Sud, i numeri disastrosi dell’occupazione giovanile: “il 45,4% non lavora né studia”, Calabria e Sicilia tra le Regioni peggiori in Europa

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Nel 2020 la quota di Neet (giovani senza istruzione, occupazione o formazione) tra 25 e 29 anni nel Mezzogiorno è stata pari al 45,4%, contro il 21,4% del Nord

Nel 2020 la quota di Neet (giovani senza istruzione, occupazione o formazione) tra 25 e 29 anni nel Mezzogiorno è stata pari al 45,4%, contro il 21,4% del Nord. In aumento anche la quota tra 15 e 34 anni, mentre l’occupazione femminile persa nella media dei primi tre trimestri dell’anno è stata superiore a quella creata negli undici anni precedenti (-94 mila unità a fronte di +89 mila tra il 2008 ed il 2019). E’ quanto emerge da un’analisi effettuata da EY, in collaborazione con Luiss Business School, discussa nel corso della prima delle tre giornate dell’EY Digital Summit “Racconti del futuro”, dedicata al Mezzogiorno. Focus quindi su divari, potenzialità, modelli e strumenti per il rilancio delle Regioni del Sud.

Nel 2019 il Mezzogiorno rappresentava il 22% del Pil nazionale, uno scenario aggravatosi in seguito alla pandemia, con una occupazione che, in generale, resta inferiore a quella delle altre Regioni, salvo che in Abruzzo, dove è superiore alla media nazionale. Secondo EY e Luiss Business School per il rilancio del Sud sono necessari un incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo; un rafforzamento degli ecosistemi per l’innovazione; la valorizzazione del capitale umano; il rilancio dell’attrattività del Sud; la digitalizzazione della pubblica amministrazione.

Particolare attenzione va posta sulla Calabria, ultima in Ue per l’occupazione entro tre anni dalla laurea: solo il 37,2% trova lavoro a fronte del 59,5% della media italiana e dell’81,5% medio dell’Unione. Ci sono ben due regioni italiane tra le tre peggiori per occupazione di giovani laureati a tre anni dal titolo nel 2020, secondo gli ultimi dati di Eurostat che ha pubblicato il libro sulle Regioni nel quale si affronta anche il tema dell’istruzione e del lavoro. In Calabria la percentuale è in calo al 37,2% mentre in Sicilia è al 38,3%. La terza regione peggiore è in Grecia. La regione che fa meglio è quella dello Schwaben in Germania (97,6%), in crescita sul 2019. Il dato sull’occupazione dei giovani laureati a tre anni dal titolo è in calo anche a causa della pandemia, ma l’Italia ha registrato una riduzione di 2,2 punti a fronte di una flessione di 1,7 punti nella media dell’Ue a 27. Alcune regioni italiane fanno peggio delle regione d’oltremare francesi e il nostro Paese continua a registrare divari consistenti tra i territori. La provincia autonoma di Bolzano segna un tasso di occupazione dei giovani neolaureati dell’88,7%, vicino a quello medio della Germania (92,3%) mentre la Lombardia è al 73,5%, in calo di quasi tre punti rispetto al 2019 e l’Emilia Romagna resta sostanzialmente stabile (-0,1 punti) al 74,8%. La Campania scende di 3,5 punti dal 44,2% al 40,7% mentre la Puglia perde quasi cinque punti dal 47,8% al 42,9%. La Toscana perde 8,5 punti dal 74,6% al 66,1%. La Liguria avanza invece di oltre 11 punti dal 54,4% al 65,5% (ma nel 2019 si era registrato un crollo).

Per le giovani neolaureate in Italia è ancora più difficile trovare un’occupazione con Calabria (32,3%) e Sicilia (33,5%) che hanno circa una laureata su tre al lavoro dopo tre anni dal titolo. In Italia nel complesso le giovani laureate con un lavoro a tre anni dalla laurea sono il 57,1%, un dato medio inferiore anche alla Grecia e lontano dalla media Ue (80,5%) di oltre 20 punti. Se si allarga lo sguardo anche ai diplomati considerando quelli che hanno trovato un’occupazione tra un anno e tre anni dal diploma di scuola superiore o dalla laurea la Calabria resta la regione con le difficoltà maggiori e appena il 32,1% dei ragazzi che hanno completato l’istruzione superiore con un’occupazione tra uno e tre anni dal titolo. E’ seguita dalla Sterea Ellada in Grecia (32,2%) e dalla Sicilia (33,3%). La Campania è la quarta regione per difficoltà dei neo diplomati e neo laureati con appena il 37,6% con un impiego tra uno e tre anni dal titolo. E la difficoltà a trovare lavoro persiste nel Paese nonostante sia ancora molto bassa la percentuale delle persone in età lavorativa con un livello di istruzione universitario (il 20,1% in Italia a fronte del 32,8% medio nell’Ue a 27).

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