Spionaggio e virus informatici, l’inchiesta da film: spia russa nei circoli Nato di Napoli

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Una giovane donna russa sarebbe riuscita a introdursi nei circoli frequentati dai militari Nato a Napoli: una missione di spionaggio scoperta attraverso un’inchiesta giornalistica

Una giovane donna russa si muove fra Parigi, Malta, Roma e Napoli. Si fa chiamare “Maria Adela”, nome probabilmente inventato per celare la propria reale identità. Si tratterebbe di una spia russa che avrebbe avuto il compito di carpire informazioni e segreti presso i circoli frequentati da ufficiali e militari della base Nato di Napoli ai quali avrebbe avuto accesso. Sembra la trama di un film d’azione, uno degno erede della saga 007, ma questa volta il cinema non c’entra nulla. A svelare la vicenda è un’inchiesta giornalistica effettuata dai reporter del sito Bellingcat, il settimanale Der Spiegel, The Insider e il quotidiano italiano La Repubblica.

Torna prepotentemente d’attualità il tema dello spionaggio informatico, del furto di dati, orchestrato con identità fittizie e altrettanti falsi passaporti: il tutto fino al 2018, da 4 anni a questa parte, infatti, della giovane spia si sono perse le tracce. L’operazione viene descritta come “la più clamorosa operazione di intelligence realizzata da Mosca nel nostro Paese“. L’articolo su La Repubblica specifica: “la nostra inchiesta non è riuscita a ricostruire quali informazioni siano state ottenute dalla spia, né se sia stata capace di seminare virus informatici nei telefoni e nei computer dei suoi amici per spiarli e trafugare dati“.

L’inchiesta sostiene che “la traccia principale che collega” la donna “ai servizi segreti di Mosca è il passaporto russo usato per entrare in Italia, appartiene alla stessa serie speciale utilizzata dagli 007 del Gru, l’intelligence militare agli ordini del Cremlino“.

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