Incendi, l’ennesima catastrofe di Messina tra indifferenza e malgoverno. E il peggio deve ancora venire…

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Incendi Messina, la città devastata da tre giorni di roghi sui Colli San Rizzo: le fiamme hanno raggiunto il centro abitato danneggiando il polo universitario dell’Annunziata, si va verso la dichiarazione dello “stato di calamità” ma il peggio deve ancora venire…

Una catastrofe di proporzioni drammatiche per Messina, come mai successo prima nonostante gli incendi più volte avessero già bruciato le colline della città. Ma mai in modo così pesante per il territorio peloritano, che paga il malgoverno degli ultimi anni (probabilmente decenni) e la cattiva gestione del territorio, gestito nel modo peggiore possibile. E’ un disastro naturale che avrà pesantissime conseguenze sulla vita futura della città e sulla pubblica incolumità: sono andati in fumo oltre 2.000 ettari di macchia mediterranea, un dato enorme, tragico, gravissimo per l’ecosistema dello Stretto. Nella zona a più alto rischio idrogeologico d’Italia, proprio lì nell’hinterland Nord della Città di Messina, dove ogni anno tra l’autunno e l’inverno in sei mesi cadono oltre 1.000mm di pioggia (è una delle zone più piovose del Paese), adesso non ci saranno più gli alberi che con le loro radici danno stabilità al terreno. E inevitabilmente si verificheranno frane a raffica, dove le colline si trovano a strapiombo sul centro densamente abitato, sugli svincoli autostradali e sull’Università che ieri è stata evacuata e raggiunta dalle fiamme. Ecco perché il peggio deve ancora venire.

Messina s’è trovata ancora una volta impreparata ad affrontare una calamità naturale. Perché di questo si tratta. Gli incendi sono tutti, sempre, di natura dolosa: i piromani – psicopatici paragonabili ai terroristi – in alcuni casi per interesse, in altri per puro divertimento (!!), appiccano il fuoco che però non sempre divampa allo stesso modo. Se accadono catastrofi simili, è proprio a causa delle condizioni meteo-climatiche. Mai, infatti, un incendio s’è verificato d’inverno, quando fa freddo e piove. Ne’ ogni anno d’estate la situazione è analoga. Per consentire agli incendi di alimentarsi e diventare di queste proporzioni serve caldo eccessivo, ben oltre la norma (come sta accadendo quest’anno), e soprattutto un terreno secco e arido. La siccità record degli ultimi mesi, che sta assetando l’Italia intera provocando gravissimi problemi in tutto il Paese, è la principale causa degli incendi che in questi giorni stanno flagellando tutta la Penisola. E proprio a causa dei cambiamenti climatici, la scienza avverte: “gli incendi nel Mediterraneo saranno sempre più frequenti e diffusi“.

A fronte di ogni calamità naturale, le istituzioni sono tenute per legge a dotarsi del famoso “Piano di Protezione Civile“, che però il Comune di Messina non ha mai messo a punto in modo preciso e comunicato correttamente ai cittadini. Così i messinesi continuano a vivere sull’orlo di un precipizio, ignari di quello che può accadere. Poi ci sono quelli che alimentano l’indifferenza. “Ma non è successo niente, siete i soliti esagerati. Quale catastrofe, non è morto nessuno, si sono bruciati quattro alberi“. Che idioti. Bisogna aspettare i morti per aprire gli occhi sul dramma che la città sta vivendo? Qui a Messina ormai tutto è diventato relativo, non solo le emergenze ma adesso anche le catastrofi sono diventate normali. E’ normale che a Giampilieri venga giù la montagna e muoiano 37 persone, è normale che la città rimanga oltre tre settimane completamente senz’acqua. Ed è normale che in Italia non ne parli nessuno, è normale che servano gli appelli di Fiorello per mobilitare i soccorsi.

E oggi come allora, ancora una volta è Fiorello tramite edicola Fiore e sulla sua pagina facebook a rilanciare le attenzioni sulla catastrofe messinese: “Sembra Roma incendiata da Nerone, bisognerebbe inasprire le pene per chi appicca il fuoco. Beccare un piromane e’ difficile. Ma il piromane deve sapere che se lo beccano si fa 20 anni di galera senza sconti e buona condotta. Ringraziamo chi si sta adoperando per spegnere le fiamme ma forse occorrerebbero rinforzi“. Ci è andato leggero Fiorello: quando un incendio degenera in questo modo, diventa un tentato omicidio colposo plurimo. Servirebbe l’ergastolo. Eppure il governatore siciliano Crocetta oggi a Messina ha chiesto “10 anni di galera per i piromani“. Una richiesta che starà facendo sbellicare dalle risate i criminali incendiari, come a fargli il solletico.

Messina paga il malgoverno e l’indifferenza: pochi trafiletti sui giornali nazionali, brevi servizi di coda nei principali TG che intanto dedicavano ampi documentari sugli incendi in California. Dove stanno bruciando meno ettari rispetto a Messina. E i messinesi, giustamente, si sentono presi in giro.

Intanto il Sindaco Accorinti ha anche chiesto presidi permanenti nelle zone più a rischio “precisando che tali eventi potrebbero ripetersi“. La Coldiretti siciliana spiega che è stato “devastato uno dei polmoni verdi più suggestivi e importanti dell’Isola. Quello che sta succedendo è il disastro più grave degli ultimi anni, un vero e proprio olocausto della biodiversità. Il fuoco sta provocando una catastrofe. Qui siamo in presenza di un vero e proprio piano criminale che va fermato anche con l’Esercito. Chiediamo interventi massicci di controllo nelle aree a rischio e tolleranza zero nei confronti dei piromani che stanno mettendo in ginocchio un intera regione“, commenta il presidente Coldiretti Sicilia Francesco Ferreri. E aggiunge: “Paghiamo lo scotto della mancanza di una politica di prevenzione che deve essere fatta d’inverno e non quando la tragedia è in corso“.

Evidentemente chi sminuisce l’accaduto ha avuto la fortuna di non trovarsi nelle zone più colpite dall’incendio, e si arroga il diritto di commentare questo disastro dopo averlo vissuto comodamente seduto sulla poltrona del salotto di casa, senza potersi quindi rendere conto della catastrofe che si è consumata a Messina, in città. Del panico tra i residenti, migliaia in fuga dalle loro abitazioni. Del Vigile del Fuoco drammaticamente rimasto ferito durante le operazioni di soccorso. Perché l’indifferenza, forse, è la beffa più grande di tutto questo disastro. Significa che da domani saremo ancora una volta punto e a capo. Significa che neanche stavolta abbiamo imparato qualcosa. Significa amaramente che questi disastri ce li meritiamo. Perché, in fondo, “non è successo niente, siete i soliti esagerati. Quale catastrofe, non è morto nessuno, si sono bruciati quattro alberi. E’ una cosa normale“. Sigh.

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