‘Ndrangheta, Gratteri in lacrime: “ho visto compagni di scuola a terra”

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Per la prima volta il procuratore Nicola Gratteri si commuove di fronte alle telecamere: ha raccontato alcuni episodi della sua vita e raccolto l’ovazione del pubblico del Maurizio Costanzo Show

Grande ovazione e momenti di commozione per Nicola Gratteri nella scorsa puntata del Maurizio Costanzo Show. Ospite sul palco del teatro Parioli di Roma, il procuratore della Dda di Catanzaro ha ricordato Giovanni Falcone nel trentennale dell’attentato di Capaci, per poi raccontare alcuni toccanti episodi della sua vita. “Quando è venuto Falcone in una trasmissione da lei (Maurizio Costanzo, ndr), c’erano delle persone che lo attaccavano in diretta. Gli dicevano ‘Giovanni, sei scappato, torna a Palermo, sei fuggito, sei andato a Roma’. Come se fosse andato a imboscarsi, quando invece era andato lì perché gli era stato impedito di lavorare a Palermo – afferma Gratteri – . Era stato al Ministero della Giustizia per fare riforme delle normative che poi, dopo la sua morte, sono state attuate dalla politica”.

“Ricordo perfettamente quando lo hanno attaccato – prosegue il procuratore originario di Gerace – , quando lo accusarono di aver nascosto le informative – che all’epoca si chiamavano rapporti nei cassetti -, e i Gattopardi sono quelli che lo hanno attaccato e poi sono saliti sui palchi per le commemorazioni. Perché ieri a Palermo c’è stata la commemorazione di Falcone, ma c’è stato anche il rito dei Gattopardi, perché ancora ce ne sono di vivi che salgono sui palchi per commemorare Falcone. Perché Falcone è stato deriso, sghignazzato, gli hanno detto che era un montato, che era uno sceriffo. Gliene hanno dette di tutti i colori. Poi, dopo morto, è facile salire sul carro dei vincitori”.

Gratteri: la vita con la scorta e quel ricordo che ha segnato il suo percorso

Il procuratore Gratteri fatica a trattenere le lacrime. “Oggi è peggio di 30 anni fa – ha spiegato – dobbiamo stare attenti. Sul finire degli anni ‘80 ho iniziato a fare indagini sulla ‘ndrangheta connessa alla politica. Hanno sparato a casa della mia fidanzata. Le hanno telefonato per dirle che avrebbe sposato un uomo morto. Adesso non vivo, non sono più libero. Ma è una scelta di vita, andavo a scuola con l’autostop, ho visto compagni di scuola uccisi a terra in strada, è lì che ho deciso di fare questo nella mia vita. Ho anche fatto indagini e arrestato un ragazzo con cui da piccolo giocavo a pallone. In carcere mi disse: ‘Mi sono rovinato la vita’. Come vive la situazione mia moglie? Le calabresi hanno la testa dura, altrimenti mi avrebbe lasciato”.

Gratteri ha parlato anche dei detenuti in carcere premiati dalla notte d’amore con la fidanzata, moglie “o addirittura l’amante”. E’ drammatico il suo racconto: “io sono contrario ad ogni tipo di violenza, ad uno schiaffo in carcere o in caserma, ci mancherebbe altro. Il detenuto o l’arrestato non va toccato neanche con un dito, perché altrimenti facciamo il suo gioco e diventa una vittima. Il detenuto ha una possibilità, quella di diventare collaboratore di giustizia, può raccontare tutto quello che ha fatto lui con i suoi amici. Una volta fatto questo può avere un programma di protezione, uno stipendio, i figli possono cambiare cognome, possono rifarsi una vita. Però se una persona ha ucciso e non si è pentito di quello che ha fatto, che facciamo, lo premiamo? Prima ci deve essere il pentimento interiore, ma questa norma prevede che il detenuto può stare una notte al mese con la moglie”.

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