Pnrr, la battaglia del Rotary Club Stretto di Messina: “altro che 40% di fondi per il Sud, Stato complice della più grande rapina della storia”

StrettoWeb

L’associazione di esperti del Rotary Club Stretto di Messina, che raccoglie figure autorevoli del panorama siciliano e calabrese, ha spiegato perché il Pnrr potrebbe essere in realtà l’ennesimo furto dello Stato nei confronti del Meridione

“Dallo sviluppo del Pnrr dipende l’avanzamento o l’affossamento dell’Italia e del Mezzogiorno”. E’ con questa frase che Giuseppe Termini, presidente del Rotary Club “Stretto di Messina”, apre il webinar dal titolo “Scippo al Sud: la politica si arrende alle lobby?”. La domanda si riferisce allo scippo che il Meridione d’Italia starebbe per subire con l’approvazione del Pnrr e che gli autorevoli ospiti hanno denunciato, fornendo tesi e dati per spiegarne le ragioni. “Il tema è strategico, perché inciderà sul futuro delle generazioni. Tramite le statistiche fornite da Svimez ho studiato il divario Nord / Sud, il Pnrr servirebbe proprio a ridurre questo gap. A quanto pare la classe dirigente siciliana e calabrese non è capace di gestire i fondi messi a disposizione. Scriveremo una lettera aperta rivolta ai governatori per riassumere l’evento di questa sera”, ha affermato il presidente del Rotary Club peloritano Piero Federico. Il problema infatti, come specificato più volta dagli esperti in collegamento, tra cui l’ing. Giovanni Mollica, il dott. Pino Aprile e il dott. Ercole Incalza, dipende anche dall’incapacità delle amministrazione regionali e comunale di presentare progetti approvabili e successivamente cantierabili.

“Il Sud prenderà la maggior parte dei fondi perché è l’area più vasta dell’Europa, ma anche quella con il Pil medio più basso. Non so quanto c’è da andarne fieri – ha esordito l’ing. Mollica, esperto di infrastrutture – . Il Recovery Plan inviato dal Governo italiano all’Europa con il Governo Conte, oltre a mettere in evidenza l’incapacità progettuale di alcune Regioni del Sud, era in ritardo coi tempi previsti, così sono stati tirati fuori progetti già approvati in passato, ma che sarebbero dovuti partire a breve. Andranno ad essere investiti fondi su opere che già erano finanziate, come le linee ferroviarie Messina-Catania-Palermo e alcuni lotti della tratta Salerno-Reggio Calabria. Le lobby presenti in Parlamento e forse nei Ministeri costrinsero a fare delle modifiche. Nel dicembre 2020 Conte chiuse la prima versione del Pnrr italiano con il 34% destinato al Sud, poi con il Ministero della Coesione questa cifra passò al 40%. I titoli dei giornali nazionali erano falsi, sono stati tirati fuori una serie di strumenti per ridurre questo 40%”, ha affermato l’ingegner Giovanni Mollica.

Pnrr, Pino Aprile: “ecco perché forse il Sud riceverà appena il 10% dei fondi previsti”. E sul Ponte di Messina…

A prendere poi parola è stato il determinato “meridionalista” Pino Aprile che, nonostante le non ottimali condizioni di salute (ha rischiato un’emorragia cerebrale) ha voluto intervenire dal Policlinico Tor Vergata per esprimere il suo pensiero e per dare sfogo alla sua rabbia per questa “vergogna”. E’ così che ha definito il Pnrr: “il dibattito nazionale è la vergogna di questi tempi per il fatto che non c’è un vero dibattito sull’operazione più importante in cui sia convolta l’Italia da quando esiste l’UE. Quello che sta succedendo è un crimine contro l’umanità. Il Governo si è reso complice di questo e conduce con metodi da galera la più grande rapina di tutti i tempi a danno del Sud che consiste nel trasferire queste risorse al Nord”.

A sostegno della sua tesi Pino Aprile porta i dati: il 40% di 222 miliardi, corrisponde a 89 miliardi di euro, e non agli 82 tanto decantati. Già ci hanno fregato sulla semplice operazione, e 7 miliardi non sono pochi, corrispondono al costo della realizzazione del Ponte sullo Stretto. Qualche studioso afferma inoltre afferma che in realtà del Pnrr il Sud ne utilizzerà solo il 10%. Portando poi un altro esempio, per quanto riguarda gli asili è stato concepito uno strano principio in modo tale che Reggio Calabria, città che non ha asili (solo 3, ndr) guadagna 4 punti in graduatoria, mentre i Comuni che possono finanziare i fondi, come Reggio Emilia (esistenti 66 asili, ndr) può fare richiesta guadagnando 10 punti. Insomma, chi non ha asili dei soldi per realizzarli prende il minimo di punteggio, chi invece li ha già prende il massimo. In più hanno inventato il criterio in base al numero di bambini che ci sarà in quel territorio nel 2035, quando per colpa della desertificazione del Sud vedrà crescere molti meno bimbi rispetto ad oggi. E lo stesso criterio è stato adottato per i trasporti pubblici e locali. Questo crimine sarà raccontato con disgusto dai nostri figli e nipoti, ma adesso il dibattito pubblico è muto. Questi soldi forniti dall’Europa rappresentano un prestito, e i fondi saranno trasferiti al Nord, quindi non solo il Sud dovrà pagare il prestito per dare indietro il denaro concesso, ma non ne avrà nemmeno tratto alcun vantaggio”.

