La Rivolta di Reggio – Il “Rapporto alla Città” del Sindaco Battaglia, quella Domenica 5 Luglio 1970 in piazza Duomo…

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Domenica 5 Luglio 1970 iniziavano a Reggio Calabria i “Moti di Reggio”, la Rivolta popolare più importante della storia della Repubblica d’Italia

Dopo 50 anni, anche il giorno della settimana coincide. Era Domenica 5 Luglio nel 1970, quando di fatto iniziavano i Moti di Reggio. E’ Domenica 5 Luglio oggi, nel 2020 e la città tenta di tornare timidamente a una relativa normalità dopo la grande paura per il contagio della pandemia di Coronavirus. Quei giorni di cinquanta anni fa sono così lontani ma per certi aspetti così vicini, che vale la pena di ricordarli: su StrettoWeb lo facciamo riportando ampi stralci del più prezioso e autorevole documento che racconta quei fatti, il libro “Buio a Reggio” scritto da Luigi Malafarina, Franco Bruno e Santo Strati nel 1972 e pubblicato da Parallelo 38.

Per capire cosa successe quella Domenica 5 Luglio a Piazza Duomo, bisogna ricordare le origini del malessere dei reggini per lo scippo del capoluogo. Che sono proprio nel primo volume di “Buio a Reggio”:

Sabato 1° Marzo 1969 – Il diritto di Reggio a capoluogo della Regione viene ribadito in un ordine del giorno votato, non all’unanimità, da un’assise di parlamentari, sindaci, esponenti di categoria, segretari e dirigenti di tutti i partiti, che si tiene, convocata dal Presidente dott. Giuseppe Macrì, nel Palazzo dell’Amministrazione Provinciale. Questo il testo dell’ordine del giorno: ‘L’assemblea considerato che incontestabile è il diritto di Reggio a capoluogo della regione calabrese per ragioni storiche, geografiche, economiche e per la gran mole di servizi di cui la città dispone, riafferma la necessità di una valutazione globale e contestuale dei problemi di sviluppo della regione per una effettiva crescita sociale economica e umana: decide di dare mandato ai parlamentari, ai responsabili amministrativi, politici e sindacali, di impegnarsi ad ogni livello per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Assemblea stessa'”. 

Lunedì 10 Marzo 1969 – L’avv. Francesco Gangemi, presidente del comitato di agitazione per la difesa degli interessi di Reggio, rilascia alla stampa la seguente dichiarazione: ‘Ho il dovere di rendere noto, sia pure con amarezza e sconforto, che, da notizie in mio possesso, sembra che siano state prese ad alto livello decisioni che contrastano con i diritti della città di Reggio e con lo stesso proposito del discorso globale sul quale vi è stata, giorni fa, un’ampia convergenza di vedute ed opinioni. Sembra infatti che sia stato deciso di ubicare l’Università calabrese a Pian del Lago (provincia di Cosenza) e di riconoscere a Catanzaro il ruolo di città capoluogo della Calabria. Per Reggio si sta studiando il contentino da promettersi…”.

Sabato 15 Marzo 1969 – ‘Giustizia per Reggio’, ‘Vergogna’: inalberando questi cartelli centinaia di studenti manifestano sotto le finestre di Palazzo San Giorgio e del Palazzo della Provincia. Gli studenti chiedono un maggior impegno sul piano politico per la difesa dei diritti di Reggio ad essere capoluogo della regione”.

Lunedì 17 Marzo 1969 – Per un’ora, dalle nove alle dieci, i binari ferroviari delle stazioni Centrale e Lido vengono occupati da centinaia di studenti. Nessun incidente si verifica. I manifestanti, dopo aver inneggiato a Reggio capoluogo, abbandonano spontaneamente le stazioni ferroviarie sfilando poi in corteo sul corso Garibaldi. Alla manifestazione aderisce il Sindaco Battaglia. Il comitato di agitazione propone una manifestazione direttamente a Roma per richiamare l’attenzione del Governo sui problemi della regione ed in particolare sulle esigenze di tenere presenti i diritti di ciascuna città, Reggio soprattutto: ‘Non si vuole che il capoluogo sia sacrificato da accordi politici tra esponenti della maggioranza che appoggia il governo'”. 

Sabato 29 Marzo 1969 – Il Sindaco Piero Battaglia si incontra a Roma con l’onorevole Flaminio Piccoli, segretario nazionale della DC, il quale da assicurazioni al Sindaco che è orientamento della Democrazia Cristiana che sia il parlamento a scegliere la sede del capoluogo regionale. Il segretario nazionale della DC ribadisce anche la sua precisa volontà di convocare un incontro tra i responsabili della DC, sia a livello politico, sia amministrativo, dell’intera Regione calabrese”.

Sabato 17 Gennaio 1970 – Reggio Calabria e Catanzaro ai ferri corti. Si riparla del Capoluogo della Regione nel corso di una riunione romana alla quale partecipano i segretari politici della DC delle tre province. L’orientamento ufficiale del partito di maggioranza relativa è per Catanzaro capoluogo, mentre l’Università sorgerà nella zona di Cosenza. La delegazione reggina si oppone. 

Domenica 18 Gennaio 1970 – Reazioni in città per il ‘Colpo di Mano’ contro Reggio. Tutti sono decisi a difendere il buon diritto della città ad essere il centro pilota della Regione calabrese. Si riunisce d’urgenza la giunta comunale che ascolta la relazione sugli incontri romani del Sindaco Battaglia. Domani gli studenti reggini diserteranno le aule in segno di protesta. Netta presa di posizione del Comitato Comunale della DC. 

