Il fastidio di pensare – La tortuosa via del progresso

StrettoWeb

Mentre il mondo ritorna, nel dissolversi della pandemia, a una cauta normalità, l’Italia orgogliosamente, mussolinianamanente, riga diritto con più grevi discriminazioni governative per chi ancora s’ostina a non vaccinarsi. La via del progresso richiede delle vittime e un po’ di sporcizia: ma sarà la storia, un giorno a darci ragione. Attratto dall’argomento mi soffermo ad ascoltare, anche se non è molto educato, una donna di mezza età che parla in strada con una amica del vaccino a cui la stanno obbligando. “Ma io – le dice – non me lo voglio fare. Io adesso sto bene e allora perché devo andare a farmi una cosa che non so che cosa è e cosa mi può combinare? Potevo capire se ero malata, ma se sono con la mia pace, perché devo andare a correre rischi inutili?”. La donna può essere identificata come una tipica esponente della classe popolare, magari una semianalfabeta che non sa neanche cosa sta rischiando, vittima probabilmente di un pensiero semplicistico e, chissà, su cui c’è anche una spruzzata di quelle infauste correnti di pensiero no-vax che, nonostante gli sforzi del ministero nello zittirle in tutti i modi, sono comunque riuscite a far trapelare qualche barlume di quel loro sedicente pensiero che poi fa presa soprattutto nelle parti culturalmente più deboli della popolazione (un medico o un professore universitario, per esempio, a questa storia degli effetti collaterali avrebbero reagito con qualche risata: e ci sono anche quelli che purtroppo ci hanno prestato attenzione, ma si è provveduto subito a radiarli). La donna, si diceva quindi, fa un errore piuttosto sciocco ma non per questo meno diffuso: solo perché si vede perfettamente sana crede di non avere bisogno di medicine, ma non si rende conto (la sempliciotta), che noi prendiamo le medicine proprio per evitare di ammalarci: è la nuova frontiera della farmacologia. Il suo è un pensiero estremamente semplicistico, legato ormai a una visione arcaica abbondantemente sorpassata. È da sani che ci si deve curare (rischiando di ammalarsi), da malati è troppo tardi, rischi di essere abbandonato a te stesso, di questi tempi: è già una fortuna se ti ricoverano. Qualcuno, naturalmente, con questi farmaci, c’è rimasto pure secco, ma ogni nuova frontiera ha le sue vittime: sono le nobili vittime del progresso.

Sulla confusione di cui quella donna è esempio ha speculato, in maniera indecente, il pensiero antigovernativo. Invece di spiegare la nuova avanguardia del progresso (come lo intende il Ministro), questo ha invece approfittato per mettere in giro idee semplicistiche, del tipo che ci si dovrebbe curare quando si è malati, che si tratta di farmaci non testati, o che secondo la Costituzione (nientemeno) tu non potresti essere soggetto a trattamenti sanitari obbligatori e cose del genere, tanto che alla fine il ministero s’è visto costretto a imporre ciò che è meglio per noi con coercizioni e vessazioni. All’inizio ci ha provato a spiegarlo con le buone, ha riempito le trasmissioni in prima serata di scienziati che spiegavano perché si doveva fare e ha escluso rigorosamente tutti quelli che esprimevano dubbi o anche solo qualche leggera obiezione ma poi, visto che siamo pur sempre (ancora, purtroppo) uno stato civile e questi esecrabili no-vax continuavano a far sentire le loro teorie strampalate che trovano sempre campo fertile nelle menti deboli si è visto costretto a tutto un numero di misure coercitive tipico della Russia staliniana. Insomma, sono mezzi brutali, ma è per il nostro bene e, riconosciamolo pure, se non fosse per noi che ci ostiniamo a difendere questa stupida libertà di decidere, loro non sarebbero stati costretti a farlo. Il popolo va aiutato ad essere guidato, perché lui non sa cosa è meglio per sé stesso, è troppo stupido per rendersene conto da solo, come dimostra quella signora, e si fa troppo facilmente sviare dai primi richiami incantatori solo perché hanno l’apparenza della logica. Kant, parlando dell’illuminismo, lo descriveva come  “l’uscita dall’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro”, dall’uscire dalla “carrozza per bambini” in cui i tutori imprigionano gli infanti per volere provare a camminare da soli, e certamente non si può negare al ministro il merito di non averci provato: ti lascio usare la tua ragione, se ti serve ad arrivare alle mie conclusioni; ti lascio camminare da solo per un po’, se arrivi dove voglio io, ma poi, sfortunato ministro, ha scoperto che il popolo italico non è ancora molto maturo: usa la ragione per fare delle obiezioni, e questa è pura presunzione. Ma noi gli riconosciamo comunque il merito di averci concesso di provare l’ebbrezza di questa libertà. Se togli le catene alla gente non sai mai che cosa può provocare l’ebbrezza della libertà: bisogna farlo poco alla volta. Poi, certo, è stato necessario tornare allo stato di polizia: la libertà tutta in una volta può causare grossi guai, come durante la Rivoluzione Francese (o come quelle sommosse che in altri Stati si organizzano davanti ai parlamenti per molto meno e che, giudiziosamente, qui la stampa preferisce ignorare per evitare disgustosi motivi di imitazione).

Devo dire che i nostri politici sanno il fatto loro. Un poco alla volta, il metodo si è rivelato vincente, e la strategia di imporci questa strada del progresso si è rivelata vincente. Facendo nel mio piccolo delle chiacchierate in giro scopro che un po’ tutti hanno fatto il vaccino anche se nessuno, o quasi, lo avrebbe voluto fare. Il fornaio che mi dà il pane con cui mi soffermo a scambiare qualche parola rappresenta un po’ il sentire comune: “Io, professore, questo vaccino non lo avrei fatto mai. Ma alla fine, se non lo facevo, qui non mi fanno lavorare e io devo portare avanti una famiglia, non mi posso permettere di chiudere”. E me lo dice così, non con l’orgoglio di rappresentare un’ideologia, di chi ha il coraggio di scendere in piazza, ma con la modestia del lavoratore che ogni mattina si alza che fuori è ancora buio pesto e sa che lo aspetta una giornata di lavoro e, se non lavora, non avrà più nulla da mettere in tavola da mangiare ai suoi figli. Un esempio di quell’eroismo quotidiano che questa nazione ha sempre dato per scontato e di cui, in fondo, non gliene è mai fregato mai nulla a nessuno. Non credo che abbia mai ascoltato o letto nulla delle trasmissioni no-vax. Il ministro lo considera un cretino senza alcuna capacità decisionale, qualcuno per cui è necessario scegliere, e poiché non si sbriga a fare la scelta giusta bisogna intervenire con le minacce. Non me la sento di accusarlo: in fondo, non è solo un uomo che chiede semplicemente di poter lavorare, ma è anche un padre che non può fare ricadere sui suoi figli le sue scelte. Non spetta a lui fare il rivoluzionario: questi compiti, in una Stato moderno, dovrebbero farli il parlamento, i sindacati, i giornalisti. Se in Italia invece tutti pensano che c’è qualcosa di sbagliato ma nessuno ha il coraggio di dirlo e quelli al potere possono dire indisturbati che renderanno “la vita difficile” a chi non si piega allora c’è da pensare che la via del progresso non è lineare in questo Stato, ma circolare e, raggiunto il suo vertice ci si sta adesso riavventurando in una nuova barbarie.

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