L’Istat rivede al ribasso la prima stima sull’inflazione dello scorso marzo. Inizialmente indicata al 6,7% viene ora fissata dall’Istat al 6,5%, questo l’incremento medio dei prezzi rispetto al marzo 2021. In un solo mese, da febbraio a marzo, i prezzi sono saliti dell’1%.
L’accelerazione dell’inflazione è dovuta anche questo mese prevalentemente ai prezzi dei beni energetici. L’incremento della voce energia è stato di ben +50,9% rispetto ad un anno fa. In particolare le bollette sono raddoppiate nel giro di un anno.
Forti incrementi anche per gli alimentari, in particolare i “non lavorati” (+8%). Il cosiddetto carrello della spesa, sotto indice che include i beni a più alta frequenza di acquisto come appunto alimentari oltre a prodotti per la casa e la cura della persona, che passa da 5,3% a 6,5%. Secondo Coldiretti la metà delle famiglie italiane sta cambiando le sue abitudini alimentari per fare fronte ai rincari. Catania è la città italiana che registra il tasso di inflazione più elevato raggiungendo l’8,1%. Seguono Bolzano (7,8%) e Messina (7,7%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano a Torino (5,6%) e Reggio Emilia (5,3%). A Roma l‘inflazione si colloca al 6%, a Milano al 6,1%, a Napoli al 6,5%.
Confcommercio fa sapere che il su indicatore dei consumi ha registrato in marzo una risalita del 4,8% rispetto a marzo 2021, “frutto di una crescita del 44,8% per i servizi e di un calo del 3,9% per i beni. Rispetto allo stesso mese del 2019, però, la domanda, nel complesso, è ancora mediamente inferiore dell’11,8%, con i servizi legati al turismo che pagano una distanza percentuale rispetto ai livelli pre-crisi di oltre il 30%”. “I tempi per il completo recupero si dilatano: il traguardo deve essere posticipato a fine 2023”, si legge nella nota dell’associazione. La tendenza al ridimensionamento della domanda è “confermata anche dai dati destagionalizzati, che segnalano, nel complesso del primo trimestre del 2022, una riduzione dello 0,9% rispetto all’ultimo quarto del 2021”.
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