Il Ponte sullo Stretto? E’ stato già costruito. E c’è chi lo ha riprodotto: ecco com’era | VIDEO

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Non tutti sanno che il Ponte sullo Stretto, in realtà, è stato già costruito. Quando? In un passato non proprio vicinissimo, ma per opera di chi era sicuramente “avanti”, all’epoca, in termini di costruzioni, infrastrutture e sviluppo: i romani

Ponte sì, Ponte no, Ponte forse. Se ne è tornato a parlare, e lo si fa tutt’ora, ultimamente con tanta insistenza e come non accadeva da anni. E’ presente nel programma elettorale del Centro Destra, fazione politica che aveva cominciato addirittura i lavori, prima che Prodi e poi Monti bloccassero il tutto. Chi lo vuole sottolinea il fatto che i lavori possano iniziare immediatamente, semplicemente riprendendo i cantieri fermati oltre 10 anni fa. Chi non lo vuole, invece, chiama in causa gli aspetti sismici, quelli legati al vento o al fatto che una sola campata non sia sostenibile. Eppure, non tutti sanno che il Ponte sullo Stretto, in realtà, è stato già costruito. Quando? In un passato non proprio vicinissimo, ma per opera di chi era sicuramente “avanti”, all’epoca, in termini di costruzioni, infrastrutture e sviluppo: i romani.

C’è anche chi è riuscito addirittura a riprodurlo, quel Ponte, a distanza di migliaia di anni e utilizzando le tecnologie moderne. Stiamo parlando di Marco Mellace, Professore all’Istituto “Paciolo-Bracciano”, laureato in Economia Aziendale ma molto appassionato di storia e programmazione 3D. Ed è proprio grazie all’unione di questi due elementi che è riuscito a riprodurre, ricostruire, non solo storici monumenti ma intere città. Nel suo canale YouTube, Filipped Prof, un gran bel contenitore storico con le vecchie città di Siracusa, Agrigento, Selinunte, Segesta, ma anche Locri, Sibari e Crotone. C’è tanta Sicilia e tanta Calabria. D’altronde le sue origini sono calabresi (il padre è di Squillace, in provincia di Catanzaro), ma “sono stato spesso a Messina, ho preso il traghetto”, rivela il Professore Mellace ai microfoni di StrettoWeb.

E’ proprio lì che ha immaginato il Ponte, dopo aver letto una notizia storica sulla vecchia costruzione da parte dei romani. E si è informato, ha studiato, ha voluto approfondire. “Sono andato a veder le fonti e tra queste c’era Plinio Il Vecchio, che fa una descrizione dettagliata di quel sostentamento costruito allora. Era il 251 A.C. e, dopo la battaglia di Palermo (Prima Guerra Punica), era necessario costruire qualcosa che potesse trasportare un grosso carico di elefanti – bottino di guerra dopo la vittoria – da una parte all’altra dello Stretto. E’ così che viene fuori questo ponte, ordinato dal Console Lucio Cecilio Metello, sorretto da barche e botti, con passaggi di legno costituiti da parapetti per non fare cadere i pachidermi. L’impalcatura, il massimo di allora, era costituita da strati di sabbia e tavole di legno sovrapposti, per il passaggio degli elefanti. Durò qualche mese, perché poi la forza del mare se lo portò via, ma il dettaglio rilevante è che la gente di allora, magari all’inizio un po’ scettica, quel ponte lo ha voluto mantenere anche dopo il passaggio degli elefanti. Si erano accorti che era utile, anche se poi ha ceduto”.

Un messaggio indiretto, quello del Professore, per far intendere che, ora come allora, nulla è cambiato. C’è chi non lo vuole e magari, dopo la costruzione, cambia idea perché si rende conto dell’importanza e di tutto ciò che ne consegue. E già successo più volte nel corso della storia, con infrastrutture che hanno svoltato un pezzo di storia. “I romani stessi e le persone del posto hanno ritenuto opportuno lasciarlo, conveniva”, spiega il Prof. E ora è lo stesso: il Ponte si può fareafferma ai nostri microfoni – perché può portare solo benefici, a livello territoriale, a Calabria, Sicilia e all’Italia in generale. E questo non preclude l’utilizzo comunque di traghetti o di qualsiasi altro mezzo di trasporto. Il ponte che collega Danimarca e Svezia, ad esempio, è stato costruito per agevolare, ma funziona tutto come prima. E’ diventato un valore aggiunto, anche per gli stessi pendolari. E poi, penso, se è riuscito a costruirlo Lucio Cecilio Metello nel 251 A.C., che si è trovato lì con modi e metodi diversi, lo può fare chiunque adesso nel 2022. Se si vuole fare si può fare”.

Tornando alla ricostruzione del Ponte di Metello, il Professore Mellace, romano di nascita, racconta con entusiasmo la sua passione nel ricostruire in 3D vecchi monumenti (l’Agropoli, il Partenone), vecchi paesaggi e vecchie città. “Di solito utilizzo programmi specifici, cercando di capire le possibili texture”, ci spiega parlando degli strumenti che utilizza. Mellace è un Insegnante di sostegno e questa tecnologia, quella che riproduce la storia in 3D, è un elemento molto utile anche per i ragazzi con disabilità: “indico dei contenuti da far vedere il pomeriggio e poi la mattina i ragazzi si riuniscono in gruppi di lavoro e discutono di quello che hanno visto. Posso assicurare – afferma con stupore – che i ragazzi non hanno la percezione reale di ciò che erano queste città allora, delle metropoli. Cicerone stesso dice che Siracusa è la più grande città dei Greci. Crotone stessa, poi, era estesa 618 ettari e contava 500 mila abitanti. Si pensi solo che Atene superava i 400 ettari. E secondo voi perché Pitagora è andato a Crotone? Proprio perché allora non c’era di meglio. A tal proposito ho creato un documentario: “Pitagora scelse Crotone come John Lennon scelse New York”.

Non può mancare in questo periodo – visto che si parla di storia, di monumenti, di personaggi storici, di Grecia – un cenno sui Bronzi di Riace, in occasione del 50° dal ritrovamento. “Non li ho mai visti – ammette il Professore – ma so che c’è una teoria la quale sostiene che quelle statue fossero destinate ad Atene. Mancano di elmo, scudo e lancia. Anche Rhegion era una città importantissima”. E l’invito non può mancare: oltre che di venire a vederli, anche di pensare a qualcosa di storico, sui Bronzi e su Reggio, con le ricostruzioni 3D. Proposta lanciata in chiusura di intervista: vedremo, noi ci abbiamo almeno provato.

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