Messina, Caroniti sulle elezioni: “squallido commercio di candidati con le logiche dei patronati, De Luca vince perché intorno ha il deserto”

StrettoWeb

Messina, il prof. Dario Caroniti commenta le elezioni comunali e la vittoria di Cateno De Luca: “se le altre forze politiche continueranno con tale inconsistenza, può davvero diventare Governatore della Sicilia. Intorno a lui c’è il deserto”

Il prof. Dario Caroniti, noto e apprezzato docente di storia delle dottrine politiche all’Università di Messina, commenta ai microfoni di StrettoWeb il risultato delle elezioni comunali di Messina che hanno sancito l’elezione a sindaco di Federico Basile, l’uomo con cui Cateno De Luca è riuscito a sconfiggere le coalizioni di centrodestra e centrosinistra senza passare neanche dal ballottaggio. “Basile ha vinto al primo turno perché le altre proposte politiche erano totalmente inconsistenti, in modo particolare quella del Centrodestra: Cateno De Luca si sta muovendo nel vuoto assoluto della politica messinese e siciliana, e non è improbabile che continuando con quest’atteggiamento remissivo, quasi rassegnato e soprattutto inconsistente nei programmi, nelle idee, negli uomini, De Luca possa prevalere anche alla Regione“.

Caroniti non è particolarmente generoso con il Sindaco uscente: “ottiene questi risultati soltanto perché si misura con il deserto politico, il deserto ideale e il deserto programmatico e non c’è dubbio che la sua ascesa è favorita dall’inconsistenza delle altre forze politiche“. Ma Caroniti è molto duro anche con il Centrodestra, principale competitor (perdente) della sfida con De Luca: “in Sicilia è rappresentato dal fallimento sostanziale della Giunta Musumeci e a Messina dal vuoto comunale: è un’area politica oggi conquistata completamente, anche in termini di seggi espressi nella sconfitta generale di queste elezioni comunali, soltanto da pochi rappresentanti che appartengono a movimenti riconducibili alla famiglia Genovese che fino a pochi anni fa era il leader della sinistra messinese, da segretario del Partito Democratico. Quasi tutti gli eletti del Centrodestra oggi arrivano da quell’area: significa che il centrodestra è scomparso, con l’unica eccezione dei giovani di Fratelli d’Italia che sono riusciti a portare in consiglio comunale tre ragazzi, ma per il resto il Centrodestra non esiste più. Se Fratelli d’Italia avesse avuto una leadership adeguata si sarebbe smarcato da questa coalizione e avrebbe avuto un importante risultato, probabilmente sarebbe potuto andare al ballottaggio, in opposizione alla candidatura Croce che nella sua storia politica fino a pochi anni fa era stato Assessore Regionale del governo di sinistra di Crocetta. Invece cercando di accordarsi tra le varie famiglie politiche dell’apparente centrodestra, ne sono usciti sconfitti anche loro compromettendo anche una storica identità di valori e ideali“.

Analizzando il risultato elettorale, Caroniti evidenzia come Croce abbia preso oltre sette mila voti in meno rispetto a quelli delle sue liste, quindi abbia pagato il voto disgiunto: “è un segnale inequivocabile degli errori delle scelte politiche della coalizione. Ma anche le stesse liste che sembrava dovessero essere fortissime, si sono dimostrate meno forti di quelle di De Luca: con una grande disaffezione generale, con un crollo dell’affluenza alle urne e del voto d’opinione, vediamo l’egemonia dei capi elettori, dei voti in cambio dei favori, del voto guidato. Lo vediamo in modo particolare nella gestione dei patronati: molti eletti di tutte le coalizioni arrivano dai patronati. Io mi chiedo che senso abbia portare in consiglio comunale i rappresentanti dei patronati, un’anomalia che a Messina si ripete da troppi anni e che comporta la subordinazione della politica agli interessi materiali della gestione dei fondi dello Stato in forme di assistenza. Non è un bel segnale. Paradossalmente il reddito di cittadinanza ha favorito questi sistemi di potere: i percettori non votano per il partito che ha voluto il provvedimento e che oggi lo difende, ma per le figure che ne gestiscono l’attribuzione tramite i patronati sul territorio. Poi ci sono alcuni tra i più votati della coalizione di Basile che quattro anni fa erano stati eletti nel Movimento 5 Stelle e poi hanno cambiato bandiera: non credo proprio che per queste figure si possa configurare un voto d’opinione, anche perché – con tutto il rispetto e senza offesa per nessuno – non stiamo parlando di grandi intellettuali che abbiano lungimiranti progettualità per la città. Mi sembrano più dei praticanti delle attività di segreteria, e con De Luca sono prevalsi rispetto ad un sistema che non è mutato. In queste elezioni abbiamo visto due grandi blocchi: quella del non-voto, e cioè di quelli – sempre più numerosi – che rifiutano le logiche di questo sistema elettorale, e quelli che si sono misurati con il sistema dei favori che sono sempre di meno. E su questi, De Luca ha prevalso perché è stato il più bravo: nella corsa prevale chi corre di più e la coalizione di Basile è stata la migliore nel sistema di raccolta del consenso che dipende dalla distribuzione di welfare, fondi pubblici e favori personali. Ma nel crollo dell’affluenza alle urne c’è il fallimento di tutta l’attuale proposta politica: ormai si muove da casa per andare a votare quasi soltanto chi ha un interesse personale per farlo“.

