Super Green Pass, le decisioni dopo la conferenza Stato-Regioni: terza dose dopo 5 mesi, cala la durata del passaporto verde

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I governatori chiedono il “Super Green Pass” per restrizioni ai cittadini non vaccinati in caso di passaggio in zona arancione o rossa: le decisioni dopo il vertice a Palazzo Chigi e le ipotesi al vaglio

È terminato in serata il vertice Governo-Regioni chiesto dai governatori la settimana scorsa per fare una riflessione sulla tenuta delle regole di contenimento del Covid e su eventuali modifiche del Green Pass. Alla riunione hanno partecipato per il governo la ministra degli Affari regionali e le Autonomie Maria Stella Gelmini, il ministro della Salute Roberto Speranza e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli. Il Governo, al termine della riunione, ha fatto sapere che valuterà le posizioni delle Regioni che hanno chiesto l’introduzione di un “Super Green Pass” riservato esclusivamente a vaccinati e guariti e che si potrà utilizzare per determinate attività di svago come stadi, cinema, musei, locali della ristorazione al chiuso, in caso di passaggio in zone arancioni e rosse. Tutto rimarrebbe invariato com’è oggi nelle zone bianche e gialle.

Diversi Presidenti di Regione hanno chiesto di “premiare i cittadini vaccinati e offrire certezze alle categorie produttive. Per chi ha fatto il vaccino sarebbe giusto prevedere minori restrizioni in caso di passaggi in zona gialla e arancione”. Su questo fronte, al momento però, non c’è ancora nulla di ufficiale, bisogna attendere il Cdm di giovedì prossimo. Per tale motivo le Regioni hanno chiesto al Governo di essere nuovamente convocate per un ultimo passaggio di condivisione con i territori su quanto verrà deciso in un eventuale e successivo decreto. L’unico provvedimento certo è che oggi è arrivato il via libera alla terza dose di vaccino dopo 5 mesi dalla seconda. Si tratta di un anticipo di ben un mese rispetto a quanto previsto finora, arrivato da Aifa e Cts, come emerso proprio oggi durante la riunione di Palazzo Chigi. Si tratta, quindi, di una decisione che riguarda esclusivamente i vaccinati con doppia dose, che sono chiamati alla somministrazione in ulteriore anticipo rispetto a quanto preventivato. Una decisione che nasce dall’evidenza del calo di efficacia dei vaccini (crolla al 46,8% dopo sei mesi dalla seconda somministrazione) che sta provocando nuova ondata di contagi proprio tra i cittadini vaccinati, secondo quanto riportato dall’Istituto Superiore di Sanità. Inoltre, con ogni probabilità, il Governo accorcerà anche la durata del Green Pass da vaccino: dagli attuali 12 si passerà a 9 mesi, se non addirittura a 6 mesi. C’è poi la forte intenzione di rendere obbligatoria la terza dose per quelle categorie (medici, infermieri, operatori ospedalieri e personale delle Rsa) per cui la vaccinazione è già obbligatoria per le prime due dosi.

Super Green Pass: cosa permette la Costituzione e come si farà a distinguere vaccinati e non vaccinati?

L’introduzione del Super Green Pass fa nascere numerosi scogli e quesiti. Innanzitutto come si potrebbero distinguere vaccinati e non vaccinati? Come si risolvono tutti i problemi connessi alla privacy? Cosa si fa con gli stranieri che arrivano in Italia dagli altri paesi europei visto che per l’Ue esiste al momento un solo certificato? Un eventuale doppio binario per vaccinati e non vaccinati potrebbe essere oggetto di ricorsi, come nelle scorse ore ha sottolineato il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli“mi pare un rimedio difficilmente praticabile e, dal punto di vista normativo, molto rischioso come possibilità di giustificazione dei singoli divieti”. Un problema che ci sarebbe pure dal punto di vista pratico, visto che “anche i vaccinati possono essere portatori del virus”, ha aggiunto Mirabelli.

Dubbi condivisi anche da Luca Zaia, secondo il quale un eventuale lockdown per i non vaccinati “non è praticabile dal punto di vista giuridico, stante oggi la Costituzione e il paese che siamo. Sarebbe di difficile applicazione costituzionale”. Un’altra questione da risolvere riguarda i dati degli italiani: con il doppio binario del Green Pass, infatti, chiunque sarà chiamato a effettuare i controlli potrà conoscere se il cittadino è vaccinato, guarito o ha fatto un tampone. Un punto sul quale il Garante della privacy ha in passato espresso parere negativo. “Ciò che va comunque evitato – ha detto Pasquale Stanzione – sono le discriminazioni in base alle scelte vaccinali e l’indebita conoscenza, da parte di soggetti non legittimati, dei dati sanitari degli interessati”. Non solo, in merito all’emendamento al decreto Green Pass votato dal Parlamento che prevede una semplificazione dei controlli per i lavoratori del settore privato che consegnano una copia della certificazione al datore di lavoro, il Garante ha rilevato una serie di problematiche: “la consegna del pass non elimina la possibilità di un contagio sopravvenuto dopo il vaccino” ed inoltre lasciare il pass cartaceo al datore di lavoro determina ciò che l’Europa non vuole, cioè la conoscenza dello status sanitario del soggetto”, poiché dal cartaceo si capisce se il soggetto è vaccinato, guarito o tamponato. Il dato sanitario “è ultra-sensibile, sottratto alla disponibilità della parte, a tutela della persona nella sua integrità”.

Se da un punto di vista pratico e legislativo nascono diversi dubbi, anche su quello scientifico la situazione rimane perplessa. L’obiettivo chiaro del “Super Green Pass” sarebbe quello di evitare chiusure se una regione dovesse cambiare colore. Tra gli esperti c’è chi sottolinea però che con le regole attuali, in caso di passaggio in zona gialla, arancione o rossa, le misure scatterebbero per tutti, indistintamente (e succederà certamente da lunedì 29 novembre in Friuli Venezia Giulia e, in base ai dati di domani, in Alto Adige); con il Super Green Pass, invece, a vedersi negato l’accesso a ristoranti, cinema, teatri, stadi, sarebbe ad oggi poco meno del 13% della popolazione (oggi l’Italia ha superato l’87% di vaccinati tra gli over 12, uno dei tassi di vaccinazione più alti al mondo), mentre tutti gli altri cittadini potrebbero continuare a usufruire delle attività, nonostante anche chi è vaccinato possa contagiarsi e contagiare. Con ogni probabilità, quindi, i contagi non andrebbero a ridursi in maniera generale anzi, continuerebbero come confermano i dati diffusi dall’Iss nelle ultime settimane, proprio tra i cittadini vaccinati. Alla fine non è da escludere che per risolvere tutti i problemi legati a Costituzione e privacy alla fine si scelga per il compromesso di lasciare il libero accesso per tutto anche ai non vaccinati, ma con una riduzione della durata dei tamponi, da 48 a 24 ore per quelli antigenici rapidi e da 72 a 48 ore per quelli molecolari.

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