Pronto soccorso italiani al collasso: il governo chiama 15.000 specializzandi, ma potrebbe non bastare

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Pronto soccorso italiani al collasso fra tagli ai posti letto e carenza di personale. Il governo è pronto ad assumere 15.000 specializzandi, ma potrebbe non bastare

La sanità italiana continua a versare in uno stato difficile, reso ancor più complicato dagli anni di pandemia che ne hanno accentuato le ataviche problematiche. Dai tagli dei posti letto (40.000 falciati in 10 anni) alla carenza di personale medico, i pronto soccorso di tutta Italia sono al collasso. Il ministero della Salute sta pensando seriamente di assumere in pianta stabile gli specializzandi di terzo, quarto e quinto anno, sottraendoli ai policlinici universitari, in modo tale da colmare una lacuna da 15.000 posti. Ma potrebbe non bastare.

Michele Saccomanno, presidente del sindacato degli ortopedici Nuova Ascoti che aderisce alla federazione Cimo Fesmed con il dipartimento Anpo Ascoti, fa il punto della situazione. “I reparti di ortopedia degli ospedali italiani, da nord a sud, sono al collasso. Ormai non si contano più le chiusure o le sospensioni del servizio per la mancanza di medici. Il personale non è un optional rispetto all’appropriatezza e alla qualità delle prestazioni. I numeri insufficienti distruggono anche la professionalità e non consentono di curare come potremmo e dovremmo. Non è sufficiente la chiamata alle armi degli specializzandi. Serve un radicale cambio di rotta – spiega SaccomannoNon siamo ciechi, anche in altri settori vi sono carenze che sentiamo denunciare. Siamo solidali con loro. Ma non possiamo tacere per il traumatizzato che va adeguatamente trattato, al di là delle statistiche orgogliose per i femori operati in 48 ore. L’estate è iniziata e i pronto soccorso ci chiameranno senza sosta, con le liste di attesa degli interventi di elezione che rinvieremo ancora dopo i già lunghi ritardi dovuti alla pandemia. C’è un modello organizzativo ospedaliero sul territorio da rivedere, occorre istituire negli ospedali equipes di reparto e di sala operatoria per una collegialità che ‘realizzi’ salute. Il Governo ha il dovere di non voltarsi dall’altra parte. Si abbia il coraggio di organizzare il lavoro non per presidi politici sul territorio, ma per risposte funzionali ai bisogni dei pazienti“.

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