Giorgia Meloni smonta i complottismi: “ma quale trattativa, Messina Denaro farà il carcere ostativo grazie a questo Governo”

Arresto Matteo Messina Denaro, Giorgia Meloni smonta i teoremi di una presunta trattativa tra lo Stato e la Mafia: "paventano che ci sarebbe stato un accordo per togliere il carcere ostativo, che invece è rimasto esclusivamente grazie al mio governo. E Messina Denaro lo farà"

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L’Italia è fiera di voi” ha detto Giorgia Meloni al procuratore capo Maurizio De Lucia e all’aggiunto Paolo Guido oggi entrando nella stanza del secondo piano del Palazzo di giustizia, a Palermo. Nell’ufficio del procuratore ci sono anche gli uomini del Ros che hanno arrestato qualche ora prima davanti alla clinica “La Maddalena” il superlatitante di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro. Prima di raggiungere la sede del Tribunale, il capo del governo, accompagnata dal sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano e dal prefetto Maria Teresa Cucinotta, ha fatto una sosta nella stele lungo l’autostrada di Capaci per rendere omaggio a Giovanni Falcone e agli agenti della scorta assassinati dalla mafia nel ’92, proponendo poi di istituire per il 16 Gennaio un giorno di festa per l’antimafia.

Poi in serata, dopo aver letto di voci e sospetti sulla possibilità che l’arresto del super-boss sia avvenuto attraverso modalità torbide e concordate con lo Stato soprattutto per un’intervista di Giletti diventata popolare sui grandi giornali e virale sui social, il premier smonta ogni complottismo e frena sul nascere le bufale: “ma quale trattativa?” esplode Giorgia Meloni intervistata da Nicola Porro in apertura di Quarta Repubblica su Rete 4. “Non c’è bisogno di mettersi d’accordo con la mafia per batterla“, aggiunge. Basta “autoflagellarsi“, basta cultura del sospetto e dietrologie: “ci sono quelli che stanno facendo complottismo, magari per attaccare il governo, perché l’obiettivo è sempre il tema della politica. Ma ci sono delle materie in cui la politica dovrebbe passare in secondo piano. Oggi una cosa è andata bene e qualcuno lo deve dire“. Anche perché, è l’osservazione finale, Matteo Messina Denaro si trova ora al carcere duro “grazie al nostro governo perché abbiamo salvato il carcere ostativo. Paventano una fantomatica trattativa sull’arresto per togliere il carcere ostativo, che invece era a rischio prima del nostro Governo e invece il mio Governo ha salvato. Il carcere duro è rimasto e Matteo Messina Denaro lo farà. Grazie a noi. Poi insinuano che oggi è stato arrestato perché ci siamo noi al Governo, dopo 30 anni in cui non lo avevano trovato vicino casa. Ebbene, cosa vogliono dire con questa frase? Vogliono dire che dopo 11 anni di governi di sinistra non sono stati in grado di arrestarlo?“.

Resta comunque “una giornata storica, un giorno di festa per le persone per bene, per le famiglie delle vittime della mafia, perché il sacrificio di tanti eroi non era vano. Noi siamo abituati a ricordare – spiega il premier – chi si sacrifica per la lotta alla mafia ma poi ci sono persone che vivono tutta la loro esistenza per raggiungere questi obiettivi: mi piacerebbe immaginare che questa giornata possa essere celebrata per il lavoro di questi uomini e queste donne. E’ una proposta che farò, è un giorno di festa per noi che possiamo dire ai nostri figli che la mafia si può battere“. Con la cattura di Messina Denaro, sottolinea il premier, “non abbiamo vinto la guerra, non abbiamo sconfitto la mafia ma abbiamo vinto una battaglia fondamentale: è stato dato un colpo duro alla criminalità organizzata“. Ricorda che la sua avventura che l’ha portata alla presidenza del Consiglio dei ministri “è cominciata dalle macerie di via D’Amelio” e “sono fiera del fatto che il primo provvedimento del mio governo sia stato sul carcere duro“. “Se oggi non corriamo rischi, dopo l’arresto di Messina Denaro, di regimi carcerari meno rigidi è perché quell’istituto fortemente voluto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è stato difeso dai provvedimenti del governo“, aggiunge Meloni, che annuncia provvedimenti sulla gestione dei beni confiscati alla mafia. “Ne stiamo parlando da settimane con il sottosegretario Mantovano – dice – Il riuso dei beni confiscati è un segnale fondamentale nella lotta alla mafia. Su questo si può e si deve fare molto di più“. Quindi richiama tutti all’unità nella lotta alla mafia, perché “non può essere un tema divisivo” e chi tenta di farlo “fa un favore per paradosso alla criminalità organizzata“. “È una battaglia che dobbiamo condurre tutti insieme“, è il monito del premier, “su questo posso dire che il governo, la politica, lo Stato, devono sostenere chi si occupa ogni giorno concretamente di questo, spero che su queste materie piuttosto di usarle per fare polemica si voglia lavorare tutti insieme, io ci credo davvero e sono disposta a lavorare con tutte le persone di buona volontà“.

Dall’estero, aggiunge Giorgia Meloni, “mi sono arrivati tanti messaggi di vicinanza, gioia e congratulazioni per lo straordinario risultato raggiunto. Mentre in Italia riusciamo a fare polemica anche nei giorni di festa“.

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