Reggina, non devi abbatterti: perdere a Palermo e Bolzano ci sta, ricordati dov’eri sette mesi fa…

Reggina, è il primo momento difficile della stagione ma è doveroso rinfrescare la memoria affinchè nessuno la perda troppo presto

StrettoWeb

La Reggina vive il primo momento delicato della stagione. O forse “delicato” è già esagerato: sì, a Palermo è arrivata la seconda sconfitta consecutiva, terzo k.o. nelle ultime 4 gare, e mai da inizio stagione la squadra di Pippo Inzaghi aveva raccolto solo 3 punti in 4 partite consecutive. Ma chi, ad agosto, non avrebbe firmato per trovarsi a questo punto del campionato, dopo 23 partite, terzo in classifica a -1 dal secondo posto che significa promozione diretta in serie A?

Le ultime due sconfitte sono arrivate entrambe in trasferta, sui campi di Bolzano e Palermo, due neopromosse terribili che oggi sono rispettivamente 4ª e 6ª. In entrambi i casi la Reggina ha giocato alla pari, ha avuto occasioni da gol, a tratti ha persino dimostrato superiorità tecnica e tattica. Poi ha subito più che altro l’entusiasmo delle due squadre più in forma del momento, spinte dalla forza di un grande sogno e messe in campo molto bene da due ottimi allenatori con alle spalle società ricche e solide. In entrambi i casi la Reggina è rimasta in partita fino al triplice fischio finale, sfiorando il pareggio nel finale.

Ecco perchè perdere a Bolzano e Palermo ci sta. A maggior ragione ci sta perdere in questo modo. Oggi a Palermo c’erano più di 26 mila spettatori, a Bolzano per il Sudtirol è impossibile immaginare gli stessi numeri per motivi demografici ma in ogni caso dopo la vittoria con la Reggina c’era gente che piangeva per l’emozione in tribuna. E’ la prima volta nella storia che il Sudtirol è riuscito ad arrivare in serie B, e si sta giocando un’incredibile promozione in serie A. Significa che erano due campi terribili, infuocati, complicatissimi.

La Reggina, a differenza del Sudtirol, la serie A l’ha già fatta per 9 stagioni fino a 15 anni fa ed è un ricordo così bello che tutti in città vorrebbero rivivere. Ma proprio la storia amaranto, fatta di umiltà e operosità, deve insegnare che non bisogna essere impazienti. Oggi la Reggina può e anzi deve soltanto godersi il momento. E continuare a sognare. Una promozione diretta, finchè la classifica continuerà a consentirlo, e poi comunque il grande spettacolo dei playoff. Che sono sempre un’occasione per andare in serie A. Fermo restando che questa Reggina non è tenuta a farlo, non bisogna pretenderlo, non è l’obiettivo stagionale nè tantomeno deve diventare la pretesa della piazza soltanto perchè in campo nella prima metà della stagione s’è visto una sorta di miracolo sportivo.

Non bisogna dimenticare dove eravamo sette mesi fa: Inzaghi è arrivato a Reggio il 14 luglio, quando tutti gli altri club erano già in ritiro ad allenarsi da una o due settimane. Prima c’era stato il rischio di scomparire, l’arrivo della nuova società, tutte le incombenze burocratiche da sbrigare. La squadra era un problema secondario, perchè non si sapeva neanche se ci sarebbe stata una squadra amaranto in campo. Poi le incomprensioni con Stellone, le difficoltà con i tesserati, i tanti big che partivano. L’arrivo di Inzaghi è riuscito a ribaltare gli stati d’animo e anche ad esercitare una straordinaria forza attrattiva per portare a Reggio calciatori di qualità: così sono arrivati Gagliolo, Canotto, Majer, Fabbian, poi anche Hernani. Ma intanto erano partiti Micai, Turati, Bellomo, Folorunsho, Montalto. Mai nessuno avrebbe pensato di avere un organico all’altezza delle big, e invece Inzaghi ha fatto il miracolo. Superpippo ha resuscitato Menez, ha creduto in Fabbian che a 20 anni alla sua prima stagione tra i professionisti è il capocannoniere della squadra con 7 gol all’attivo, ha sovvertito ogni pronostico. Ha fatto la differenza certamente in campo per qualità tecniche, ma anche in città risvegliando l’entusiasmo del pubblico e l’interesse dei media non solo locali. Si sta dimostrando un ottimo allenatore, oltre che una gran bella persona, e chissà che non avrebbe portato la Reggina a giocarsi la serie A anche uno o due anni fa. L’organico non era poi così diverso da quello attuale, eppure in entrambe le stagioni è dovuto arrivare in corsa un nuovo allenatore per salvare disperatamente la squadra dalla retrocessione in serie C.

Inzaghi, quindi, ha fatto e sta facendo la differenza, ed è a Reggio per (almeno) tre anni: la società con serietà ha programmato un progetto triennale per andare in serie A e c’è tutto il tempo per centrare l’obiettivo. Ecco perchè oggi bisogna soltanto godersi il momento. Perchè la Reggina la serie A se la sta giocando davvero, con due anni di anticipo, e lo sta facendo con un vero e proprio miracolo sportivo. E’ bene che la stagione prosegua con la consapevolezza dell’umiltà. Con la forza dei piedi per terra. La Reggina sta vivendo un sogno che nessuno poteva immaginare in un inizio stagione mai così duro e tormentato. E magari queste da queste due sconfitte arriverà anche l’insegnamento migliore: non dimentichiamoci chi siamo e da dove veniamo. Il declino dopo la serie A ce l’ha già evidenziato: non c’è nulla di scontato o dovuto. Continuiamo ad inseguire questo sogno con entusiasmo, passione e sostegno a tutte le componenti amaranto: dal club ai ragazzi che scendono in campo. Con il Granillo 12° uomo, tutto può succedere…

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