Il più grande scandalo è che nella città degli scandali nessuno si scandalizza più

StrettoWeb

Reggio Calabria, città travolta dagli scandali e rimasta in pochi mesi senza Sindaco, senza Rettore e senza Presidente della Reggina per i loro rispettivi guai giudiziari, subisce passivamente ogni evento senza alcun segno di reazione

Lo scandalo è che nessuno si scandalizza più. A Reggio Calabria, nella città travolta negli ultimi due anni da pubbliche oscenità senza precedenti nella sua storia millenaria, è diventato tutto normale. La comunità reggina si è completamente appiattita: dominata da scetticismo e disillusione, è rassegnata a subire ed accettare qualsiasi sopruso e vessazione senza battere ciglio. La città è dapprima rimasta senza sindaco, condannato per aver ceduto uno dei beni pubblici più preziosi ad un amico senza rispettare le regole, pochi mesi dopo l’inchiesta sui brogli elettorali che ha portato all’arresto del capogruppo del Pd che secondo la Procura si faceva votare persino da morti e allettati. E che vuoi che sia: Reggio non ha potuto votare di nuovo, una volta sospesi Sindaco e Capogruppo, sono rimasti lì i loro compari mentre per molto meno in altre città i cittadini pretendono (e ottengono) che tornino tutti a casa e che il popolo si esprima nuovamente alle urne in modo corretto e democratico.

Come se non bastasse tutto questo, l’Università è stata letteralmente decapitata di tutti i suoi vertici (rettore e vice rettore) con accuse gravissime, tra cui concorsi truccati e pilotati. E anche qui, meglio passarci sopra. Succede ovunque, mica solo a Reggio: la sottocultura brulica in città, non dovremmo indignarci anzi prendiamocela con chi ha denunciato perché se imbrogliano pure altrove, per quale motivo non dovrebbero farlo anche a Reggio? I baronati delle università sono noti da tempo: c’è motivo di arrabbiarsi? Funziona così. E cala un silenzio che sa di assenso.

Adesso anche Luca Gallo: il Presidente della Reggina è finito ai domiciliari, oscuro il futuro del club amaranto che mai aveva subito un’onta simile nella sua storia e che s’è trovato sulle prime pagine dei giornali nazionali per i problemi giudiziari del suo proprietario. Eppure guai a metterlo in discussione: ci ha portato in serie B, il sindaco (quello condannato) gli ha riconosciuto persino la cittadinanza onoraria, basta disfattismi! Che fastidio questa gente che vorrebbe vivere in una città normale, con amministratori pubblici onesti e capaci, un’università gestita esclusivamente in base alla meritocrazia e una squadra di calcio sana, umile e semplice.

Eppure Reggio Calabria non è mai stata così apatica nella sua anima di comunità: è la stessa città della rivolta antiborbonica del 1847, è la stessa città dei “Moti” per il capoluogo scippato nel 1970, è la stessa città che quando la Reggina aveva un presidente illuminato che compì il miracolo di 9 anni di serie A, si permetteva il lusso di contestarlo perché pretendeva di più. Altro che cittadinanza onoraria per una promozione in B. Cos’è successo in così poco tempo per trasformare Reggio dalla città dalle grandi ambizioni rivoluzionarie a quel cumulo di macerie materiali e immateriali che è diventata oggi, piombata in un’arretratezza e in un sottosviluppo senza precedenti di fronte a cui nessuno può battere ciglio?

Le strade della città sono così malmesse che ormai a rompere le ruote non ci si incazza più perché è già tanto arrivare a casa sani e salvi. Chi utilizza la bicicletta per spostarsi in questa città è più eroico dei ragazzi che fanno il Giro d’Italia, dal centro alle periferie ogni via più o meno importante è ridotta peggio di Mariupol dopo un mese di bombardamenti russi che semmai la guerra dovesse estendersi e coinvolgere anche l’Italia, qualora dovessero passare quassù di bombe non ne sgancerebbero neanche una “perché dobbiamo essere già passati“. Però guai ad esagerare con le denunce: i perbenisti della città contestano StrettoWeb perché “esagera” a raccontare quotidianamente di buche e voragini, “non vi siete stancati di dire sempre le stesse cose?“. Che vuoi che sia una città in cui la gente muore per le voragini nelle strade e i giornali non dovrebbero neanche parlarne? “Però le stanno asfaltando, date anche le notizie positive“. Una strada asfaltata una notizia positiva? Una strada asfaltata una notizia? Se ci chiamassimo ZimbabweWeb forse sì, dovremmo dare la notizia di una strada asfaltata. Ma non a Reggio Calabria, dove le strade asfaltate e regolarmente manutenute sono state la norma per secoli e anzi millenni, con le tecnologie delle varie epoche. Perchè soltanto oggi dovremmo celebrare trionfalmente qualcosa che era normale persino per i nostri nonni o i nonni dei nostri nonni?

Eppure in redazione riceviamo i comunicati stampa di associazioni che ringraziano i politici di turno (intimamente e familiarmente legati alle stesse associazioni!) per aver asfaltato un piccolo tratto di strada: così ci siamo ridotti a Reggio Calabria, costretti a ringraziare per il banale, a celebrare l’ovvio, a sognare un briciolo di normalità. Ancora non siamo arrivati alle pubbliche cerimonie per l’acqua che scorre dai rubinetti delle case, ma poco ci manca. Di questo passo faremo le parate sul lungomare per i mastelli svuotati dai netturbini, nella città in cui la politica si mobilita per dire “no” al termovalorizzatore di Gioia Tauro. Stiamo così bene da 8 anni in emergenza rifiuti, perché mai dovremmo dotarci di uno strumento che ovunque nel mondo consente decoro, pulizia e addirittura produzione di energia dallo smaltimento dei rifiuti? Non sarebbe da noi, meglio restare con la munnezza fino al collo. E prendercela con noi stessi: siamo noi cittadini ad essere “lordazzi“. La politica che colpe ha se la gente è incivile? Non c’è speranza.

Reggio è la città in cui nulla è mai “colpa” di qualcuno. Una città che è un gioiello e che potrebbe rappresentare il baricentro storico, culturale, strategico dell’intero Mediterraneo se solo ci fosse la giusta mentalità operosa e intraprendente, se solo facessimo il Ponte sullo Stretto, il Mediterranean Life di Porto Bolaro, un paio di termovalorizzatori nell’hinterland, una qualsiasi centrale che produca energia (che sia a carbone o nucleare) nel sito industriale di Saline Joniche, tutti progetti già ampiamente prospettati ma sonoramente bocciati dalla sottocultura del “no”, dal vizio del pregiudizio ideologico, dalla rassegnazione alla decrescita, dal piacere della povertà.

Che dire degli scandali dei nostri tempi? Non si scandalizza più nessuno, ed è questo il vero grande scandalo. A Reggio Calabria puoi partecipare ad un concorso che già sai di non poter vincere; a Reggio Calabria puoi fare un lavoro consapevole che non verrai mai retribuito; a Reggio Calabria puoi persino andare a votare alle elezioni sapendo già chi vincerà. L’importante non è chi tu sia e cosa tu possa fare. L’unica cosa che conta è che te ne stai zitto e buono, senza infastidire nessuno con queste manie di civiltà. Perché a Reggio Calabria ormai può succedere di tutto, nessuno si scandalizza più se non con chi accenna un istintivo stato di sdegno e indignazione. Da silenziare immediatamente.

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