Il 51% dei 15enni italiani è incapace di comprendere un testo. E in Calabria e Sicilia…

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“In Sicilia, Campania, Calabria per 2 giovani occupati ce ne sono altri 3 che sono fuori dal lavoro, dalla formazione e dallo studio. Dati che fanno a pugni con la richiesta del mondo produttivo”

In Italia il 51% dei 15enni italiani è incapace di comprendere un testo. E’ la triste realtà fotografata da Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children Italia, aprendo i lavori di “Impossibile”, la quattro giorni di riflessioni e proposte sull’Infanzia e l’Adolescenza: “la dispersione scolastica implicita, cioè l’incapacità di un ragazzo/a di 15 anni di comprendere il significato di un testo scritto, è al 51%. Un dramma, non solo per il sistema di istruzione e per lo sviluppo economico, ma per la tenuta democratica di un paese. I più colpiti sono gli studenti delle famiglie più povere, quelle che vivono al sud e quelle con background migratorio”, ha aggiunto.

Questi dati si scontrano ovviamente con quelli dell’occupazione e della povertà: per Tesauro in Italia esiste infatti “una crudele ‘ingiustizia generazionale’ perché la crisi ha colpito proprio i bambini. Non solo 1,384mila bambini in povertà assoluta (l dato più alto degli ultimi 15 anni) ma un bambino in Italia oggi ha il doppio delle probabilità di vivere in povertà assoluta rispetto ad un adulto, il triplo delle probabilità rispetto a chi ha più di 65 anni”. E sul fronte del mondo produttivo, “più di due milioni di giovani, ovvero 1 giovane su cinque fra i 15 e i 29 anni, è fuori da ogni percorso di scuola, formazione e lavoro”. Dato evidenziato ancor di più entrando nel dettaglio delle singole Regioni, in cui non mancano – e purtroppo era da considerare prevedibile – Calabria e Sicilia. “In sei regioni, il numero dei ragazzi e delle ragazze Neet ha già superato il numero dei ragazzi, della stessa fascia di età, inseriti nel mondo del lavoro. In Sicilia, Campania, Calabria per 2 giovani occupati ce ne sono altri 3 che sono fuori dal lavoro, dalla formazione e dallo studio. Dati che – ha sottolineato e concluso Tesauro – fanno a pugni con la richiesta del mondo produttivo”.

Saccomanno (commissario regionale Lega in Calabria): “disastro occupazionale in Calabria”

Queste dichiarazioni vanno di pari passo con le parole del commissario regionale della Lega Giacomo Francesco Saccomanno, che ha parlato di disastro occupazionale in Calabria. “Continua il trend negativo! Per occupazione, secondo gli ultimi dati riferentesi al 2021, la nostra regione si trova collocata negli ultimi posti, con un divario rilevante nei confronti degli altri territori – ha affermato – In sostanza tra le persone aventi età tra i 15 e 64 anni l’occupazione complessiva è di poco superiore al 40% rispetto alla media europea del 68%”.

“Un pesante divario – prosegue – esiste poi tra le regioni del Sud e quelle del Nord Italia che hanno e creano un distacco difficilmente recuperabile. Poi, nel settore femminile tale distanza aumenta sensibilmente. Infatti, nel mentre al sud il tasso di occupazione è del 32% circa, la media italiana è del 49,4%. In sostanza una ‘Caporetto’ che non si riesce a migliorare e che continua a mietere vittime, specialmente nel settore dei laureati che per poter trovare adeguata sistemazione lavorativa devono scappare dalla Calabria. Una mancanza di adeguata politica sul lavoro che penalizza i calabresi e che impoverisce sempre più la nostra terra, con l’allontanamento delle migliori risorse. Non sembra che, allo stato, vi siano idee chiare su cosa si debba fare. Certamente, per come gridato da Luigi Sbarra nell’incontro di Roma, organizzato dalla Lega, è indispensabile formare adeguatamente i lavoratori ed investire sulla loro preparazione e sulla indispensabile sicurezza. Vi è una forte denuncia sulla mancanza di lavoratori stagionali (circa 350.000), così come mancano gli specializzati su diversi settori. Ci chiediamo perché non si sostengono quelle scuole di alta specializzazione come le ITS che, essendo strutture di eccellenza e di alta valenza post diploma, potrebbero permettere di conseguire il titolo di tecnico superiore. Queste sono espressione, infatti, di una strategia fondata sulla connessione delle politiche d’istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali”. “La corretta formazione di tanti giovani – conclude Saccomanno – potrebbe far diminuire il divario esistente e qualificare l’offerta creando una rete di efficienza e concretezza”.

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