Reggina, mister Baroni non è mai banale: quelle parole a fine gara (e la strigliata a Folorunsho)…

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L’imperativo per la Reggina era: chiudere il girone d’andata senza troppi strascichi negativi. Motivo? Sempre il solito, quella cantilena ormai nota e arcinota ma quanto mai attuale e veritiera: tornare a casa con almeno un punto fa sempre morale. Farlo in un campo non semplice, specie dopo due sconfitte con relativi rimpianti, ancor di più. Certo, il rammarico rimane – per la solita gara “double face”, per il black out della ripresa e per il finale “suicida”, ma forse oggi fa meno male. Anche perché la settimana entrante sarà quella molto probabilmente decisiva per il mercato. Ed è qui che la cosa si fa interessante.

Mister Baroni quando parla non è mai banale. Dice. E lo fa in un certo modo. Tocca i punti che sa di dover toccare e spesso questo funziona. Chiedere conferma a Folorunsho, che il tecnico è andato a richiamare (come un padre attento fa con il proprio figlio) in occasione delle scaramucce con Ariaudo all’intervallo, dimostrando una grande capacità emotiva, comunicativa e “da psicologo”. Ma chiedere anche a Menez, che alla vigilia ha volontariamente “punzecchiato” chiedendogli risposte (e sembra averle avute).

Ma mister Baroni non è mai banale, dicevamo. Mister Baroni ha dato un’impronta a questa squadra, ormai è evidente. Non attendere l’avversario, aggredirlo, stare alto e compatto, sfruttare le fasce. Con un 4-2-3-1 ormai consolidato. Mister Baroni sa che questo può farlo solo con determinati calciatori. E non per niente ha già lanciato i nuovi dall’inizio e ha “elegantemente” salutato chi non è confacente al suo modo di giocare. Mister Baroni sa che ancora non basta e che dal mercato servono ancora rinforzi. Lo ha detto, lo ha fatto capire (lo fa già da settimane) e verrà accontentato. Mister Baroni sa che, giocando come vuole lui – coi “suoi” calciatori e con abbastanza alternative – la Reggina non si abbasserà e non subirà il solito finale avversario. E’ fatto mentale, a detta sua, e non fisico: Questa squadra non è fatta per chiudersi e difendersi nella propria area, non lo ha nelle corde. E a me non piace neanche. Ho un modo propositivo di giocare e la squadra sta iniziando a capirlo. Certo, dal mercato mi aspetto che arrivi qualcuno anche perché se avessi avuto quattro attaccanti li avrei cambiati tutti, ha detto a fine gara. Forte, chiaro e conciso, dunque. Non banale, come detto.

P.s. Com’è quella storia che i portieri portano punti? Oggi, con le sue parate, Plizzari ne ha portato via uno quasi da solo, rispondendo al momento difficile come un veterano qualunque.

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