Ponte sullo Stretto, Ercole Incalza: “opzione zero? Musumeci avrebbe dovuto denunciare, studi fattibilità rappresentano atto illegittimo”

Segue successivamente l’intervento del dott. Ercole Incalza, che inizialmente ripercorre i fatti e fornisce alcun date degli avvenimenti: “il 13 giugno 2020 Giuseppe Conte tornò da Bruxelles e parlava con gioia dell’ottenimento del Recovery Fund di 200 miliardi, di cui 20 miliardi sarebbero arrivati entro fine anno. L’elenco delle opere era pronto poco dopo, ma noi ad oggi non abbiamo speso nulla di quei fondi. La non spesa è un dato drammatico. Ad ottobre Gentiloni in Parlamento spiegò come attivare le risorse e quale prassi seguire per poter spendere quel denaro, ma niente di tutto questo si è verificato”. Focus poi sul Ponte di Messina, grande assente dal Recovery Plan presentato dal Governo italiano: “perché il Presidente Musumeci non è intervenuto sul Ponte, quando attraverso i nuovi studi di fattibilità è stata inserita anche l’opzione zero? Questa è un’opera che interessa alla Sicilia. Che senso avrebbe l’alta velocità senza il Ponte sullo Stretto. Monti ha bloccato il Ponte, non l’ha bocciato. Perché il Ministro Giovannini oggi avanza studi che comprendono l’opzione zero, questo dovrebbe essere deciso dal Parlamento. E’ una cosa gravissima. Mi aspettavo che il presidente denunciasse come atto illegittimo. E non lo ha fatto. Quello che sta accadendo è davvero pericoloso”. Ercole Incalza, infine, fa notare l’incapacità del governo regionale siciliano di presentare progetti che potevano essere approvati, ma reclama anche il fatto che lo Stato avrebbe potuto inviare dei tecnici che potessero svolgere questo compito, utilizzando i cosiddetti “poteri sostitutivi”.

Pnrr, il direttore Strati: “innegabile ci sia una lobby che rema contro il Sud”

Interessante di seguito il pensiero di Santo Strati, direttore di Calabria.Live“siamo di fronte ad una classe politica incapace e incompetente, che neppure non si interessa ciò che succede. Non c’è nessuna giustificazione. E’ vero che l’Italia ha avuto più risorse degli altri grazie al Mezzogiorno, quindi non credo ci sia una volontà del Governo di lasciare il Sud a marcire, perché se parte il Sud non parte il Paese. Ne è consapevole anche Draghi. Il concetto è che sicuramente c’è una congrega delle Regioni ricche del Nord che spingono affinché la sacca di soldi per i meridionali non porti ricchezza ai loro territori. Ponte sullo Stretto? La mancanza delle grandi opere al Sud ha ragioni molto antiche, è di altro genere. La sospensione del Governo Monti, ad un’infrastruttura che avrebbe cambiato il volto del Mezzogiorno, non trova alcuna giustificazione logica. Sembra che ci sia una lobby che rema conto. Una gran parte dei parlamentari, anche del M5S che ha fatto fuoco e fiamme in passato, ma ora ha cambiato idea del Ponte. Quindi lo scenario è mutato. Il problema è che nelle Regioni del Sud non c’è una strategia politica che guardi al lungo periodo, la colpa è delle realtà regionali che non guardano al bene comune e agli interessi del proprio territorio. Io credo ci siano segnali incoraggianti, siamo di fronte ad una situazione molto particolare e l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica mette in crisi la stessa identità del Paese, è una vergogna che una maggioranza di Governo non riesca a trovare una convergenza che risponda ad un’idea di unità”.

Villa San Giovanni, l’ex Sindaco La Valle: “non guardiamo solo al Ponte, il problema sono anche i Porti”

Ha voluto successivamente rilasciare un pensiero anche Rocco La Valle, già Sindaco di Villa San Giovanni che fa presente la mancanza di infrastrutture ferroviarie: “non pensiamo solo al Ponte sullo Stretto. La questione riguarda anche i porti di Gioia Tauro e Augusta, il problema è la logistica. Monti non sospese il Ponte a caso, in quel modo bloccò anche la realizzazione dell’alta velocità e dell’alta capacità ferroviaria sulle tratte Battipaglia-Reggio Calabria e nella Messina-Catania-Palermo. Domandiamoci perché l’Europa parla di Corridoio Ue, ma Rfi ancora oggi non parla di progetti in quelle aree. Il corridoio Berlino-Palermo è stato sostituito dal corridoio Helsinki-La Valletta, e in qual caso è stata interrotta la Napoli-Taranto”.

Il webinar verso la chiusura vede lo sfogo dell’ingegner Mollica: “se il Ponte sullo Stretto se non fosse stato fermato dal Governo Monti, e aggiungo anche da Letta, a quest’ora tutto il mondo starebbe guardando con occhi stupiti Messina e Reggio Calabria. Sarebbero venuti turisti da tutte le parti del mondo, le Università sarebbero diventato miele per gli studenti arabi e del nord Europa. Abbiamo perso un’occasione che ha dell’incredibile”. Insomma, una serata ricca di riflessioni e spunti tra personaggi autorevoli del panorama reggino e messinese. La speranza è che le istituzioni possano raccogliere questa voglia di rinascita, ma al tempo stesso i giovani lottino per raccogliere queste parole per farne motivo di battaglia al fianco di un Sud che per l’ennesima volta potrebbe essere mortificato.

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