Eppure basterebbe il Ponte…

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Senza Ponte, lo Stretto di Messina è tornato come due anni fa il peggior teatro della pandemia: tre chilometri di mare come un muro invalicabile

Navigavamo gemendo attraverso lo stretto: da una parte era Scilla, dall’altra la chiara Cariddi cominciò orridamente a succhiare l’acqua salsa del mare. Quando la vomitava, gorgogliava tutta fremente, come su un gran fuoco un lebete: dall’alto la schiuma cadeva sulla cima di entrambi gli scogli. Ma quando succhiava l’acqua salsa del mare, tutta fremente appariva sul fondo, la roccia intorno mugghiava orridamente, di sotto appariva la terra nera di sabbia. Li prese una pallida angoscia. Noi volgemmo ad essa lo sguardo, temendo la fine, ed ecco Scilla mi prese dalla nave ben cava i sei compagni migliori per le braccia e la forza“: così Omero faceva raccontare a Ulisse nell’Odissea il suo eroico e drammatico attraversamento dello Stretto di Messina. Oggi a combattere per l’attraversamento dello Stretto abbiamo come protagonista il solito “Scateno” De Luca, il Sindaco di Messina nel bene e nel male protagonista delle pagine più clamorose di storia recente sulle sponde dello Stretto, contro i “mostri” dei decreti anti Covid e della burocrazia, ben peggiori rispetto ai leggendari Scilla & Cariddi. Era stato proprio De Luca, due anni fa, a bloccare i traghetti a Villa San Giovanni determinando quello che il Prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani ha definito “il momento più difficile” nella gestione dell’emergenza, al punto che si arrivò persino a disordini tra i siciliani che volevano tornare a casa e le forze dell’ordine che li bloccavano agli imbarchi per l’ordinanza del primo cittadino peloritano.

Oggi De Luca combatte il decreto del Governo che ha imposto il Super Green Pass per l’attraversamento dello Stretto, rendendo così Sicilia e Sardegna le uniche due Regioni d’Italia in cui i cittadini non possono spostarsi liberamente. Neanche sui traghetti, dove effettivamente salgono con “mezzi propri“. Oggi Musumeci ha riaperto lo Stretto con un’ordinanza della Sicilia, ma l’ha fatto a senso unico perché sulla Calabria non ha ovviamente alcuna giurisdizione. Ci sono quindi circa il 30% dei siciliani, quelli cioè che sono sprovvisti di “Super Green Pass” (oltre un milione e mezzo di persone) che possono uscire dalla Sicilia ma non possono rientrare, perché da Messina a Villa San Giovanni basta il tampone, da Villa San Giovanni a Messina invece no. E così lo Stretto di Messina è diventato di nuovo un incubo, due anni dopo. Protagonista delle pagine più brutte della pandemia.

La soluzione si risolverà certamente a breve. Lunedì 24 si vota per eleggere il Presidente della Repubblica e il parlamento dovrà trovare una soluzione per garantire il diritto di voto, sancito dalla Costituzione, a tutti i “Grandi Elettori”, compresi quelli siciliani e sardi sprovvisti di Super Green Pass e a cui quindi è negata, oggi, la possibilità di andare a Roma in ogni mezzo (a meno che non ci vadano a nuoto, scenario decisamente improbabile). La norma che consentirà ai “Grandi Elettori” di recarsi a Montecitorio la prossima settimana non potrà che essere valida anche per tutti gli altri siciliani e sardi, emarginati come se fossero Regioni coloniali per decreto di Governo. Ma siamo sicuri che il problema sia soltanto il Covid, il Green Pass e la pandemia, oppure che a ritrovarsi in questa situazione ci siano proprio le isole non è un fatto poi così casuale?

La Sicilia, infatti, è già ai margini d’Italia e d’Europa per la mancanza di collegamenti rapidi, veloci ed efficienti con il resto del Paese e del Continente. I tempi di percorrenza stradale e ferroviaria sono enormemente dilatati proprio dal traghettamento dello Stretto, che era già un muro per i viaggiatori ben prima dell’introduzione del passaporto vaccinale. Non è un caso se Calabria e Sicilia, le Regioni meno colpite d’Europa dalla pandemia per numero di morti, ricoveri e contagi, condividano lo scenario più drammatico delle conseguenze delle norme anti Covid sui trasporti: lo Stretto di Messina. Bloccato due volte (primavera 2020 e inverno 2022) con disordini e tensioni.

Eppure basterebbe il Ponte… e tutto questo si eviterebbe. Come si eviterebbe molto altro, ovviamente: arretratezza, sottosviluppo, povertà, disoccupazione, sottocultura, provincialismo, isolamento, apatia. E adesso sappiamo che con il Ponte saremmo in grado di affrontare meglio anche la prossima pandemia.

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