La marcia degli iraniani a 40 giorni dalla morte di Mahsa Amini, la polizia spara sulla folla

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La folla radunata sulla tomba di Mahsa gridava: “morte al dittatore”, “libertà” “il kurdistan sarà la tomba dei fascisti”

Sono trascorsi 40 giorni dalla morte di Mahsa Amini, la 22enne deceduta dopo essere stata arrestata dalla Gesht Ershad perché non indossava correttamente il velo. In tutto l’Iran, dove pure le proteste non si sono mai fermate. A Saqqez, la città curda di Amini, la polizia ha blindato tutte le strade per impedire l’accesso al cimitero. Ma in migliaia l’hanno raggiunto a piedi, attraversando la statale o le campagne circostanti. La folla radunata sulla tomba di Mahsa gridava: “morte al dittatore”, “libertà” “il kurdistan sarà la tomba dei fascisti”.

A riferire di scontri tra manifestanti e polizia è l’agenzia iraniana Isna: decine le persone arrestate. Secondo l’Afp, sono ormai oltre mille i manifestanti finora incriminati in Iran in connessione con le proteste. Non è dato a sapere se alla manifestazione al cimitero fossero presenti anche i familiari di Masha. Il governatore del Kurdistan Esmail Zarei Koosha ha affermato che la situazione a Saqqez è calma e ha smentito che le strade siano state chiuse.

Iran Human Rights, ong per i diritti umani con sede in Norvegia, ha denunciato che almeno 234 manifestanti, inclusi 29 bambini, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza dall’inizio della repressione. La scalatrice Elnaz Rekabi, agli arresti domiciliari una volta rientrata a Teheran la scorsa settimana dopo aver gareggiato senza velo ai Campionati asiatici in Corea del Sud, ha postato su Instagram un messaggio per Mahsa: “in questi giorni i miei eroi sono persone che pagano un caro prezzo per avere una vita normale. Avere una vita sicura, normale e libera è un diritto di tutti gli esseri umani”.

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