare anche l’aspetto giuridico e culturale. Se per anni il sistema legislativo è stato dalla parte degli uomini e il femminicidio, come una faccia dell’amore, “Ti uccido perchè ti amo” diventa facile capire l’arrendevolezza delle creature femminili davanti agli abusi.

Educare all’amore significa creare una società lontana dalla violenza sulle donne. Perché l’amore non è folle gelosia, non è pazzia non si nutre di rinunce e sofferenze, ma arriva per migliorarci. L’amore porta solo felicità. Non ti chiede di essere diversa, ma si alimenta e cresce attraverso le tue passioni. Chi ti ama, non ti costringerebbe mai alla prigionia ne a fare di te una schiava donna di casa, ma asseconda i tuoi sogni. L’amore equivale al rispetto alla comprensione alla parità dei diritti tra uomo e donna ed è figlio della Libertà.

La violenza non è prerogativa delle menti predisposte al crimine, ma riguarda chiunque veste una mentalità criminale grezza e patriarcale. E’ una forma viscerale d’egoismo di alcuni uomini che è tutto a scapito di un essere debole come la donna, che “per amore” uccide la donna. La loro è tutta una visione patriarcale e maschilista infatti molto spesso il movente del femminicidio, è la gelosia morbosa. Già Shakespeare, aveva individuato la centralità di questa emozione, che se non controllata, può degenerare e causare veri drammi che porta Il femminicidio come atto di amore ma tutto questo non è pazzia.

Chi commette questi disumani gesti è perfettamente consapevole di quello che fa non chiede mai perdono perchè quello che fa per lui “Dio e re” in casa è nel giusto: lo fa perchè si crede Padrone e Dio in casa. Non mi lascia nessuno a me e tanto meno una donna. Questo dovresti saperlo? E se accade ti uccido Ammazzo te e i tuoi cari. Che Dio ce la mandi buona.  Da italiano e figlio di questa nostra bella Italia mi affido alla giustizia terrena. No la violenza non è mai pazzia.Papà Carlo”.

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