Pnrr, i governatori del Sud richiamano Carfagna: “mancano 7 miliardi”

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La scoperta che quel 40% destinato al Meridione non viene calcolato sul totale delle risorse messe a disposizione dall’Europa all’Italia, ma soltanto su una parte di queste, ovvero su 206 miliardi (e non 222) “ripartibili secondo il criterio del territorio”

Il 40% dei fondi provenienti dal Recovery Fund è destinato al Sud Italia, lo ha più volte ripetuto il Ministro Mara Carfagna, e non il 34% già in vigore per legge. L’obiettivo, infatti, è colmare uno dei divari più pesanti nel nostro Paese, quello territoriale. In totale, si tratta di 82 miliardi. Ma ora che arrivano i primi bandi, per infrastrutture e asili nido, alcune Regioni del Meridione iniziano a fare i conti. La scoperta che quel 40% non viene calcolato sul totale delle risorse messe a disposizione dall’Europa all’Italia, ma soltanto su una parte di queste, ovvero su 206 miliardi “ripartibili secondo il criterio del territorio”, anziché 222 miliardi, frutto della somma tra Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e piano complementare che segue le stesse regole del Pnrr anche se si tratta di fondi nazionali. Al Sud, praticamente, andranno 82 anziché 89 miliardi: meno del 40%. Sette miliardi in meno che hanno generato malumore.

“Cerchiamo di parlare un linguaggio di verità. Sostenere che il 40 per cento delle risorse contenute nel piano è destinata al Sud è una cosa non vera”, ha evidenziato il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, in più occasioni. Lo scontro è partito, con il Ministro per il Sud chiamato a replicare: “in cabina di regia del Pnrr dedicata a Scuola e Università è stato ribadito il principio di un 40 per cento dei fondi riservato al Mezzogiorno”. Carfagna apre poi limpidamente a “una verifica degli esiti del primo bando per l’edilizia scolastica”, e ringrazia “i colleghi per aver convenuto sulla linea di assoluta fermezza” relativa a quella quota perché – ribadisce – “questo ci consentirà di evitare che si ripeta l’errore di marzo scorso, con il bando di 700 milioni predisposto da chi ci ha preceduto, un bando che vincolava al Sud una quota già bassa, il 34 per cento”.

E’ un modo per dire che le cose non sono andate secondo i principi. Così il ministro si impegna: “voglio capire quanto è andato a ogni singola regione meridionale. Se le quote risulteranno inferiori, saranno compensate da future assegnazioni di risorse”. Ma le Regioni obiettano e sperano che non si spaccino per fondi del Piano Nazionale di Ripresa quelle risorse che invece vengono direttamente dai Fondi europei 2021-27 ed erano già destinati alle stesse regioni. Anche il governatore pugliese Michele Emiliano fissa il punto: “la quota del 40% al Sud è nel piano approvato dalla Commissione Ue il 13 luglio. Qualunque atto esecutivo del piano deve rispettare quel principio, altrimenti non è rendicontabile alla stessa Ue”. E intanto anche sull’esercito di tecnici e figure della pubblica amministrazione di cui troppi Comuni del Sud hanno un disperato bisogno per entrare realmente in partita sui progetti del Pnrr è tempo di porre le giuste attenzioni. Oltre al governatore siciliano Nello Musumeci, si è espresso su questo anche Gaetano Manfredi, neo sindaco di Napoli, ha già lasciato intendere che occorrerà più personale per l’esecuzione dei progetti. Sembra che su Napoli ne siano previsti poche decine. “Un numero totalmente insufficiente”, ha fatto sapere l’ingegnere. Il rischio di veder passare anche questo treno sarebbe questa volta una grave perdita per il Sud e tutto il Paese.

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