Il “Boia chi molla” del sindaco di Rieti turba i sostenitori delle svastiche di Azov

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Polemiche strumentali sul Sindaco di Rieti, Antonio Cicchetti, che ha celebrato i Moti di Reggio rilanciando il glorioso motto dei “Boia chi molla” che nel 1970 fu l’espressione di un popolo e di una città

Il Sindaco di Rieti, Antonio Cicchetti, durante un comizio di Fratelli d’Italia ha detto: “Dobbiamo andare avanti col grido di battaglia che è sempre il solito: Boia chi molla“. Parole che stanno destando grande scandalo per l’ormai consueto paventato “pericolo fascista” espresso da frange del Pd e della sinistra rispetto a un amministratore pubblico di 70 anni, quindi con una lunga carriera politica alle spalle, già più volte sindaco di un capoluogo di provincia, con una storia di appartenenza al centrodestra più moderato (ha scelto Forza Italia dopo lo scioglimento del PdL, oggi è passato in Fratelli d’Italia) al punto che ha sempre rifiutato il sostegno di Forza Nuova in tutte le sue coalizioni.

In queste ore il Pd e altri esponenti della sinistra stanno alimentando una bufera contro Cicchetti, che in un’intervista al Messaggero ha spiegato come “Boia chi molla” non sia un motto fascista, dichiarando espressamente di riferirsi ai Moti di Reggio Calabria. Quello citato da Cicchetto, infatti, è un motto ideato da Gabriele D’Annunzio e diventato slogan della Rivolta di Reggio Calabria del 1970, quando un intero popolo chiedeva giustizia rispetto ai soprusi subiti dallo Stato.

Le polemiche che oggi alimenta la sinistra sempre pronta ad evidenziare, in modo strumentale, il “pericolo fascista” un giorno sì e l’altro pure con gli stessi toni e modi della propaganda di Putin contro i “nazisti ucraini“,  contraddicono proprio le posizioni assunte dagli stessi scandalizzati da Cicchetti che invece sull’Ucraina quotidianamente ci spiegano che dobbiamo sopportare le svastiche del Battaglione Azov, componente dell’esercito ucraino, perché stanno comunque difendendo la loro terra dall’aggressore straniero seguendo il principio di autodeterminazione del loro popolo. Ma non era forse autodeterminazione anche quella del popolo reggino nel 1970? E non è contraddittorio sostenere i neo-nazisti dell’Azov e contemporaneamente turbarsi per un innocente “boia chi molla” affermato da un sindaco moderato ed esperto come Cicchetti, che nessuno può permettersi di etichettare come “fascista” o “nazista“?

Particolarmente divertente che coloro che oggi polemizzano per le parole del Sindaco Cicchetti, siano i più accaniti sostenitori dell’invio di armi ai combattenti dell’Azov. In fondo Leonardo Sciascia lo scrisse quattro decenni fa: “Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dar del fascista a chi fascista non è“.

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