Messina e i suoi modi di dire, l’origine dell’espressione ‘babbu i l’UNPA’: un’invettiva legata addirittura alla Seconda Guerra Mondiale
La lingua parlata si evolve con il tempo, introducendo nuovi termini legati alla modernità e facendone scivolare nel dimenticatoio altri ormai sinonimo di tempi fin troppo remoti. Capita però che nel dialetto, la forma più popolare della lingua italiana che differisce non soltanto a livello regionale, ma spesso anche a seconda delle zone o delle città presenti nella stessa Regione, alcune parole restino cristallizzate nel tempo e nascondano storie davvero interessanti. Il dialetto parlato a Messina, ovviamente, non fa eccezione. Ogni messinese che si rispetti avrà sentito almeno una volta pronunciare la frase sei un “babbu i l’UNPA”. L’invettiva, neanche troppo pesante, si basa sulle parole ‘babbu’ ovvero babbo (stupido, scemo) e ‘UNPA’, una sigla che risale addirittura alla Seconda Guerra Mondiale.
Perché si dice ‘Babbu i l’UNPA’? Il termine trae origine dall’epoca fascista
I rifugi nei quali nascondersi durante i bombardamenti non erano altro che le cantine delle abitazioni. Per identificarli venivano dipinte delle indicazioni sui muri indicanti anche eventuali idranti, pozzi, ingressi e uscite d’emergenza. In ogni palazzo veniva scelto un inquilino nominato ‘capo fabbricato’ che aveva il compito di organizzare l’entrata nei rifugi al suono della sirena che segnalava l’allarme imminente.
Esisteva inoltre un vero e proprio codice che disponeva le norme da seguire in caso di bombardamento aereo in città:
- L’allarme è dato con sei suoni di sirena di 15 secondi intervallati da pause di uguale tempo. Il cessato allarme un fischio di sirena prolungato per due minuti. In caso di avaria o di mancanza di corrente il suono delle sirene è sostituito da tre colpi di cannone ad intervalli di 5 secondi.
- In caso di allarme aereo correre subito al rifugio più vicino e non attendere gli spari. Non sostare nel mezzo della strada, non circolare. Durante l’allarme massima disciplina.
- L’oscuramento deve essere totale nei tempi che saranno comunicati.
- I portoni devono restare aperti durante l’allarme.
- I cittadini, laddove non sia possibile raggiungere un pubblico ricovero, possono accedere a quelli privati.
- La capienza di un ricovero è stabilita nel rapporto di due persone per metro quadrato di superficie.
- Si fa obbligo ai proprietari di case e ai condomini di fornire idoneo ricovero ai caseggiati di loro proprietà: all’uopo venivano stabiliti criteri uniformi nell’adattamento dei locali.
- I capi fabbricato devono riferire mensilmente al comitato provinciale di protezione antiaerea