Il fastidio di pensare – La libertà di abbassare la testa

StrettoWeb

Mi fanno notare un paio di lettori, con una punta di indignazione, che sembra che in qualche precedente articolo io abbia accusato lo Stato di ricatto: non mi metto a ricercare la frase incriminata e la do per certa in quanto la riconosco corrispondere al mio pensiero. E lo dico, beninteso, con profondo rammarico: la mia accusa qui non è di contenuto ma di metodo: quando si decide di attuare una linea politica, quale che sia, poiché si rappresenta una Istituzione e non una cupola mafiosa, almeno ufficialmente, si deve farlo per mezzo di persuasione e di campagne pubblicitarie e non con minacce e ricatti, e credo che ogni persona che abbia compiti intellettuali abbia il diritto e il dovere di sottolineare quanto questo governo sia scivolato moralmente.

Ma la mia parola sarebbe agli occhi di questi due lettori doppiamente scorretta: sia per la mancanza di rispetto che, a prescindere, si deve per lo Stato, sia perché lo Stato non ha effettuato nessun ricatto poiché, con il vaccino, è stata comunque offerta una possibilità di libera scelta, sia pure difficoltosa, mentre il ricatto, di per sé stesso, è una intimazione senza alternative.

Sulla prima cosa, questa visione sacrale dello Stato, non mi pronuncio. Si può pensare che il Ministro, siccome è comunque un Ministro, abbia sempre ragione, o si può pensare che dietro il Ministro c’è un uomo e quindi possa anche essere un idiota al di là della carica che riveste. Comprendo che io, che sono un figlio di Longanesi e di Prezzolini, ho una visione un po’ dissacrante della realtà. Ma credo anche che se si vive in Italia confrontandola con quel codice morale che è il libro Cuore allora ci si deve aspettare di trovarsi continuamente di fronte a un sacco di delusioni.

Sul secondo punto invece avrei parecchie obiezioni. Mi vengono in mente alcune storie molto note in Sicilia che mi raccontarono quando girovagavo per il Belice e che anche Sciascia ha riportato in un suo articolo che adesso è tra le pagine di A futura memoria. Si raccontava in una quindi di uno di quegli oscuri e minacciosi monaci raccoglitori che ogni anno andavano a raccogliere le elemosine che col tempo si erano trasformate in veri e propri tributi che la popolazione si era trovava a versare anche copiosamente, e che un farmacista aveva quindi deciso di ribellarsi e che quando si fosse presentato gli avrebbe detto che quell’anno non gli avrebbe dato nulla. E non si trattava forse di una libera offerta? E così dunque fece quando il religioso si presentò nel suo negozio; il frate lo ascoltò e, silenzioso, si girò tranquillamente e si apprestò ad uscire, ma prima, vedendo il figlio, si mise ad accarezzarlo e disse: “È proprio bello, sembra vivo”. Sembra che il farmacista si fosse presentato il giorno dopo in convento a mostrarsi ancora più generoso, dopo una notte insonne. In Sicilia, si sa, si ama parlare poco, anche perché si ritiene che chi ha da dire una cosa ha molti modi per farsi capire, mentre chi chiacchiera troppo in genere non combina molto.

Quando raccontai questa storia ad alcune studentesse universitarie straniere, e quindi di una cultura diversa, la giudicarono “terrificante”; eppure, ci tenni a specificare, il frate non aveva proferito alcuna minaccia esplicita, anzi, lo aveva accarezzato dolcemente, aveva detto che era bello … Eppure anche una cultura diversa dalla nostra comprendeva benissimo il senso di minaccia e di ricatto che ci può essere in un significato completamente opposto alle parole pronunciate. Questo perché non è necessario scomodare De Saussure e tutta una scuola di linguistica per capire che parole e frasi possono assumere significati diversi a seconda del contesto in cui vengono pronunciate. Altrimenti è come se, invitando una ragazza la sera davanti al mio portone a entrare in casa a vedere la mia collezione di farfalle poi lei mi scambi per un pervertito se poi dentro vede che comincio a togliermi la camicia. Ecco, il problema è appunto questo: dei giudici hanno stabilito candidamente che noi siamo liberi perché abbiamo comunque la possibilità di scegliere, e questo evita ogni obbligo di discriminazione o possibilità di ricatto e quant’altro, così come un giudice un po’ pignolo e fuori dal mondo potrebbe dire che quella ragazza io la avrei tratta dentro con l’inganno perché non avevo nessuna collezione di farfalle da mostrarle. Se si guardano solo le parole, allora in questa storia del vaccino non c’è alcun ricatto: si può sempre scegliere di non farlo e poi di chiudere negozi, licenziarsi, mettere in pausa la propria vita e dire ai propri figli “io ho scelto di non farlo, voi per questi mesi vedete un po’ come mangiare”: l’Italia è pur sempre un paese in cui la libertà di scelta viene sempre tutelata, questo nessuno lo ha mai messo in dubbio, intendiamoci. Se per libertà di scelta ci fermiamo al significato letterale delle parole. In Italia non c’è alcun ricatto perché tu puoi sempre scegliere di fare quello che ti viene imposto. Come diceva Anatole France, sia il ricco che il povero sono sempre liberi di andare a dormire sotto i ponti. È quando si tratta di andare in albergo che la scelta diventa più difficile.

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