Fondi per le relazioni affettive dei detenuti: l’interrogazione parlamentare di Wanda Ferro

StrettoWeb

“Il sesso in carcere è una proposta inutile e demagogica che offende anche chi ha subìto un reato anche molto grave”, hanno già spiegato i sindacati

Le parole di Nicola Gratteri hanno sollevato il polverone dell’opinione pubblica. Il procuratore calabrese ha criticato lo stanziamento della realizzazione di strutture adibite alla vita sessuale dei detenuti, che possono incontrare il proprio partner 24 ore ogni mese. “Lo stanziamento di enormi risorse, oltre 28 milioni di euro, per le ‘relazioni affettive dei detenuti’ dimostra quali siano le priorità del governo dei migliori in materia di giustizia: non rendere più veloci i processi, non assicurare la certezza della pena, non costruire nuovi istituti penitenziari per evitare il sovraffollamento, non potenziare gli organici della polizia penitenziaria, non intervenire per affrontare il fenomeno delle aggressioni e delle tensioni nelle carceri. La priorità è garantire ai detenuti il massimo confort e una brillante vita sessuale”. E’ quanto afferma il vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, on. Wanda Ferro, che ha presentato una interrogazione al ministro della Giustizia Cartabia dopo lo stanziamento di 28,3 milioni di euro che serviranno, tra l’altro, a costruire 100 nuove “casette dell’amore” e ristrutturare 90 fabbricati esistenti nelle carceri italiane per consentire ai detenuti di avere rapporti sessuali con persone esterne.

La funzione di queste “casette dell’amore” sarà quella di ospitare detenuti in regime di carcerazione duro e che quindi non possano godere di permessi premio, fino a un massimo di 24 ore consecutive al mese per fare sesso con la propria consorte, fidanzata, amante ammessa per questo motivo alla visita nella casa circondariale. “Pur condividendo l’importanza di consentire ai detenuti di coltivare relazioni familiari stabili – dice Wanda Ferro – si fa davvero fatica a comprendere l’urgenza e la priorità di un investimento di tale portata mentre l’Italia è immersa in uno scenario economico delicatissimo,  prossimo a una vera e propria recessione, dopo la crisi pandemica e nel pieno delle ripercussioni della guerra in Ucraina, con imprese in affanno e numerose famiglie vicine alla soglia di povertà”. Perplessità anche per la previsione che nel “modulo abitativo”, come definito dal ministero, potranno esserci in contemporanea tre detenuti con la propria o il proprio partner. Una scelta ha provocato la reazione dei sindacati della Polizia penitenziaria, che hanno rimarcato di non voler essere dei “guardoni di Stato”.

“Il sesso in carcere è una proposta inutile e demagogica – hanno spiegato i sindacati – che offende anche chi ha subìto un reato anche molto grave. Si ricorra, piuttosto, alla concessione di permessi premio a quei detenuti che in carcere si comportano bene, che non si rendono cioè protagonisti di eventi critici e che durante la detenzione lavorano e seguano percorsi concreti di rieducazione”. Per questo Wanda Ferro ha chiesto al ministro di congelare lo stanziamento dei 28,3 milioni di euro “anche al fine di individuare ulteriori priorità nazionali da finanziare, anche alla luce del mutato contesto internazionale”.

Condividi