Referendum sulla giustizia, la sorella di Jole Santelli: “lei si sarebbe buttata a capofitto nella campagna elettorale”

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La sorella di Jole Santelli, Roberta, ricorda che la compianta Presidente “si sarebbe buttata a capofitto nella campagna elettorale dei referendum del 12 giugno, perché i quesiti sulla giustizia sono da sempre stati i suoi cavalli di battaglia”

Il 12 giugno si vota, c’è il Referendum sulla giustizia. In prima linea ci sarebbe stata Jole Santelli, Presidente della Regione Calabria prematuramente scomparsa il 15 ottobre 2020. Ad affermarlo è la sorella Roberta, che su Facebook ripercorre alcuni passaggi di un suo articolo odierno pubblicato sul Quotidiano del Sud: “Si sarebbe buttata a capofitto nella campagna elettorale dei referendum del 12 giugno, perché i quesiti sulla giustizia sono da sempre stati i suoi cavalli di battaglia, comincia la descrizione, che poi va nel dettaglio: “Aveva le idee chiare sulla Separazione delle carriere dei magistrati, sulla rottura dell’obbligatorietà dell’azione penale e della sua ipocrisia, sulla riforma del Csm e quella della custodia cautelare. Credeva nel carcere e nella funzione retributiva della pena, sognava carceri privatizzate sul modello anglosassone con ampi spazi per l’affettività e per i rapporti umani. Credeva tantissimo nella riduzione della custodia tutelare ed aveva lavorato alacremente al decreto Biondi, che l’aveva ridotta al minimo riservandola ai soli delitti di sangue e che fu la causa della definitiva rottura con il pool di Milano e la conseguente caduta del primo Governo Berlusconi e infine la famosa Legge Pecorella, che vietava il ricorso in appello del pubblico ministero dopo l’assoluzione in primo grado, che fu poi bocciata dalla Corte Costituzionale”.

“Quella separazione delle carriere – si legge ancora – a cui si era appassionata dopo aver studiato a lungo gli scritti di Giovanni Falcone a cui fece dedicare, nel 2002 a dieci anni dalla sua scomparsa, una targa commemorativa posta al primo ripiano dello Scalone d’Onore del Ministero della Giustizia a via Arenula, alla cui cerimonia di inaugurazione parteciparono le più alte cariche dello Stato. Un’elaborazione che portò all’idea di quella Riforma Costituzionale dell’articolo 111 del Giusto Processo, insieme al Presidente Marcello Pera, che fu una vittoria politica eclatante, una riforma della costituzione sul tema della Giustizia presentata da Forza Italia e votata da quasi tutto il Parlamento, in quegli anni. Frutto di un lavoro di diplomazia e di rapporti umani che vide Jole protagonista assoluta, io lo posso dire perché ne fui testimone. Jole. Una vita spesa per la Politica e per la Giustizia”, conclude.

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