Reggio Calabria, il Rione Modena celebra la Madonna: la Leggenda, le origini greche e la storia del Santuario

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Quest’anno la processione dell’immagine della Venerata Icona per le vie del quartiere Modena di Reggio Calabria sarà l’8 maggio: le programmazioni, la leggenda del culto e la storia sulla costruzione del Santuario

Si stanno svolgendo in questi giorni le celebrazioni Mariane nel Rione Modena di Reggio Calabria. Una festività molto sentita nel quartiere della zona sud della città, iniziata il 29 aprile e che terminerà domenica 8 maggio con la processione dell’immagine della Venerata Icona per le vie del Rione, prevista dalle 18.30. L’animazione liturgica è curata dai vari gruppi religiosi che operano nel Santuario: saranno previsti anche fuochi pirotecnici, installate le illuminazioni e le tradizionali bancarelle. La processione, che è certamente il momento più sentito della Festa, sarà vissuta come momento di preghiera, di meditazione, di raccoglimento e di assoluto affidamento alla Vergine Maria secondo le esortazioni e le disposizioni del Arcivescovo Fortunato Morrone. Di seguito il calendario degli eventi in programma nell’edizione 2022.

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Reggio Calabria: le origini della Festa e la leggenda della Madonna di Modena

Il santuario di Maria SS. di Modena è il più antico dell’arcidiocesi di Reggio Calabria, oltre che fra i più antichi templi esistenti dedicati alla Vergine Madre dalla Pietà delle genti di Calabria. Secondo quanto si apprende da fonti religiose, “se ne fà risalire l’origine ad epoca bizantina e pare che sia stato officiato dai monaci basiliani, tanto benemeriti della civiltà e della fede di questa nostra terra (I mille santuari d’Italia – pag. 721) dai regesti pontifici apprendiamo che sul finire del 1300 era già affidato alla responsabilità dell’arcidiacono del capitolo metropolitano sotto l’alta sorveglianza del vescovo di Melfi, come in genere tutti i centri dismessi dai basiliani e ritenuti idonei di latinizzazione”.

L’origine del titolo, secondo l’antica tradizione che non è propriamente una “leggenda”, trova esauriente spiegazione nel fatto che sarebbero stati di Modena (città dell’Emilia Romagna) i carovanieri che han tratto in salvo la venerata effigie dal furore iconoclasta che imperversava in oriente. Lo stesso titolo che troviamo già italianizzato nella mappa della mensa arcivescovile (brepion), dice preciso riferimento alla città greca di Mettone, Motone, Modena nel Peloponnesso o Morea: con tale città la colonia Reggio intrattenne per secoli interscambi commerciali e culturali e intensa comunione di vita monastica ed ecclesiale. Sul quadro della Vergine di evidente fattura bizantina, ma appesantito da sovrapposti motivi secenteschi, non si hanno notizie storicamente certe. Gli anziani ricordano il tempio e l’attiguo ospizio distrutti dal terremoto del 1908 e riferiscono che la facciata del santuario era rivolta verso il mare ed insisteva sulla parte alta dell’attuale cimitero allora assai più piccolo.

La leggenda dice che il quadro della Vergine era conservato da un turco che, per puro sentimento di disprezzo, lo utilizzava per appoggiarvi le stoviglie. Una giovinetta cristiana, serva nella casa del turco, tutte le sere di nascosto lo puliva e recitava le preghiere. Una notte la vergine apparve alla giovane donna  e la invitò a scappare portando con se il quadro. La ragazza ubbidì e scappò verso il mare dove, sorprendentemente, una nave era pronta a partire per l’Italia. I marinai accolsero la ragazza con grande gioia e partirono senza indugio. Con grande sorpresa, e anche in assenza di vento, la nave procedeva spedita fino a quando, inspiegabilmente, si fermò alla foce  del torrente Sant’Agata e non si mosse nonostante i tentativi dei marinai. Il comandante capì che la Madonna voleva fermarsi proprio in quel posto e ordinò di sparare alcuni colpi di cannone a salve per individuare il posto esatto dove poter costruire una chiesetta. Scesi a terra videro le tre bombe ammucchiate l’una sopra l’altra sul ciglione della rupe dove ora sorge la chiesa. Iniziarono a quel punto i lavori di costruzione. ma non credendo a ciò conveniente quel ciglione che da un momento all’altro poteva franare. Scavarono quindi una fossa per le fondamenta ai piedi della rupe in terreno più solido. Tornati il giorno appresso per continuare i lavori, con grande meraviglia trovarono il fosso ricolmo e le pietre e la calce accumulate lassù dove erano cadute le palle di cannone. Ripetuto l’esperimento per consiglio di un religioso, il prodigio avvenne nuovamente. Allora, terminato ogni timore, costruirono la chiesa accanto all’orlo della rupe scoscesa che minaccia sempre di crollare, ma poi non crolla mai e resta al suo posto.

maria ss di modena

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