Dopo Reggio, anche #MessinaNonSiLega: ma in Calabria molti si sono pentiti…

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Alle elezioni Comunali del 2020 a Reggio Calabria in molti presero le distanze dal candidato Antonino Minicuci soltanto perché sostenuto da Salvini. Quella scelta però, a distanza di quasi due anni, fa storcere il naso a molti elettori che si dicono “pentiti”

Un nuovo hashtag è in tendenza tra i cittadini di Messina negli ultimi giorni. Dopo la ferma uscita di Matteo Salvini, che ha confermato il suo sostegno al candidato civico e messinese Federico Basile con la lista Prima l’Italia per le prossime elezioni comunali, è partita adesso la corsa per prendere le distanze dal candidato legato all’uscente Cateno De Luca tanto che sui social rimbalza l’ormai inflazionato slogan #MessinaNonSiLega. Un “motto” che, però, non è nuovo dalle parti dello Stretto: anche alle amministrative per il Comune di Reggio Calabria dell’autunno 2020, in molti si schierarono contro il candidato Antonino Minicuci soltanto perché sostenuto dalla Lega salviniana. E sembra che in Sicilia la situazione stia andando in maniera molto simile, anzi forse anche peggio. Perchè almeno a Reggio fu davvero Salvini a scegliere Minicuci; a Messina il leader leghista si è soltanto accodato ad una scelta civica già espressa dai territori. Se nessuno poteva infatti accusare Minicuci di essere leghista, tantomeno è possibile farlo – a maggior ragione – per Basile.

Oggi, però, a Reggio il clima è diverso rispetto a due anni fa. Guai a ricordare quelle settimane agli elettori reggini, che lasciandosi trasportare dall’ideologia non ci pensarono due volte in occasione del ballottaggio a segnare con la matita il nome di Giuseppe Falcomatà. Una scelta che si rivelò molto sfortunata visto che nei mesi successivi prima venne fuori lo spettro dei brogli elettorali e successivamente, con la sentenza in primo grado nel Processo Miramare, si segnò la sospensione del sindaco riconfermato. Una pesante disfatta per Reggio, città ferita profondamente dall’emergenza rifiuti e travolta dagli scandali della cattiva politica. Nessuno può sapere ovviamente come sarebbero andate le cose con Minicuci, anche se certamente non sarebbe stato sospeso per il processo Miramare. In ogni caso, oggi a Reggio in molti si dicono pentiti di aver scelto (di nuovo) Falcomatà soltanto perchè trasportati dalla propaganda ideologica anti lega.

E se da un lato potremmo parafrasare che mentre “Reggio piange, Messina non ride”, allora c’è davvero per stare attenti. Perchè la storia insegna e il precedente reggino potrebbe essere un monito e un’esperienza da considerare come esempio-scuola, perché a fare la differenza nelle amministrazioni locali è stata spesso l’efficienza della classe politica e non l’appartenenza ad una determinata bandiera. A spiegare questo concetto furono proprio gli stessi messinesi che alle precedenti elezioni del 2018 scelsero proprio quel funambolico Cateno De Luca, candidato di una lista civica e distante da schieramenti e partiti. Anche oggi sta accadendo la stessa situazione, Federico Basile si trova a fare da guastafeste al Centrodestra e al Centrosinistra, con un’unica differenza: nel bene o nel male potrà contare su Salvini, ma solo il tempo potrà dire quanto la spinta sarà stata decisiva. Sarebbe molto sciocco che la campagna elettorale di Messina cadesse di livello su questioni di ideologia nell’era delle post ideologie. Gli elettori scelgano pure di non votare Basile, e ci mancherebbe pure, ma ci saranno svariati motivi più validi rispetto a quello di cadere nella strumentale propaganda anti-Lega. Perché il tecnico scelto da De Luca potrà essere contestato sul campo per qualsiasi scelta politica, per progetti e prospettive, ma nessuno può etichettarlo come un pericoloso leghista: è più terrone di tanti messinesi che dopo uno stage padano tornano in città esprimendosi con l’accento del Nord.

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