La lettera di Francesco Nucara al Presidente Occhiuto: “necessario nuovo aeroporto dello Stretto, Reggio Calabria e Messina per una sinergica evoluzione”

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Lettera aperta al Presidente della Regione Calabria

Una lettera aperta al Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, per affrontare diversi temi che riguardano l’area Metropolitana dello Stretto tra Reggio Calabria e Messina, in modo particolare dell’Aeroporto Tito Minniti. E’ ciò di cui scrive Francesco Nucara, ex Segretario nazionale del Partito Repubblicano Italiano e Viceministro dell’ambiente e tutela del territorio. Reggino di origine, di seguito la lettera rivolta al neo governatore:

“Caro Presidente, caro Roberto,

scrivo questa lettera aperta per porre un problema che attanaglia la Città Metropolitana di Reggio Calabria. E non solo, come vedremo.
L’evoluzione urbana e gli stretti rapporti sociali, culturali ed economici con la città di Messina dovrebbero convincere la classe politica, comunale e regionale, della necessità di costruire un nuovo Aeroporto dello Stretto.
Il degrado dell’aeroporto di Reggio Calabria, un tempo Aeroporto dello Stretto, è dovuto alla scelta scellerata compiuta in seguito alla convenzione del 07/07/2017, che concedeva alla SACAL la gestione dell’aeroporto di Reggio Calabria. Oggi siamo costretti ad ascoltare i lai di coloro che nel 2017 erano al governo della Regione, della Città Metropolitana (della cui istituzione, ti ricordo, sei stato uno dei sostenitori in Aula Parlamentare nel 2009), del Governo Nazionale e del Ministero delle Infrastrutture: Oliverio, Falcomatà, Gentiloni, Delrio. Tutti costoro appartenenti al PD. E potrei aggiungere che Ministro dell’Interno era all’epoca Marco Minniti, sempre PD.
Con la tua elezione speriamo di aver voltato pagina: ci sarà tempo per dare risposte all’on. Amalia Bruni, all’on. Nicola Irto, e al sindaco Falcomatà: vogliono sapere come e perché si sia determinato questo ginepraio societario della SACAL. È da loro che noi vorremmo saperlo!
Caro Presidente, ti invito a non guardare a un nuovo aeroporto (sì nuovo perché di questo dovrebbe trattarsi) come a una mera comodità per i passeggeri reggini. Non considerare un nuovo progetto come un’elargizione, ma più semplicemente come un fondamentale elemento di sviluppo per l’intera città di Reggio.
Reggio Calabria e Messina non sono città industriali: hanno nel turismo la loro unica e decisiva risorsa. Centri come Taormina, le Isole Eolie, l’Aspromonte con i suoi impianti di sci, le enormi distese delle spiagge, i musei, la botanica, etc. sono pochi tra gli innumerevoli esempi che ti voglio ricordare.
In una relazione dell’ENAC si rileva: “In molti studi di settore la correlazione tra il PIL e la mobilità aerea viene utilizzata come indicatore delle caratteristiche socio-economiche di un Paese e delle sue potenzialità di sviluppo. In tale ottica la mobilità aerea risulta avere ancora considerevoli margini di crescita rispetto agli altri Paesi europei confrontabili per livello di PIL”.
E se non bastasse, ti cito dalla relazione del CIPE del 27/02/2020: “Il trasporto aereo è un settore industriale in crescita in tutto il mondo, che fa altresì crescere il territorio e le economie che investono adeguatamente nelle relative infrastrutture e nello sviluppo di gestori aeroportuali: è un settore essenziale per lo sviluppo del Paese, sia dal punto di vista infrastrutturale che economico e sociale”. E ancora, da una relazione di ASPEN INSTITUTE ricaviamo: “Il contributo al PIL nazionale della rete aeroportuale in Italia (dati 2013) è del 3,6% tra i più bassi d’Europa” e di seguito: “Nel caso degli aeroporti con traffico compreso tra 1 milione e 10 milioni di passeggeri, ogni 1000 passeggeri aggiunti si produce un aumento di occupazione dello 0,95%”.
Orbene, Reggio Calabria e Messina sono due Città Metropolitane che per motivi storici, culturali, commerciali, turistici sono da sempre interconnesse.
L’annoso problema dell’aeroporto di Reggio deve intravedersi nell’ottica di una infrastruttura che serva le due città, distanti solo 3 chilometri di mare, e in parte due regioni.
L’iniziativa dovrebbe prevedere un HUB con lo scalo di Catania. Ragione per cui la gestione del futuro Aeroporto dello Stretto dovrebbe essere assolutamente paritetica sul piano istituzionale.
L’unico modo per salvare Reggio e la Calabria è quello di avviarsi verso una autentica volontà di attuarne lo sviluppo turistico.
So bene che, solo risolvendo e finalmente costruendo un vero e funzionale aeroporto, non avremo la chiave risolutoria dei problemi che affliggono Reggio. Ma so anche dell’essenzialità di questa infrastruttura.
Caro Presidente, sono tragicamente evidenti i molti altri problemi che si dovranno affrontare, per una gestione che sia il più possibile produttivamente realistica: rifiuti, sistema idrico, siccità, mobilità, criminalità, presenza dello Stato, etc. Sono certo che li affronterai con determinazione. Fai quel che devi e succeda quel che può!
Se ti farà piacere, potremo parlare di qualche idea realizzativa.
Per iniziare bisogna commissionare la SACAL e rifare le convenzioni. Se l’aeroporto di Reggio sarà, come auspicabile, l’aeroporto delle due regioni di Calabria e Sicilia, non può essere la SACAL a gestirlo. Senza soluzioni frettolose e pasticciate, prima ancora bisogna trovare una società disposta a gestire l’Aeroporto dello Stretto con soldi pubblici e privati: se l’orizzonte si allarga alla Sicilia non sarà difficile. Non escluderei nemmeno l’idea, dopo opportuni iter e autorizzazioni, di affidarne la gestione a società estera.
Caro Presidente, hai formato una buona squadra di Giunta. Guidala verso la ricerca di finanziamenti, con la speranza che beceri campanilismi non vengano neanche presi in considerazione.
Un ultimo consiglio non richiesto: considera da subito l’ipotesi di potere affidare (augurandoti che ne accetti la richiesta!) il progetto del nuovo aeroporto all’Archistar Renzo Piano. Che sia, va da sé, preceduto da un vero piano industriale.
Caro Presidente e caro Roberto, tanto ti dovevo. Rimango sempre vigile e a disposizione per la mia Reggio e la mia Calabria.

Un caro saluto”.

Francesco Nucara

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