Siracusa, migliaia in piazza per salvare la Lukoil

Siracusa, migliaia in piazza per salvare la Lukoil: sindacati preoccupati

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Questa mattina migliaia di cittadini hanno partecipato a Siracusa al corteo promosso da Cgil e Uil a sostegno dell’area industriale di Priolo e della vertenza Lukoil. Lo slogan della manifestazione era ‘Industriamoci insieme per costruire il futuro’. All’iniziativa dei sindacati ha partecipato anche il presidente di Confindustria di Siracusa, Diego Bivona, oltre a sindaci di Siracusa e provincia e deputati regionali e nazionali. I manifestanti sono arrivati davanti la sede della Prefettura.

“Dal confronto a Roma sulla vertenza Lukoil emergono notizie allarmanti. Siracusa e la Sicilia non possono e non vogliono rassegnarsi alla paralisi di un’azienda-simbolo per il petrolchimico e per l’intero sistema economico, ma soprattutto non possono e non vogliono accettare il declino occupazionale e sociale dell’area”. Lo affermano i segretari di Uil e Uiltec Sicilia, Luisella Lionti e Peppe Di Natale, dopo la riunione delle parti sociali con il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso. “È inquietante apprendere – sottolineano i sindacalisti – che le banche non intendano rinnovare le linee di credito all’azienda malgrado Sace, la finanziaria controllata dal ministero dell’Economia, sia disponibile a fornire le garanzie necessarie. A gennaio, per affermazione della stessa azienda, la produzione a Priolo rischia di doversi arrestare a causa della mancanza di materia prima”. “Per il Governo, adesso le strade percorribili sono la richiesta di deroga comunitaria all’embargo del petrolio russo e l’impegno a favorire un’eventuale cessione dello stabilimento. Se ciò serve a salvaguardare i posti di lavoro e valorizzare il sito, va tutto bene ma resta la necessità di agire in fretta. Per questo, chiediamo che le istituzioni politiche procedano nella nazionalizzazione e intanto facciano di tutto per convincere le banche a concedere credito. Ci aspettiamo, dunque, una nuova convocazione in tempi brevi”, concludono.

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