Reggio Calabria: è morto Nino Perpiglia, “l’ultimo dei Mohicani”

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L’uomo si è spento all’età di 87 anni. Il ricordo dell’amico Domenico Salvatore

Quando lo sport unisce e diventa veicolo di amicizia, fratellanza e libertà. Reggio Calabria piange la scomparsa di Nino Perpiglia (87 anni), considerato un personaggio leggendario per chi frequenta il mondo del calcio reggino. “L’ultimo dei mohicani di un’epoca memorabile”, pensionato, marito, padre e nonno esemplare, lo descrivono i conoscenti. Di seguito il ricordo dell’amico Domenico Salvatore, che sui social ha dedicato all’uomo un lungo post per onorare la sua memoria e porgere le condoglianze ai familiari: “per decenni top-gun della Ditta Principato che dal capolinea Bagaladi, sbarcava sulla costa, gli studenti della Vallata del Tuccio-Melito (scuola Media, Superiori ed Università), ma anche gli operai e comunque tutti i lavoratori, che volessero raggiungere la cittadina di Melito Porto Salvo e la ferrovia e gli altri passeggeri occasionali; erano i tempi mitici del leggendario sindaco ‘Pepè Jacopino, sindaco per quarant’anni di Bagaladi, patria anche del pittore Nunzio Bava, considerato il più importante pittore verista del Novecento calabrese; ma nella chiesa intitolata al soldato-martire San Teodoro si può ammirare il gruppo scultoreo ’La Pietà di Antonello Gaggini’, opera del Rinascimento”.

Negli ultimi tempi, prosegue il post, “Nino seguiva le squadre di Eccellenza (Bocamelito e Boca Nuova Melito) e di Promozione (Borgo Grecanico di Melito), con l’inseparabile bottiglietta di ‘Nocino’, che distribuiva a tutti in bicchierini di carta, ‘giaccone, birritta e sciarpetta ‘mbuddhuriata’, il suo kit da stadio. Rimarrà per sempre scolpito indelebilmente nell’immaginario collettivo degli sportivi e dei tifosi. Ovviamente, ha seguito da vicino tutte le imprese del Bagaladi e poi della Vallata Bagaladi San Lorenzo, dalla Terza Categoria sino all’Eccellenza; e Valle Grecanica in serie D. Frequentava anche a Valanidi, i campi del ‘Ciccio Cozza’, dove si svolgeva un famoso torneo di calcio intitolato a Vincenzo Perpiglia, fratello di Antonino. Inizialmente, il globe-trotter Nino Perpiglia, super-tifoso sfegatato, frequentava i campi sportivi della Costa Jonica (Monasterace, Roccella Jonica, Siderno, Locri, Gioiosa Jonica, Bovalino, Ardore, Bianco, Africo, Brancaleone, Bruzzano Zeffirio, Palizzi, Bova Marina, Condofuri, San Lorenzo Marina, Melito, Saline, Lazzaro, Motta, Bocale, Pellaro e Reggio Calabria; ovunque ci fosse un campo sportivo). Non rivestiva la carica di presidente e neppure di allenatore, tuttavia era più famoso di tanti altri; un trascinatore di folle senza avere bandiere, striscioni, sciarpe, trombe, trombette o bengala e mortaretti; idolo e mito, ovunque riverito ed ossequiato, come se fosse il capo tifoso degli hooligans locali”.

“Un personaggio unico, mitico, leggendario. Sfiorava i ‘novanta’ ma fino all’altro giorno, era ai bordi dello stadio, accovacciato nell’abitacolo della sua automobile; sfidando la canicola rovente di Hannibal, Caronte, Virgilio, Caligola, Scipione, Nerone, Ulisse e Minosse, ma anche i rigidi soffioni siberiani ed i refoli gelidi etnei; scenari buoni per girare le scene di Zanna Bianca, il dottor Zivago e Michele Strogoff. Ogni tifoso, dirigente, allenatore, presidente, che seguisse la squadra del cuore in trasferta, rendeva omaggio puntualmente al carismatico ‘Don Nino Perpiglia’, uno sportivo famoso senza tempo; un uomo buono, sensibile, mansueto e docile, che trasmetteva sicurezza e serenità, senso della democrazia, gusto per il pallone, per lo sport. ‘In Paradiso ti accompagnino gli angeli, al tuo arrivo ti accolgano i martiri, e ti conducano nella santa Gerusalemme’. Le spoglie mortali dello scomparso riposeranno nel cimitero della ‘sua’ Bagaladi, accanto a quelle del suocero Pietro Anghelone, super-nonnino, spentosi all’età di 106 anni e degli altri parenti”, si conclude il pensiero di Domenico Salvatore.

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