Lunedì 19 Gennaio 1970 – Il vertice romano viene rinviato di un giorno. L’avvocato Francesco Gangemi, Presidente del Comitato d’Agitazione, rassegna le sue dimissioni dalla DC. Il ragioniere Giuseppe Trisolini, segretario della sezione DC di Sbarre, invia un telegramma all’onorevole Forlani nel quale evidenzia che la sezione di Sbarre è pronta a rinunciare alle tessere e a cessare ogni attività di partito. 

Mercoledì 21 Gennaio 1970 – Il Sindaco Battaglia e il segretario provinciale della DC, Diego Versace, vengono ricevuti dal Presidente del Senato. L’onorevole Fanfani riconferma il proprio impegno per una soluzione definitiva dei problemi della città nel quadro di una visione globale e contestuale. Riunione presso la direzione centrale del PSI di dirigenti e parlamentari socialisti calabresi presieduta dall’on. Mancini. I socialisti chiedono un vertice regionale per un esame globale dei vari problemi in modo di accontentare la giusta esigenza di ciascuna provincia ai fini di un equilibrato sviluppo regionale, ed impegnano ‘la segreteria nazionale del partito a compiere gli opportuni passi presso gli organi di governo perchè il C.I.P.E. non adotti alcuna decisione riguardante la Calabria se non dopo l’auspicato confronto tra le forze politiche della Regione'”. 

Con questi presupposti si arriva a quei primi infuocati giorni di Luglio 1970 in cui si palesa in modo esplicito ciò che Gangemi aveva reso noto un anno e tre mesi prima. E così siamo a Domenica 5 Luglio 1970, esattamente 50 anni fa. L’inizio della più grande sommossa popolare della storia della Repubblica d’Italia.

Domenica 5 Luglio 1970 – Le paure della classe dirigente reggina hanno raggiunto anche la popolazione ed una folla di settemila persone si raccoglie in piazza Duomo per ascoltare il ‘Rapporto alla Città’ del Sindaco Battaglia. Alla folla in attesa, il primo cittadino chiede di ‘tenersi pronta a sostenere con forza il diritto di Reggio alla guida della Regione’, dichiara che ‘la città rifiuta di accettare decisioni di vertice prese da questo o quel grand’uomo, a qualunque partito esso appartenga’, e chiede ancora ‘che la questione del capoluogo di regione venga risolta con apposito provvedimento legislativo dal parlamento’. 
Dopo un richiamo alle tradizioni storiche di Reggio, ribadisce che la città riconosce solo i deliberati del Parlamento nazionale e non ‘le imposizioni di questo o quello che conta’, denuncia ‘accordi sottobanco tra i potenti del governo’, infine, conclude, ‘invitando tutti alla calma e alla moderazione’, anche se sottolinea ‘che per Battipaglia dopo la sommossa che costò vite umane, si sono trovati 40 miliardi per insediamenti industriali’: questo per denunciare un metodo che solo nel nostro Paese ha trovato efficacia.

Gli ambienti reggini, intanto, sono in fermento. E’ giunta, infatti, notizia che il C.I.P.E. ha scelto Cosenza quale sede dell’Università. Per Reggio Calabria, la più importante delle tre città calabresi, non ci sarebbero che velate promesse di insediamento industriali nella provincia. 
Dopo l’assemblea popolare, si forma un lungo corteo che attraverso il Corso raggiunge piazza Italia. A capo del corteo, lo stesso Piero Battaglia, i parlamentari democristiani Vincelli, Reale e Spinelli, i consiglieri regionali Intrieri, Ligato, Iacopino, Lupoi, Nicolò, Mallamaci, Latella, i consiglieri comunali, i segretari provinciali della DC e del PRI, rappresentanti dei comuni di Palmi e di Locri. Significativa la presenza di rappresentanze tirreniche e ioniche a smentire le dicerie di chi vuole una provincia divisa o addirittura in contrasto con la città capoluogo. 

La folla si ammassa davanti alla Prefettura ed una delegazione viene ricevuta dal Prefetto De Rossi, al quale vicne chiesto di rendersi portavoce presso il Governo dei sentimenti dei reggini, del capoluogo e della provincia e della determinazione della popolazione di non rinunciare al riconoscimento di Reggio a capoluogo di Regione. 
Le proteste dei reggini, però, non distolgono dal suo compito il Commissario Gaia, che nel frattempo ha diramato gli inviti per la seduta del Consiglio Regionale del 13 luglio: ‘Ai sensi del combinato disposto dagli articoli 14 e 74 della legge 10.2.1953 n. 62, il Consiglio Regionale della Calabria – dice l’invito – è convocato, in prima adunanza, alle ore 10,30 di lunedì 13 luglio corrente nella sala delle riunioni del Consiglio Provinciale di Catanzaro, per lo svolgimento del seguente ordine del giorno: costituzione dell’ufficio di Presidenza (elezione del Presidente, di due vice-Presidenti, e di due segretari, art. 15 della legge 62 del 10-2-1953). Quanto sopra comunico alla S.V. nella sua qualità di Consigliere Regionale’. 
I Consiglieri di Reggio, comunisti e socialisti esclusi, decidono di non intervenire alla riunione, aderendo alle pressioni della piazza, che con molti cartelli – uno di questi: ‘Non andate a Catanzaro e in caso contrario non tornate più a Reggio’ – e telegrammi, li invita a disertare la convocazione di Gaia”.

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