Reggina, Cardona: “siamo un po’ in ritardo, ma ecco dove voglio portare il club. E su Martino e Taibi dico…”

StrettoWeb

L’intervista della Gazzetta dello Sport al nuovo Presidente della Reggina Marcello Cardona, che dice la sua sui recenti fatti legati al mondo amaranto ma anche su episodi della sua carriera da arbitro e figura istituzionale

Presidente ufficialmente da una settimana. Sabato scorso la conferenza stampa, poi sette giorni frenetici con i fatti ben noti all’interno della dirigenza, su cui ieri si è fatto il punto con l’incontro tra Taibi e Martino. E anche di questo ha parlato, alla Gazzetta dello Sport, Marcello Cardona. “Cosa cercherò di portare? La mia carriera ha accresciuto in me il concetto di trasparenza che ho sempre avuto – ha detto – Quindi trasparenza nel rispetto delle regole e perché penso che sia un modus operandi che porti lontano. E questi valori li ho riscontrati in Saladini e nella sua famiglia”.

La Governance dovrà essere “di qualità, con dirigenti che dovranno consolidare, in ogni settore, il club”. In ogni settore, tra cui quelli a cui sono incaricati Taibi e Martino: “il d.g. dell’area tecnica Martino è deputato, con Taibi, alle scelte e prossimamente saranno ufficializzate – ha continuato Cardona – Siamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ma abbiamo avuto moltissimi impegni amministrativi per poter salvare il club. Nella prossima stagione arriveremo in tempo”. Vogliamo portare il club “in un territorio solido, irrobustendo il club dandogli serenità e costruendo una Governance che lavori con lungimiranza. L’obiettivo è anche dare serenità a tutti i tifosi reggini che ci seguono con affetto da ogni dove”. E dal punto di vista sportivo “la Reggina dovrà esprimere buon calcio e far divertire i tifosi. Lo dovrà fare anche con il settore giovanile. Partiamo da qua…”.

Poi Cardona si racconta attraverso qualche episodio – del passato remoto ma anche di quello un po’ più recente – della sua carriera e della sua vita privata. “Sono stato responsabile di tanti provvedimenti in tema di ordine e sicurezza pubblica, criminalità organizzata. Mi sono ritrovato in situazioni pericolose. L’ultima delle quali per il Covid. Per il Governo ho gestito la prima zona rossa italiana nel Lodigiano. Un dramma umano. Dopo qualche settimana mi sono ammalato anch’io e sono finito in terapia intensiva al San Raffaele“. E poi ricorda gli incontri con “Barack Obama” e “Giovanni Paolo II” nonché un aneddoto della sua carriera da arbitro: “la notte prima di dirigere Juventus-Napoliha conclusonasce la mia secondogenita, Claudia. Avverto quasi all’alba il designatore, Paolo Casarin, facendogli intendere di essere provato per non aver dormito e per l’emozione. Mi risponde: ‘coraggio, tu sei felice? Bene, dormi qualche ora, poi vai a Torino, andrà bene’. Non dormii per niente, ma in campo feci molto bene lo stesso… Fu una vera e propria iniezione di coraggio”.

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