Trieste, la violenza di Stato e la dignità di chi sceglie la libertà

StrettoWeb

A Trieste lo Stato si palesa violento e antidemocratico: gli agenti usano la forza contro manifestanti pacifici ed educati, da oggi in Italia è vietato anche esprimere il proprio dissenso così come previsto dalla Costituzione. Ma ai clandestini dei barconi o ai tossici dei rave-party tutto è concesso: chi risponderà di questi soprusi e soprattutto chi lo spiegherà ai cittadini?

Le forze di polizia stanno tentando di sgomberare con idranti, lacrimogeni e cariche i pacifici manifestanti che si oppongono al Green pass e che sabato gli offrivano il caffè all’ingresso del porto di Trieste. È da tre giorni però che tutti i principali media governativi scrivevano che la protesta era “un flop“, che il porto “funziona” e che i portuali avevano annunciato che da oggi sarebbero “tornati al lavoro“. L’intento era quello di minimizzare e delegittimare i manifestanti, etichettandoli come “pochi facinorosi“, la solita strategia di falsificazione della realtà per interessi di Stato. E infatti era una narrazione falsa raccontata ad arte per ingannare i soliti allocchi creduloni: in realtà i manifestanti erano e sono tantissimi, diverse migliaia; la protesta è stato un enorme successo e il porto non ha funzionato per tre giorni consecutivi con pesantissime ripercussioni economiche e commerciali per l’Italia su scala internazionale. Altrimenti stamani non ci sarebbe stato bisogno di passare alle azioni di forza: che necessità c’era di procedere con cariche di polizia e sgombero forzato contro cittadini disarmati e inermi se il porto funzionava davvero? Perchè usare la violenza contro manifestanti pacifici se la protesta era un flop e se sarebbe finita a breve come vi hanno raccontato fino a poche ore fa? Tra l’altro i portuali senza Green Pass, sgomberati dal presidio, non entreranno comunque a lavorare: è lo Stato a non farli lavorare perchè sprovvisti di Green Pass. Quindi il porto continuerà a non funzionare e le responsabilità sono tutte dello Stato che ha deciso di imporre il lasciapassare verde sul lavoro con estrema leggerezza, evidentemente senza pensare alle conseguenze (non è un caso se nessun altro Paese al mondo ha fatto qualcosa del genere).

La verità di Trieste è un’altra, al netto del paradosso delle manganellate date in nome della sicurezza sanitaria. Gli italiani la stanno osservando con i loro occhi in diretta social grazie a LocalTeam che ha oltre 40 mila utenti contemporaneamente connessi, e su molte altre pagine che pubblicano online i video in diretta dai loro operatori sul posto. Ed è una realtà completamente opposta a quella raccontata dai grandi media, che poi frignano se non li legge più nessuno. I manifestanti – tra portuali con le tute gialle e cittadini contrari al Green Pass provenienti da tutt’Italia – quando la polizia ha iniziato le cariche, si sono alzati in piedi gridando “libertà” e hanno chiesto alle forze dell’ordine di arretrare. “Abbiamo tutti famiglia“, “vogliamo il diritto a lavorare” hanno urlato ai poliziotti. Uno dei lavoratori ha accusato un malore durante le prime fasi concitate dello sgombero ed è stato allontanato dalla folla dai colleghi. Un altro è stato colpito dal getto dell’idrante ed è finito sull’asfalto. Si è rialzato ma è stato soccorso da un’ambulanza che l’ha trasportato in ospedale. I manifestanti quando gli idranti sono stati chiusi, si sono seduti nuovamente tenendosi per mano o abbracciandosi, mentre i mezzi della polizia avanzano inesorabilmente per procedere lo sgombero. Tra i portuali c’è anche Stefano Puzzer, leader della protesta: raggiunto dalle telecamere dai cronisti, è scoppiato in lacrime mentre teneva per mano due colleghi portuali e uno di loro aveva un rosario: “noi siamo qui dispiaciuti, non stiamo facendo del male a nessuno, stiamo tutelando i nostri diritti. Preghiamo, speriamo non ci facciano male” ha detto.

E intanto, mentre Trieste è diventato terreno di guerra, questa brutta e triste storia ci insegna quanto possa essere distante lo Stato dalle esigenze dei cittadini. Lo stesso Stato che ha consentito che sabato scorso i neofascisti di Forza Nuova assaltassero la sede della Cgil per poi strumentalizzare politicamente quella violenza ampiamente annunciata e volutamente non fermata. Lo stesso Stato che ad agosto ha consentito il rave-party abusivo con migliaia di tossici che hanno occupato un terreno privato a Viterbo perpetuando i peggiori crimini, dallo spaccio alle violenze sessuali fino all’alcol ai minorenni, al punto che ci sono stati dei morti. Lo stesso Stato che in lockdown era in grado di controllare con droni, elicotteri e forze armate a terra gli spostamenti di ogni italiano, si è palesato forte e duro soltanto a convenienza. Sempre lo stesso Stato che porta ogni giorno in Italia centinaia, a volte migliaia, di clandestini fuori controllo. Altro che passaporto verde: non hanno neanche un nome e un cognome. Accolti in nome della solidarietà, e su questo siamo tutti d’accordo. Ma perchè per i cittadini italiani il trattamento diventa opposto, tirannico e violento?

Il punto, senza girarci troppo intorno, è uno soltanto: perchè l’Italia è l’unico Paese al mondo che impone il Green Pass per lavorare se la percentuale degli italiani vaccinati è elevatissima, tra le più elevate al mondo, e gli ospedali sono vuoti e i contagi azzerati? Nel resto del mondo la pandemia è finita da un pezzo e gli altri Paesi sono tornati alla normalità pre-Covid, senza lasciapassare o restrizioni – hanno abolito persino mascherine e distanziamento – pur avendo un numero di contagi, ricoveri e decessi superiore a quello dell’Italia e un numero di vaccinati sensibilmente inferiore. Oggi in Italia non c’è alcuna emergenza sanitaria: perchè bisogna continuare con l’accanimento contro le libertà individuali (negate da due anni) in nome di una sicurezza che adesso fortunatamente c’è già?

La gente, ovviamente, non capisce e sta dalla parte dei portuali di Trieste.

Foto Ansa

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