“I medici sospesi non possono tornare a lavorare, anche se hanno preso il Covid”: la comunicazione del Ministero della Salute non sembra essere supportata dagli studi scientifici

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“La guarigione non è circostanza idonea a legittimare la revoca della sospensione dei professionisti sanitari”, secondo la circolare emanata dal Ministero della Salute, ma lo studio riportato su The Lancet dal dott. Dennis G McGonagle smentisce Roberto Speranza

I medici sospesi dall’ordine perché non vaccinati non potranno tornare a lavorare anche se hanno preso il Covid, sono guariti e dunque hanno ottenuto il green pass rafforzato. È questo che afferma in buona sostanza la comunicazione emessa il 17 febbraio dal Ministero della Salute“La guarigione non è circostanza idonea a legittimare la revoca della sospensione dei professionisti sanitari”, è il principio ispiratore che supporta la tesi del Ministro Roberto Speranza. Anche in questo caso, però, la direzione dell’Italia sembra andare dalla parte opposta rispetto a quella degli altri Paesi europei e delle ultime scoperte scientifiche. Come riportato dal dott. Dennis G McGonagle (professore di medicina reumatica e muscoloscheletrica all’Università di Leeds) su The Lancet lo scorso 7 febbraio, “gli operatori sanitari guariti dall’infezione naturale da SARS-CoV-2 dovrebbero essere esentati dall’obbligo di vaccinazione”.

documento ministero della salute

“In primo luogo, è ben noto che per i virus a RNA a filamento singolo come l’influenza, l’immunità naturale dopo il recupero dall’infezione fornisce una protezione migliore rispetto alla vaccinazione, che deve essere intrapresa ogni anno a causa della diminuzione dell’immunità vaccinale. Lo stesso è stato dimostrato per SARS-CoV-2; in uno studio, gli individui esposti a un’infezione naturale avevano dieci volte meno probabilità di essere reinfettati rispetto agli individui vaccinati senza infezione naturale. Anche gli individui esposti a infezioni naturali avevano meno probabilità di essere ricoverati in ospedale con COVID-19”, scrive il dott. McGonagle.

“In secondo luogo – viene riportato nello studio – , prima della pandemia di COVID-19, era un principio ben consolidato che, sebbene la vaccinazione sistemica contro i patogeni virali del tratto respiratorio protegga i vaccinati da infezioni gravi, questi individui possono ancora trasmettere il virus a individui non vaccinati a causa della mancanza di immunità della mucosa. Pertanto, gli individui con immunità derivante da un’infezione naturale hanno probabilmente meno probabilità di trasmettere l’infezione a pazienti vulnerabili (che dovrebbero essere vaccinati essi stessi) rispetto a coloro che sono vaccinati ma non immuni naturalmente. L’immunità a lungo termine nelle vie aeree superiori non può essere misurata direttamente e i livelli sierici di anticorpi non sono un surrogato dell’immunità mucosa”.

In terzo luogo, prosegue l’esperto, “numerosi studi hanno dimostrato che la vaccinazione in individui con una precedente infezione naturale da SARS-CoV-2 induce la cosiddetta super-immunità (o immunità ibrida), ovvero risposte anticorpali e dei linfociti T più elevate rispetto alla sola vaccinazione. Questo concetto è spesso evocato a favore della vaccinazione, ma questo stato superimmunitario non ha dimostrato correlazioni cliniche a lungo termine e un numero crescente di studi mostra benefici marginali, se non presenti, aggiuntivi della vaccinazione in individui con immunità naturale. Attribuire risposte anticorpali sieriche più elevate negli individui vaccinati alla superiorità rispetto all’infezione naturale è errato, poiché potrebbe essere trascorso molto tempo dall’infezione naturale con il previsto calo dei livelli di anticorpi. Inoltre, l’infezione naturale, con l’induzione di una forte immunità interferone-dipendente nelle vie aeree superiori, potrebbe portare a sintomi simil-influenzali correlati all’interferone, ma con la risposta innata delle citochine che impedisce una violazione sufficiente della barriera mucosa per la generazione di anticorpi clinicamente significativa. La vaccinazione intramuscolare genererà prontamente una risposta anticorpale, che è misurabile come anticorpi sierici, anche se transitoriamente. Questo fenomeno non può essere utilizzato per affermare che i vaccini sono migliori delle infezioni naturali”.

Il dott. McGonagle dichiara sovvenzioni da Pfizer e Janssen, al di fuori del lavoro presentato, ma comunque riporta l’esito degli studi senza alcun condizionamento. In alcuni paesi, come ad esempio la Germania, le voci degli immunologi sull’equivalenza dell’immunità naturale alla vaccinazione sono almeno in parte ascoltate, poiché gli operatori sanitari che si sono ripresi dall’infezione naturale da SARS-CoV-2 sono esentati dalla vaccinazione obbligatoria per almeno 90 giorni. Tuttavia, sulla base della storia della polmonite virale e dell’immunità naturale, la base scientifica di questo lasso di tempo non è chiara, probabilmente dovrebbe essere indefinita. Il professore dell’Università di Leeds avanza queste considerazioni perché c’è una continua carenza di operatori sanitari in Inghilterra, che il mandato sui vaccini probabilmente esacerba ancor di più; in effetti, questo sembra essere il fattore principale nella riconsiderazione della politica da parte del governo britannico in questi giorni. Una forte componente per evitare un’ulteriore crisi del personale sanitario dovrebbe includere la sensibilizzazione dei politici sul potere dell’immunità naturale negli individui che si sono ripresi dall’infezione da Covid-19.

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