Per quanto riguarda Cateno De Luca, Caroniti non nasconde “la sua grande capacità comunicativa e la conoscenza puntuale della storia politica ed economica della città, quindi di ciascun suo avversario. Conosce molto bene i punti deboli dei suoi rivali ed è in grado, attraverso una grande rete di contatti che è riuscito a realizzare, di comunicarli e trasmetterli alla gente. Durante la campagna elettorale ha smontato completamente il suo avversario Croce denunciando, con un’eccezionale puntualità, tutti i provvedimenti posti in essere durante il suo assessorato regionale e nel periodo successivo. Con questo sistema lui riesce ad abbattere qualunque avversario che non ha gli strumenti per contrapporsi. L’unico sistema per battere De Luca sarebbe quello di avere figure che abbiano capacità personali e che si misurino sulle idee, sulla passione, sui contenuti, per questo dicevo che a mio avviso Fratelli d’Italia ha sbagliato collocazione, tra l’altro perdendo pezzi del suo movimento come Silvano Arbuse che s’è candidato con Basile: parliamo di personaggi storici della destra messinese che se invece fossero rimasti compatti e si fossero entusiasmati di un’idea, di un progetto, di un candidato capace e competente, in questo triste scenario avrebbero certamente potuto conquistare il ballottaggio, invece non sono consapevoli di quanto possa fare la forza delle idee, la forza della politica, unica alternativa alle logiche di De Luca che sono le stesse degli altri. Riempiendo la competizione di contenuti, avrebbero potuto parlare al 45% di persone che non hanno votato proprio perché contenuti non ce n’erano“.

Sulle logiche di De Luca, Caroniti è chiaro: “sono le stesse di tutti gli altri: De Luca ha vinto nella gara tra quelli che hanno lo stesso sistema, dove lui è il più bravo. C’è stato lo squallido commercio che ha portato a candidare migliaia di persone tra consiglio comunale e consiglio di quartiere, e questa è la morte della partecipazione. Coloro che hanno seguito questa strada sono i veri killer della democrazia, sono persone da indicare alla vergogna del Paese, perché illudono e coinvolgono in una candidatura personale centinaia o migliaia di persone senza alcun valido motivo. Candidare tantissime persone comporta l’abbassamento del livello dell’eletto, perché basta avere una consorteria per farsi eleggere. Anche mafiosa: il mafioso non controlla tutti i voti, ma ha la sua consorteria. Se candidi tutti quelli che votano d’opinione, stai togliendo voti d’opinione dalla partita e dai più possibilità alle consorterie di contare ed eleggere qualcuno. Chi ha pensato di fare decine di liste pensava anche di essere un gran furbacchione ma si è rivelato un pollo: il centrodestra – ad esempio – ha portato a superare lo sbarramento soltanto tre liste, disperdendo quindi il rimanente 12% del consenso di tutte le altre liste che non hanno raggiunto la soglia di sbarramento, un 12% che non esprime nulla. Chi ha fatto quelle liste dovrebbe farsi due domande e giungere alla conclusione che la politica non è qualcosa che gli è congeniale. Avere tutte quelle liste sotto il 4% che senso ha? Come hanno fatto i calcoli? Ancora una volta vediamo nelle liste decine di candidati a zero voti, perché li hanno candidati? Qual è l’obiettivo di avere così tanti riempilista, gente che neanche si auto-vota? Gente che pur essendo candidata, poi vota qualche altro? E’ una follia inspiegabile: solo stupidità e impreparazione. E non c’è peggio dello stupido che si intende furbo, tra l’altro dopo un’esperienza analoga già fatta quattro anni fa. Credo che adesso queste leadership inconsistenti che hanno sbagliato tutto debbano comportarsi di conseguenza, evitando quantomeno di fare altri danni in futuro“.

Condividi