Lettera di un giornalista al Presidente Occhiuto: la prego, non si adegui alla triste deresponsabilizzazione di chi governa. Le soluzioni sono nelle sue mani

StrettoWeb

Lettera al Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto

Egregio Presidente Roberto Occhiuto, 

A scriverle è un giovane giornalista calabrese che da professionista e da cittadino riversa su di lei le speranze di un’intera generazione che vuole una Calabria migliore. Apprezzo il suo stile pacato ed equilibrato, la sua coerente storia politica e la sua indiscussa preparazione. Ho anche apprezzato la scelta di una Giunta basata sulle competenze, ingrediente fondamentale per dare un futuro di sviluppo alla nostra Regione. 

Ed è per questo che oggi le scrivo con una preghiera. Con l’emergenza Covid-19 l’Italia è entrata in una spirale di statalismo, conformismo omologante, coercizione e deresponsabilizzazione da parte dei massimi rappresentanti politici e istituzionali del Paese. Sono i peggiori disvalori della nostra società, emblema della sottocultura, che mai avremmo voluto vedere affermati tanto a livello politico quanto a livello sociale e che il suo partito, liberale per eccellenza come espressione della vita del suo fondatore e leader Silvio Berlusconi, ha sempre avversato e contrastato.

Su questo, non sono passate inosservate le sue dichiarazioni in merito a possibili restrizioni anti-Covid per i soggetti non vaccinati in caso di passaggio della nostra Regione in zona arancione. Tale provvedimento è stato invocato anche da suoi stimati colleghi governatori della stessa coalizione quali Giovanni Toti e Massimiliano Fedriga. Da quasi due anni ormai il nostro Paese si trova stretto nella morsa del virus che inizialmente ha messo in ginocchio il sistema sanitario, poi anche l’economia nazionale. Una grande mano su entrambi i fronti è stata fornita fortunatamente dai vaccini, che nei mesi scorsi ci hanno aiutato a mantenere una situazione epidemiologica più contenuta. Tuttavia, in questi ultimi giorni, la curva epidemiologica sta tornando a salire tanto da indurre il Governo italiano a chiedere ai cittadini un nuovo ulteriore sforzo e di sottoporsi al richiamo per la somministrazione della terza dose con la sempre più concreta ipotesi di ridurre la validità del Green Pass per i vaccinati da 12 a 9 mesi, alla luce delle evidenze scientifiche che indicano nel calo dell’efficacia dei vaccini già dopo 5-6 mesi la perdita della protezione vaccinale. 

Come si possa conciliare l’esigenza di correre alla terza dose e di ridurre la validità del Green Pass, con l’auspicio di misure restrittive per i non vaccinati è di difficile comprensione. I dati ufficiali pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità dimostrano che non è in atto alcuna “pandemia di non vaccinati” e, anzi, numeri alla mano stiamo al contrario vivendo proprio la “pandemia dei vaccinati”, e non perché i vaccini non funzionino ma perché durano poco e quindi chi ha ricevuto le due dosi più di 5-6 mesi fa non è più al sicuro tanto che è chiamato a fare il nuovo richiamo. 

Continuare ad accanirsi con i non vaccinati, che sono cittadini che rispettano le leggi in quanto il vaccino non è obbligatorio e quindi non meritano certo alcun tipo di discriminazione né formale né tantomeno morale, ci sembra un triste refrain di quel malcostume di deresponsabilizzazione che abbiamo già visto negli ultimi due anni da parte di molti organi di Stato prima nei confronti dei runner, poi contro la movida estiva e le discoteche (riaperte dal governo), poi contro lo shopping natalizio (incentivato dall’introduzione del cashback), indicati a più riprese come capri espiatori della pandemia nonostante non violassero alcuna norma e anzi si adeguassero proprio alle leggi stabilite dalla stessa politica. 

Il suo partito e anche lei personalmente, con interventi e dichiarazioni di buon senso, ha contestato il precedente governo che operava adottando la strategia della deresponsabilizzazione incolpando i cittadini mentre in pieno stato d’emergenza anziché incrementare posti letto e assumere medici si dedicava all’acquisto di banchi a rotelle e al bonus monopattini. Mi permetto di avanzare questa considerazione perché ho molta stima della sua figura istituzionale, guadagnata negli anni all’interno delle aule parlamentari, e ripongo estrema fiducia nel fatto che il ruolo di Commissario ad acta della Sanità regionale sia stato affidato nelle sue mani. 

La prego, quindi, di non cadere anche lei nella triste politica dello scaricabarile. Le soluzioni sono adesso nelle sue mani: il decreto varato dal premier Draghi a luglio ha finalmente stabilito che per le eventuali restrizioni (zone gialle, arancioni e rosse) non sono più importanti i contagi, quanto i ricoveri e quindi adesso la suddivisione per fasce di colore delle Regioni italiane dipende dalla percentuale di occupazione dei posti letto in reparti ordinari e terapie intensive Covid. Non è quindi importante quante persone si ammalano e vengono ricoverate, ma in che percentuale vanno ad occupare gli ospedali rispetto ai posti letto disponibili. Ritengo inaccettabile che dopo due anni dall’inizio della pandemia i Governi che si sono susseguiti non hanno fatto alcun passo in avanti per risolvere a monte il problema, incrementando sensibilmente i posti letto e assumendo il relativo personale medico, consentendoci di convivere con il virus in modo relativamente sereno. 

Oggi ci sono due strade per evitare le zone gialle, arancioni e rosse: imporre nuovi lockdown e nuove restrizioni nel tentativo di limitare la diffusione del virus; oppure aumentare il numero di posti letto negli ospedali per non far collassare il sistema sanitario e consentire la normalità socio-economica dei cittadini perché alle spalle avranno una sanità adeguata a fronteggiare la pandemia. La prima scelta è forse la più facile per chi governa, perché comporta semplicemente la firma di un decreto o un’ordinanza. La seconda certamente più ambiziosa e impegnativa, ma anche con ricadute eccezionali sul medio e lungo termine perché ci consentirebbe di avere una sanità migliore per tutto ciò che non è Covid-19 a tempo indeterminato trasformando uno storico gap in un’eccellenza stabile e necessaria per una società civile. L’aumento dei posti letto sarebbe, quindi, un investimento duraturo nel tempo, che lascerebbe di lei il ricordo di un governatore che ha implementato le assunzioni nella sanità, anziché operare nei tagli e nei licenziamenti.

Da calabrese spero che Lei, Presidente, dimostri quel coraggio che soltanto i Politici con la ‘P’ maiuscola possono avere. Il coraggio di assumersi le responsabilità delle proprie scelte, così come fece la compianta Jole Santelli che nell’aprile 2020 decise per prima di riaprire bar e ristoranti con i tavolini all’aperto, scelta che inizialmente fu considerata un “folle passo in avanti” e che invece oggi sappiamo essersi rivelata corretta e adottata da tutti come modello.

Da Lei, Presidente Occhiuto, noi calabresi ci aspettiamo tanto, e quel che più serve forse in questo momento è un messaggio di speranza, di distensione e di serenità dopo un lungo periodo estremamente complicato. Per evitare la zona arancione non servono lockdown di alcuna categoria, basta qualche decina di posti letto in più in terapia intensiva. Non serve individuare colpevoli nei cittadini e accusarli di essere untori, bensì serve una classe politica seria che si assume le proprie responsabilità e concretizzi le soluzioni. Rinforzare la sanità locale è tutto ciò che serve. E – pur con le difficoltà che sono soltanto di chi fa – io sono sicuro che Lei ci riuscirà.

Con immensa stima

Rocco Fabio Musolino

Condividi