Il 12 giugno si vota per i Referendum sulla Giustizia, ma non lo sa nessuno. Vabbé, abbiamo voluto esagerare. Diciamo che lo sanno in pochi, meno di quanti in realtà lo dovrebbero sapere. Perché, al di là del risultato, si tratta di uno snodo storico e cruciale per il futuro del nostro paese sul fronte Giustizia. Chi ha sollevato la questione, in primis Lega e Radicali, lo ha fatto con l’intenzione di “mettere un freno” ai Magistrati, su cui più di qualcuno ha dubitato negli ultimi anni a causa di diverse inchieste, poi rivelatesi infondate, che hanno condizionato e penalizzato personaggi pubblici e non. Ai referendum si è arrivati dunque dopo la raccolta firme fatta partire dai due partiti sopracitati, promotori assoluti, su sei quesiti. La Consulta, però, ne ha bocciato uno, quello secondo cui i Magistrati avrebbero dovuto rispondere direttamente dei propri errori. Respinto, quindi chi subirà casi di malagiustizia dovrà continuare a rivolgersi allo Stato e non a loro. Gli altri cinque quesiti, però, sono stati approvati, e su di essi dovrà pronunciarsi il popolo italiano. Vediamo come.
12 giugno, domenica, dalle ore 7 alle 23. Un solo giorno, che in tantissimi Comuni italiani (di cui 25 capoluoghi di Provincia) combacerà con l’election day per il rinnovo delle Giunte (anche a Messina e in tantissimi Comuni del calabrese e del siciliano). Da precisare immediatamente che, per l’effettiva validazione del risultato, e quindi per la vittoria del “sì”, è necessario raggiungere almeno il 50% più uno degli aventi diritto. Quindi, sostanzialmente, astenersi dal voto significherebbe decidere per il “no” e quindi ridurre le possibilità di arrivare al 50%. Con il 49,9% dei “no”, il Referendum non passa. Chi si reca alle urne lo fa dunque perché intenzionato a scegliere il “sì”. Vero è anche, in tal senso, che una spinta la darà proprio l’election day, con tanti aventi diritto che, recatisi alle urne per scegliere il proprio Sindaco, riceveranno anche il foglio relativo al Referendum. Giusto precisare pure che ci sarà la possibilità di chiedere di esprimersi non su tutti i quesiti, ma solo su uno o alcuni. Ma su cosa verteranno i quesiti? Vediamolo qui.
Sono cinque, come detto, sui sei proposti, perché uno bocciato, quello sulla responsabilità diretta dei Magistrati.
Su ognuno dei cinque quesiti sopra descritti, vige il più totale equilibrio. Politica, opinione pubblica in generale, il dibattito è aperto da tempo. Tra i partiti, oltre a Lega e Radicali – i promotori del Referendum – il CentroDestra risulta essere abbastanza compatto sul “sì”, tranne Fratelli d’Italia, che ha annunciato il pubblico “no” su due quesiti, custodia cautelare e Legge Severino. Due “ex” centrosinistra, ora più centristi, come Renzi e Calenda, si sono già pronunciati sul “sì”, mentre il Movimento 5 Stelle è schierato sul “no”, insieme al Pd. All’interno del Partito Democratico, però, le maggiori spaccature, con sempre più esponenti intenzionati a scegliere il “sì”. Uno spauracchio che il segretario Letta ha cominciato a prendere seriamente in considerazione, tanto da lasciarsi andare a una dichiarazione secondo cui “la vittoria del ‘sì’ sarebbe un problema”. Tra gli esponenti Pd del “sì”, da Bergamo a Reggio Calabria, i Sindaci Gori e Falcomatà. Su quest’ultimo, da capire se trattasi di “sì” ideologico o semplicemente legato al fatto che uno dei quesiti, quello dell’abrogazione della Legge Severino, lo riguarda direttamente e in caso di “sì” lui potrebbe tornare alle sue piene e totali funzioni di primo cittadino.