Reggio Calabria sprofonda ma la politica pensa di giocare al gatto col topo: la città non è uno stadio

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I teatrini di questi giorni sono probabilmente la risposta migliore a chi desidererebbe una città in cui si parli poco e si agisca tanto. Anzi, in cui non si parli e si agisca soltanto. Visto che a parlare, in un modo o nell’altro, sì finisce sempre a far danni

Il gatto col topo. Lo stadio. Anzi il ring. Reggio Calabria non è questo, non è un teatro in cui assistere a una battaglia, ma così sembra essere diventato. Partiti e movimenti che attaccano altri partiti e movimenti. Parole, accuse, risposte, contro-risposte. In questi giorni, ma accade ormai da un po’, forse si è anche superato il limite. La Destra che attacca la Sinistra, la Sinistra che risponde. Una parte di Sinistra che addirittura accusa un altro partito di Sinistra e che a sua volta risponde. E poi la Sinistra che attacca la Destra, che a sua volta risponde. Che al mercato mio padre comprò…

La volete sapere una cosa? Non ci interessa! NON CI INTERESSA! Ai reggini, tutto questo teatrino, non importa. Vivere la politica come una partita di calcio, con fazioni, ultras e tifoserie, ha portato semplicemente a mandare avanti l’ideologia in luogo del bene comune. Perché chi gestisce la cosa pubblica, dal primo amministratore all’ultimo dei cittadini, ad oggi, lo fa solo in funzione dell’ideologia e non perché realmente vuole bene alla città. E intanto Reggio Calabria sprofonda.

Non vogliamo entrare troppo nel merito di determinate questioni o di certe dichiarazioni, alcuni condivisibili e ragionevoli e altre meno. Certo, alcune domande vorremmo porle, anzi lo facciamo già da tempo. Vorremmo capire come sia possibile che un Consigliere indagato, torto o ragione che abbia, anziché rifugiarsi in un religioso silenzio torni in Aula e dispensi comunicati stampa a destra e a manca, attaccando questo e quello. Vorremmo capire come sia possibile che, anziché anteporre il bene comune in favore dei Bronzi, patrimonio della città e possibile motore di sviluppo, si litighi per chi è più bravo o meno bravo, per chi deve essere presente e chi meno. Vorremmo capire come sia possibile che la gente, anziché arrabbiarsi per delle parole al vento (oggi “porci”, ieri “lordazzi”), non si senta realmente “offesa” da quello che giornalmente vede in città. Come non si senta “offesa” dall’invasione dei rifiuti, sempre crescente e con sempre meno via d’uscita. Come non si senta “offesa” da chi dovrebbe garantire i controlli sull’evasione fiscale, ai massimi storici e tra le maggiori cause scatenanti di questa situazione (senza dimenticare gli ostruzionismi sui termovalorizzatori, ma questa è un’altra storia e ognuno ha la propria idea, basata però sempre più sull’ideologia e sempre meno sull’effettiva utilità). Vorremmo capire come sia possibile che non si senta “offesa” dal continuo esodo di giovani verso il Nord (e poi ci “incazziamo” per gli striscioni dei modenesi). Vorremmo capire come sia possibile, riprendendo anche le parole dell’ex Sindaco Arena ai nostri microfoni qualche giorno fa (“Amministrazione inetta e opposizione fallimentare”), che questa città non sia in grado di presentare una classe politica degna, su tutti i fronti.

Ci sono tante cose che vorremmo capire. Forse troppe. E sopra ne abbiamo elencate solo una minima parte. E non è neanche semplice trovare le risposte. O forse sì. I teatrini di questi giorni sono probabilmente la risposta migliore a chi desidererebbe una città in cui si parli poco e si agisca tanto. Anzi, in cui non si parli e si agisca soltanto. Visto che a parlare, in un modo o nell’altro, sì finisce sempre a far danni. E’ la politica, si direbbe. Attacchi, accuse e risposte. E’ sempre stato così. E’ vero, certo. Questi “giochetti” in politica sono sempre esistiti, ma in una Reggio Calabria che sprofonda ogni giorno di più, sinceramente, non sono più permessi. A nessuno.

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