Scuole chiuse in tutta la Calabria, l’ultima folle idea di Spirlì

StrettoWeb

Calabria, l’ipotesi della chiusura delle scuole è l’ultima folle idea di Spirlì. Fermate il Presidente facente funzioni: sarebbe un disastro per i calabresi, e non si risolverebbe nulla dal punto di vista epidemiologico

Gli ospedali calabresi restano fortunatamente semi-vuoti. In base agli ultimi dati ufficiali disponibili, quelli forniti dal bollettino ufficiale regionale di ieri, abbiamo appena 11 pazienti ricoverati in terapia intensiva in tutto il territorio Regionale, dove ci sono 152 posti letto disponibili che verranno incrementati a 180 entro il mese di Novembre (le attività di realizzazione dei nuovi posti letto sono già in corso in tutti gli ospedali). Soltanto il 7,2% dei posti letto di rianimazione è occupato per una Regione che conta 2 milioni di abitanti e ad oggi ha appena 2.500 positivi, il dato più basso dell’intera Europa in rapporto alla popolazione residente.

Si tratta di positivi che non sono malati: il 95% (2.373) sono asintomatici o paucisintomatici, che non necessitano di cure ospedaliere. Quelli messi peggio hanno decimi di febbre, dolore delle ossa, mal di testaperdita del gusto. Cioè quello che succede ogni anno con la classica influenza stagionale a milioni di persone che prendono l’aspirina e dopo una settimana tornano alle proprie attività più forti di prima. Ovviamente c’è anche una piccola percentuale che ha conseguenze più serie: come succede per l’influenza, come succede per il morbillo, come per tutte le malattie. Ma per il Covid-19 il problema è che non c’è il vaccino, quindi anche le categorie più esposte, cioè anziani e malati, non hanno la protezione che invece li tutela dagli altri virus. Ed è per questo che bisogna continuare a tenere alta la guardia, mantenendo la situazione sotto controllo con il monitoraggio, il contact-tracking e le norme di distanziamento sociale, igiene e mascherina. Bisogna tutelare le persone più fragili che da questa influenza senza vaccino possono avere problemi molto gravi.

ospedale polistena pronto soccorsoAl tempo stesso, però, bisogna evitare di sfociare in allarmismi e terrorismi senza alcun senso. Il panico non aiuta nessuno, soprattutto nei momenti più delicati. Se la gente è spaventata, intasa gli Ospedali inutilmente riversandosi in massa al pronto soccorso per una febbre a 37, togliendo spazi e cure a chi ne ha davvero bisogno. Se la gente è spaventata, corre a fare un tampone completamente inutile, togliendo spazi e tempi utili a chi invece ha disperato bisogno del test. Se la gente è spaventata – come egregiamente spiegato da Bassetti – il sistema sanitario si congestiona di mpanicati sani e non riesce a curare chi sta male davvero. Fondamentale, quindi, mantenere la calma e la serenità, anche alla luce dei dati epidemiologici calabresi, assolutamente confortanti. Negli ultimi giorni in Calabria stanno sensibilmente aumentando anche i guariti: significa che questo 95% di positivi non peggiora durante il decorso del virus, è asintomatico al contagio e resta asintomatico fino alla guarigione.

Ieri la Prefettura di Reggio Calabria ha riattivato il nucleo di monitoraggio che consentirà di mappare con estrema precisione i casi positivi in quella che ad oggi è diventata la Provincia della Regione in cui il contagio è più diffuso con 1.150 casi positivi, ma comunque con soltanto 4 ricoverati in terapia intensiva su 556 mila abitanti. La situazione viene costantemente monitorata dalla task-foce della Regione, dalle ASP provinciali, da tutte le autorità dello Stato ed è corretto continuare a sensibilizzare la popolazione al rispetto delle norme già ampiamente note. Da pochi giorni, inoltre, è entrato in vigore il Dpcm del Governo che chiude tutti i locali alle 18, riducendo sensibilmente le occasioni di convivialità e svago con l’obiettivo di diminuire i contatti e la socialità per rallentare la corsa del contagio. Ovviamente gli effetti di questi provvedimenti si potranno misurare tra una decina di giorni: alla luce di tutto questo, ci appare assolutamente isterico, schizofrenico e folle pensare di attuare nuove misure restrittive prima ancora di aver pesato gli effetti delle precedenti, e a fronte di una situazione sanitaria attuale che fortunatamente è tutt’altro che emergenziale.

Ecco perchè l’ipotesi – riportata oggi da numerosi quotidiani – della chiusura delle scuole imminente da parte del Presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, ci sembra l’ennesima follia (dopo quella del coprifuoco notturno) che andrebbe soltanto a devastare ulteriormente il percorso di formazione di un’intera generazione già duramente colpita dalla pandemia, e al tempo stesso anche il tessuto sociale e produttivo delle famiglie calabresi e in modo particolare dei genitori e delle donne che lavorano.

Da un punto di vista scientifico, non c’è alcuna evidenza che la chiusura delle scuole comporti un calo della curva epidemiologica. Persino i Paesi europei più colpiti dalla pandemia come Francia, Regno Unito, Spagna e Germania, hanno deciso di lasciare le scuole aperte.

Invece in Campania, unica Regione d’Europa ad aver chiuso le scuole da 16 giorni, il contagio è continuato ad aumentare e sta continuando ad aumentare anche in queste ore nonostante da più di due settimane (tempo massimo di incubazione del virus) gli studenti non vanno in aula. E’ la dimostrazione che chiudere le scuole non serve a nulla per contrastare il contagio. Anche perchè se i ragazzi non vanno a scuola dove rispettano rigorosamente le norme, si incontrano comunque fuori, in giro o a casa, assembrandosi senza il controllo dell’ambiente scolastico.

bonaccini coronavirus emilia romagnaMolto più saggia la posizione del presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che proprio stamattina ha spiegato che “finché non avremo un vaccino purtroppo dovremo combattere e soffrire sapendo che non possiamo permetterci di richiudere tutto come a marzo-aprile dello scorso anno“.

Pur comprendendo la voglia degli amministratori pubblici di fare qualcosa per contrastare la pandemia, l’unica verità è che quando non si sa che pesci prendere è meglio non fare nulla anzichè provocare ulteriori danni. Anche perchè dopo 8 mesi di pandemia e in base ai numeri di morti e contagiati dei vari Paesi del mondo, confrontando quelli che hanno adottato le misure più restrittive con quelli che invece hanno avuto una gestione più soft, emerge una realtà che – per quanto disarmante – è lapalissiama: l’intervento dello Stato non limita la diffusione della pandemia, ma moltiplica enormemente la povertà. Attenzione, quindi, ad adottare nuovi provvedimenti restrittivi: c’è un disagio enorme e diffuso che è pronto a esplodere e in parte sta già esplodendo. E quando tutte le piazze saranno piene di disperati, non potrete continuare ad etichettarli soltanto come malavitosi.

Calabria, Spirlì è sulla retta via: “non ho mai detto che chiuderò le scuole”


Condividi