Perché si dice “Si Missina ciangi, ‘Riggiu no’riri”?

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Il significato del detto “Si Missina ciangi, ‘Riggiu no’riri”, molto utilizzato nelle due città dello Stretto

“Si Missina ciangi, ‘Riggiu no’riri”. Chissà quante volte sarà venuto in mente ai cittadini di Messina e Reggio Calabria questo detto, guardando il meraviglioso spettacolo naturale dello Stretto. Ma cosa significa e perché si dice così? L’autore della frase molto nota è anonimo, ma senza dubbio allude alle disavventure sismiche delle due città che sorgono in una posizione geografica molto complicata. Basti pensare che il terremoto del 1908 è descritto come la più grave catastrofe sismica d’Europa, un cataclisma che provocò decine di migliaia di vittime. Lo scuotimento fu avvertito distintamente in tutta l’Italia meridionale, in Montenegro, in Albania, ma anche in Grecia e a Malta e fu seguito, in meno di 10 minuti, da un’onda di maremoto (tsunami) che superò localmente i 10 metri di altezza. Le due sponde, separate pochi chilometri di mare (3.3 km nel punto più vicino), hanno di conseguenza destini molto simili. E se, per sventura, una delle due città dovesse rimanere vittima di un disastro ambientale, sicuramente anche l’altra ne risentirebbe.

Questi dati ovviamente resteranno per sempre nella storia e nella mente dei popoli messinesi e reggini, tanto distanti quanto vicini. Ma non devono fare preoccupare se affrontati scientificamente e utilizzati per fare giusta prevenzione. Lo scorso maggio, infatti, è stato pubblicato un nuovo studio condotto sui fondali marini dello Stretto di Messina e sulla sismo-tettonica dell’area – frutto di una collaborazione internazionale tra il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali dell’Università di Catania (Giovanni Barreca e Carmelo Monaco), il Center for Ocean and Society- Institute of Geosciences dell’Università di Kiel in Germania (Felix Gross e Sebastian Krastel) e l’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Luciano Scarfì e Marco Aloisi) – ha svelato, per la prima volta, l’ubicazione e le caratteristiche geometriche della possibile faglia da cui si originò il devastante sisma. Come ha ricordato il Prof. Giovanni Barreca in quei giorni ai nostri microfoni, lo studio ovviamente deve anche valere come “concetto psicologico” perché “le paure si superano attraverso la conoscenza. Per la popolazione sapere, dopo oltre cento anni, dove si trova quella struttura che provocò la catastrofe sismica, sapere che adesso c’è la possibilità di andare a monitorare se questa faglia si muove ancora o meno con determinate tecnologie e che quindi gli studiosi ora potranno continuare a monitorarla è un grandissimo passo in avanti”. Insomma, Messina e Reggio Calabria sono destinate a camminare a braccetto, e anche se appartenenti a due territori regionali diversi hanno molti aspetti comuni: i reggini emigrati, infatti, vengono spesso e volentieri scambiati per dei siciliani. Non solo per l’accento, ma anche per dei modi di fare e delle abitudini che coincidono più con la sicilianità, rispetto ad usanze di altre città calabresi come Vibo Valentia e Catanzaro, ad esempio. Non peraltro si sente parlare spesso di Area Metropolitana dello Stretto, ad oggi letta in un significato prettamente geografico, chissà che un giorno, con il Ponte sullo Stretto, non si possano fare anche altri tipi di ragionamenti.

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