Vaiolo delle scimmie, primo caso anche in Italia: è un giovane rientrato dalle Canarie

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Spallanzani, identificato il primo caso italiano di vaiolo delle scimme

E’ stato identificato all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma “il primo caso italiano di vaiolo delle scimmie. Si tratta di un giovane adulto di ritorno da un soggiorno alle isole Canarie che si era presentato al Pronto soccorso dell’Umberto I”. Lo annuncia l’istituto nazionale per le Malattie infettive capitolino.

Altri due casi sospetti sono in fase di accertamento“, aggiunge l’Inmi. “Il quadro clinico è risultato caratteristico e il ‘Monkeypox virus’ è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee. La persona è in isolamento in discrete condizioni generali, sono in corso le indagine epidemiologiche e il tracciamento dei contatti“, precisano i medici dello Spallanzani. “Al momento i tre casi osservati e nei casi in Europa e in Usa, non presentato segni clinici di gravità – proseguono gli esperti – La trasmissione può avvenire attraverso le goccioline di saliva, il contatto con le lesioni e i liquidi biologici infetti“. Lo Spallanzani spiega che il “quadro clinico e’ risultato caratteristico e il monkeypox virus e’ stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e dissequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee”. La persona, prosegue l’ospedale, “e’ attualmente ricoverata in isolamento in discrete condizioni generali” e “sono in corso le indagini epidemiologiche e il tracciamento dei contatti“.

Vaiolo delle scimmie, D’Amato: “comunicato a Speranza il primo caso”

“Ho comunicato al Ministro Speranza l’isolamento avvenuto all’Istituto Lazzaro Spallanzani del primo caso a livello nazionale del cosiddetto “monkey pox”, “vaiolo delle scimmie”. Isolato gia’ in precedenza in UK, Spagna e Portogallo. Finora i casi isolati in Europa sono stati una ventina. La situazione e’ costantemente monitorata”. Lo sottolinea l’assessore alla Sanita’ della Regione Lazio, Alessio D’Amato.

Vaiolo delle scimmie, Bassetti: “fermare il focolaio in UE, tracciare bene”

“Avevo detto che avremo avuto dei casi in Italia di vaiolo delle scimmie, Spagna e Portogallo sono dietro l’angolo. Ora è un problema europeo e globale, dobbiamo fare molto bene il tracciamento e far sì che si fermi un focolaio che è partito”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, commentando il primo caso italiano di vaiolo delle scimmie isolato allo Spallanzani di Roma. “Una cosa positiva è che chi è vaccinato per il vaiolo dovrebbe essere coperto, ma questa vaccinazione dal 1974 in poi non è stata fatta. Una parte importante della popolazione non ha il vaccino del vaiolo e potrebbe essere scoperta”, avverte. “Non c’è una cura specifica per il vaiolo, in genere queste forme si autolimitano, hanno una durata e poi si risolvono. I rischi – spiega Bassetti – sono quelli di un’infezione intra-umana, ovvero che ci possa essere trasmissione a più persone se esce da questi cluster che abbiamo avuto soprattutto tra persone omosessuali, e può diventare un problema”.

Vaiolo delle scimmie, Pregliasco: “attivare rete di segnalazione”

L’aumento dei casi di vaiolo delle scimmie tra Europa e Usa, specie dopo il primo caso italiano segnalato dall’Inmi Spallanzani di Roma in un giovane di ritorno dalle Canarie, “ovviamente è qualcosa che ci preoccupa. Al momento però è necessario solo procedere correttamente con segnalazioni tempestive e un’attenzione specifica nei laboratori” allertati sul tema. Dice no agli allarmismi il virologo Fabrizio Pregliasco, che – interpellato dall’Adnkronos Salute – invita però ad agire con tempestività. “Facciamo attenzione ai casi sospetti e attiviamo una rete nazionale di segnalazione come per le epatiti pediatriche” acute a eziologia sconosciuta, è l’invito del docente dell’università Statale di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi.

Vaiolo delle scimmie, Iss: “prudenza in rapporti stretti o sessuali”

Attualmente la situazione e’ sotto controllo e in questo momento in Italia non abbiamo una situazione di allerta in relazione ai casi segnalati di vaiolo delle scimmie. Raccomandiamo pero’ prudenza nei contatti stretti o sessuali che presuppongano uno scambio di fluidi corporei, soprattutto se sono presenti lesioni cutanee o sintomi febbrili“. Lo afferma all’ANSA Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanita’ (Iss). l’Istituto, sottolinea, “ha messo in allerta le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmesse al fine di monitorare la situazione nazionale“.

Vaiolo delle scimmie, l’immunologa Viola: “bimbi e 40enni più a rischio”

Bambini e adulti nati dopo il 1981 sono piu’ a rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie, ma ancora il numero dei contagi e’ basso per creare allarmismo“. A parlare all’AGI e’ l’immunologa dell’Universita’ di Padova Antonella Viola. Si alza il livello di attenzione sul vaiolo delle scimmie, dopo il primo caso identificato oggi allo Spallanzani di Roma: e’ un uomo rientrato dalle Isole Canarie. Nei giorni scorsi, sono stati segnalati casi in Europa e negli Stati Uniti per un totale di 66 persone contagiate. La malattia virale non e’ nuova, conosciuta da oltre 60 anni e diffusa soprattutto nell’Africa centrale e occidentale, ma riguarda gli animali selvatici e solo occasionalmente infetta gli umani. Come mai si sta registrando un aumento dei casi? “Perche’ i giovani non sono vaccinati contro il vaiolo e quindi l’immunita’ a livello di comunita’ e’ calata“, spiega Antonella Viola. “Inoltre, i viaggi frequenti favoriscono la circolazione del virus. Non possiamo escludere pero’ che il virus sia mutato e che sia diventato piu’ trasmissibile per gli uomini“, prosegue l’immunologa. Il vaiolo delle scimmie e’ una malattia virale causata dal Poxvirus che colpisce prevalentemente questi e altri animali selvatici, solo talvolta passa all’uomo. Generalmente non e’ pericolosa, ma in alcuni casi il tasso di mortalita’ e’ significativo: per la famiglia dell’Africa occidentale e’ di circa l’1%, mentre per quella del bacino del Congo puo’ arrivare fino al 10%. Le infezioni avvengono prevalentemente per contatto incidentale con animali infetti o con persone che hanno soggiornato in zone a rischio; quindi, l’aumento di viaggi puo’ essere una possibile causa dell’incremento. Il contagio avviene per contatto diretto con le lesioni, con i fluidi corporei, tramite goccioline e con gli indumenti contaminati. Il periodo di incubazione e’ generalmente compreso tra 5 e i 21 giorni. I fattori di rischio conosciuti sono il contatto con animali attraverso la caccia e il consumo di selvaggina. Si tratta di un virus del tutto simile a quello del vaiolo umano e infatti, la vaccinazione contro il vaiolo umano protegge anche contro questo virus. Peccato che il vaccino contro il vaiolo non sia piu’ obbligatorio da molto tempo. Dopo l’Unita’ d’Italia, la vaccinazione antivaiolo fu resa obbligatoria per tutti i nuovi nati a partire dal 1888. L’obbligo e’ stato abolito in Italia nel 1981, dopo che nel maggio 1979 l’Organizzazione Mondiale della Sanita’ – OMS, ha decretato eradicato il vaiolo dalla Terra. E’ possibile un ritorno dell’obbligo del vaccino contro il vaiolo? “E’ troppo presto per trarre conclusioni. – dichiara Viola – Finora il vaiolo delle scimmie non si e’ diffuso ampiamente negli esseri umani. Speriamo che anche questa volta i contagi si fermino a pochi casi“, conclude l’esperta.

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